In una normale giornata scolastica, Yuki si stava avviando per la sua prossima lezione tenutasi in una classe di matematica. Mentre passava dal suo armadietto a prendere i libri, si accorse che questo era vicino a quello del Re. Era infastidita dal fatto che avrebbe dovuto condividere lo spazio con quel cafone e arrogante che non sopportava. Per cui affrettandosi a prendere il materiale che le serviva per la prossima lezione, si accorse chiudendo lo sportello che Kuro era lì e la fissava con una certa curiosità. Con molta probabilità cercava di capire se quella ragazzina fosse la causa dei suoi ricordi sfumati, mentre lei lo guardava con una sbieca occhiata di riguardo.
«Mi dici cosa diavolo hai da guardare?» disse la ragazza dai capelli bianchi con uno sguardo che fulminò il Re di Lupesia.
«Sono il Re, posso fare ciò che voglio. E di certo non sei tu a darmi il permesso per guardarti» rispose il ragazzo dal ciuffo rosso.
I loro occhi luccicavano da un misto di stupore e fastidio. Yuki allora andò avanti ignorandolo, camminò dritta per la sua strada colpendo di proposito il ragazzo con la spalla. Lui la seguì poiché doveva andare nella sua stessa direzione. Lei se ne accorse, così camminò più in fretta, allora lo fece anche Kuro fino a che i due non arrivarono a correre. Ad un tratto, l'albina dagli occhi color dell'infinito, si fermò e si girò di scatto esclamando:
«Perchè mi segui?! Sei forse uno stalker? Non portarmi a svolgere denuncia contro di te!»
Ma il ragazzo rispose ridendo:
«Ahahah, e tu vorresti denunciare il Re? Ma fammi il piacere! Sai a chi devi dire certe cose? Esattamente a me! O meglio, prima alle guardie, poi loro le dicono a me e io mi farò una bella risata a quel punto»
Yuki fisso intimidita il ragazzo, abbassò le orecchie, ma si fece forza e continuò a camminare verso la sua classe.
Arrivati di fronte ad essa guardò un'ultima volta Kuro, il quale le fece venire in mente ricordi sbiaditi dal tempo. Aprì la porta e si andò a sedere in uno dei banchetti centrali, Kuro la seguì per andarsi a sedere accanto a lei nel banchetto vicino. Lei lo guardò esterefatta quando lo vide poggiare i piedi sul banco e mettersi come se fosse su una sedia a sdraio, ma cercò di non farci caso e prese il libro e il quaderno di matematica assieme al portacolori e li posò sul banco. Poi si guardò un po' intorno durante il tempo nel quale sarebbe dovuto arrivare il professore.La stanza sembrava essere un posticino molto confortevole: aveva delle pareti giallastre, delle finestre bianche molto grandi e luminose, i banchetti in legno d'abete sembravano immacolati. Non vi era neanche un segno di penna o scheggiatura. Gli alunni seduti ai loro banchi parlavano tranquillamente tra loro e al suono della campanella tutti si girarono rivolti alla lavagna bianca, mentre Kuro riposava come se non ci fosse lezione.
«Buongiorno ragazzi!» disse una voce maschile. Un uomo con delle orecchie e coda da gatto, dalla carnagione scura, con i classici occhialetti neri da insegnante, occhi castani e capelli dell'omonimo colore, entrò in classe.
Questa ricambiò il saluto e subito vi furono rumori di quaderni, libri che si aprivano e penne ticchettanti.Mentre il professore iniziava a fare dei disegni sulla lavagna e varie formule, venne attirato dal rumore di uno sbadiglio in mezzo al silenzio.
Tutti fissarono Kuro, intento a dormire, tutti tranne Yuki che prendeva ancora appunti. L'insegnante colpì la cattedra facendo un suono abbastanza forte da svegliare il Re, il quale sobbalzò per lo spavento. Anche Yuki alzò lo sguardo, osservando in modo curioso e con un pizzico di compiacimento, la scena.«Izrea jiha shel meper Kuro!*» urlò il professore infuriato.
Kuro alzò un sopracciglio ridendo, poi disse:
«Parli potabile vecchio, io capisco solo la mia di lingua. Non quella di altri popoli inferiori al mio regno»
Allora, il professore si avvicinò lentamente con il libro in mano al banco del corvino, poi in tono nervoso e con un forte accento, si rivolse nuovamente al ragazzo dicendogli:
«Tolga. Le gambe. Dal banco signor Kuro.»
Questo togliendo i piedi dal banco e trasformando la sua espressione da divertita ad arrabbiata, cambiò il colore dei suoi occhi a rosso e puntando un dito contro colui che lo stava rimproverando urlò:
«Senti, vecchio gattaccio che non sei altro. Io non prendo ordini da nessuno. Specialmente da uno dei miei servi visto che lavori in quella che è diventata la MIA scuola. E oltre che preside, ricordati, che sono il tuo RE. Non avresti dovuto dimenticarlo...» i suoi occhi divennero luminescenti, dalla sua bocca digrignata uscì un rude ringhio animalesco. Tutti in poco tempo furono colti da ansia e paura e mille emozioni negative. La stanza si dipinse di nero, Yuki si girò sconvolta e spalancò gli occhi colmi di terrore. Si sarebbe aspettata di tutto, ma non una cosa simile. Guardando poi il professore, notò uno strano fenomeno sul suo corpo: le sue dita si stavano lentamente sgretolando e annerendo, diventando pezzo dopo pezzo, cenere. Il gatto guardò le sue mani e dal suo volto atterrito uscì poi un gemito di dolore e paura che divenne presto un urlo.
A Yuki venne la nausea, ma non riusciva a muoversi, né a distogliere lo sguardo da quella scena così orrenda. In seguito cercò la vista di Kuro, cercando in quei due semafori al posto degli occhi almeno un minimo di umanità, ma ciò che vide fu soltanto l'ira di quel ragazzo scattata per così poco. Notò che sul suo volto non vi era più solo rabbia, ma anche sadismo; il tutto riunito in un unico e aguzzato ghigno. Era spaventoso. Sapeva che doveva andarsene di lì. Per cui raccolse le uniche briciole di sanità rimaste, prese la sua borsa e corse fuori, spingendo per errore gli ultimi pezzi rimasti in piedi e in carne del professore, il quale si sgretolò in poco tempo. Yuki corse al bagno del piano di sopra per vomitare, e quando lo fece cercò l'ufficio di sua sorella.
Intanto, dopo quel terribile omicidio, mentre tutti erano spaventati, Kuro tornò in sé, così come la stanza tornò colorata e abbandonò quel nero. Il Re si guardò intorno e si accorse dell'assenza dell'albina, quindi dopo una veloce minaccia alla classe, decise di uscire da essa in fretta e furia; correndo e fiutando l'odore della ragazza, la trovò vicino all'ufficio della signorina Yume, ma la ragazzina dai capelli bianchi lo fissò sconvolta e gli puntò un dito contro iniziando a balbettare, tirandogli infine la sua borsa, che però Kuro prese al volo.
«Oh andiamo, per un minimo di carne bruciata fai così...esagerata, non fare la bambina. Oh, e a proposito, non dovresti riempire così tanto la tua borsa o ti verrà una scoliosi»
Mentre lui pesava la borsa, la porta si aprì e da essa uscì, dietro una studentessa che se ne andava salutando, una giovane donna sui 24 anni. Aveva i capelli legati in una treccia che cadeva morbida sul petto e a tenerle una ciocca di capelli vi era un fermaglio a forma di rosa. Indossava una camicia dai polsini dorati con attorno al collo legato un fazzoletto giallo, attorno alla vita invece vi era una giacca blu che copriva una gonna gialla e delle calze a rete, coperte a loro volta da degli stivali neri.Erkiria, che aveva già sentito dal suo ufficio il trambusto, notò la scena e fu sorpresa nel vedere sua sorella, voleva capire meglio la situazione, per cui chiese ai due di accomodarsi.
*Lingua Siwana appartenente al regno dei gatti denominato appunto Siwa.
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Resta con me!
ChickLitUna dolce bambina di 7 anni, fa amicizia per la prima volta con un grazioso bambino. I due si perdono di vista, ma si ritroveranno dopo un bel po' d'anni senza riconoscersi. Lei lo odia, lui la ama... Si innamoreranno o rimarranno semplici sconosci...