cap21: flash

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Dopo essere andata da sua sorella, Yuki camminò di corsa verso un punto isolato tenendo Kuro per mano. Era uscita di corsa dall'ufficio di Er perché la pressione era ormai troppa. Inoltre, Kuro insisteva a stare là dentro, e aveva messo ormai troppa tensione nell'aria. Si fermarono vicino a dei lavandini e un paio di armadietti dove Yuki fece un profondo respiro, si sistemò un attimo i lunghi capelli bianchi e la coda e poi si girò di scatto verso il corvino che la guardava con uno sguardo compiaciuto e divertito. Lo guardò negli occhi, che per un guizzo di luce che proveniva dalla finestra accanto, brillavano come minerali. Ne rimase incantata, e subito un ricordo di occhi simili gli illuminò la mente. Non riusciva a capire però a quando risaliva.

«Cosa cavolo ti passa per la testa?!» Yuki non sapeva se essere arrabbiata, stanca o tranquillizzata, forse era un misto tra le tre cose.

«Che c'è? Alla fine si è risolta la situazione, no? Ho chiesto scusa e ho lasciato Romeo e Giulietta al loro appuntamento»

«"Cosa c'è"?! E me lo chiedi pure? Hai dato un pugno ad una persona, prima hai ammazzato un insegnante innocente e poi fai questo, devi imparare a controllare la tua rabbia, o altrimenti porterai il Regno allo sbando. Inoltre ciò che hai detto l'hai fatto solo dopo averli minacciati»

«Beh, non è certo colpa mia se vengono tutti a darmi fastidio» Kuro fece un occhiolino abbassando le orecchie per dimostrare una falsa innocenza e alzò le braccia facendo spallucce.

Yuki sospirò portandosi una mano in fronte; possibile si fosse innamorata davvero di uno così? No, non era innamorata, era solo infatuata. Era impossibile innamorarsi di un ragazzo scontroso e per certi versi anche psicopatico. Però quel modo di fare in un certo modo la attraeva.
Schiarì la propria voce e poi disse che sarebbe tornata al dormitorio, dicendo a Kuro di fare lo stesso. Il ragazzo dall'eterocromia però non si mosse e continuò a guardarla, poi le afferrò un braccio con delicatezza, ma allo stesso tempo con una certa fermezza. Lei sobbalzò e girò la testa lentamente facendo un'espressione interrogativa.

«Hai dimenticato il quaderno nella classe di matematica, l'ho visto scivolare via mentre stavo venendo ad inseguirti» il suo viso divenne serio d'improvviso, sentiva che c'era qualcosa che non andava. Kuro mosse un orecchio e poi si allontanò da Yuki con le mani nelle tasche, mentre questa dopo averlo visto svoltare l'angolo si diresse verso l'aula. C'era un odore diverso nell'aria, un odore piuttosto familiare, e Kuro l'aveva sentito. Doveva solo capire da dove arrivasse.

Intanto Yuki era arrivata all'aula di matematica e dopo aver controllato il telefono (che però era scarico), si accinse ad aprire la porta. La luce della lampada su di lei sfarfallò un secondo: divenne flebile e più opaca per un attimo, poi tornò normale come se nulla fosse successo. Poi una mano si posò su quella di Yuki e spinse la porta per aprirla. La ragazza dagli occhi viola si girò e spaventata da quella presenza estranea distolse subito la mano dalla maniglia.

«C-chi diavolo sei tu?»

Si attaccò al muro guardando dritto negli occhi una presenza maschile in controluce e alta, di cui l'unico dettaglio visibile erano degli occhi luminosi e gialli come scosse elettriche.

«Oh tesoro, non preoccuparti sono Ende Rhelepaty, il Re di Hōei, e io so perfettamente chi sei tu. Piacere di conoscerti Yuki Yume, sono nuovo di qui, spero di non averti fatto troppa paura» il ragazzo sogghignò in un modo gentile, ma inquietante allo stesso tempo, poi venne lentamente alla luce avvicinandosi a lei per quel poco spazio che c'era e tese la mano; Yuki la guardò con uno sguardo serio e non la strinse dando diffidenza. «Non preoccuparti, non mordo mica...a differenza di altri. Voi Lupi siete gente così strana»

La scuola era semivuota perché tutti erano tra il cortile e le stanze dei fornitori, quindi gli unici rumori che si sentivano erano i pochi passi di quelle persone che erano distanti. Yuki guardò meglio Ende, e riuscì a capire dai suoi indumenti che era una persona elegante, ma egoista, sì affascinante, ma non d'animo. Infatti il demone dalle corna rosse sgargianti di fronte a lei, indossava una giacca rossa per distinguersi dai lupi, dalle fate e dai gatti, dei jeans in seta di ciniglia e dei mocassini neri che mettevano in risalto però la sgargiante cravatta arancione sulla camicia. Yuki non si sentiva a suo agio con un essere così: dato il silenzio avrebbe dovuto sentirlo da chilometri, ma stranamente non si sentì.

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