cap31: fantoccio

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Menila rimase con Yuki ancora per un po'. Non poteva smettere di pensare a come portarla fuori da quella situazione. Il fatto che la sua migliore amica fosse viva la consolava un po', tuttavia, rimaneva ancora un problema, anzi più di uno. Prima di tutto: se gli effetti del Syf erano quelli che erano, voleva dire che ora la mente di Yuki era sotto il giogo di qualcuno, ma chi? Secondo poi, ora che mancava un antidoto, dove poteva procurarsene un altro? Forse era il caso di cercare informazioni, di trovare alternative a quel casino che le passava per la testa. Doveva pensarci su; doveva esistere per forza un altro modo per poter curare Yuki e mettere un punto a tutto questo. Mentre pensava a cosa fare, rimetteva in ordine la camera di Kuro con paletta e scopa fatte apparire da poco, guardando di sottecchi la propria amica per assicurarsi che non peggiorasse di colpo. Anche se quello che era successo poco prima aveva sia la ragione, sia il torto, lei sentiva che forse era come dovevano andare le cose, eppure qualcosa non quadrava. Dal momento in cui Buro venne gettato fuori dalla stanza, aveva una strana sensazione. Non volle farci caso e preferì invece concentrarsi su quei piccoli obiettivi che si era imposta.

D'un tratto il suo stomaco iniziò a gorgogliare: la fame si faceva sentire, così guardò l'orologio appeso al muro e vide che era quasi ora di pranzo. Doveva andare in mensa a prendere del cibo. Certo, avrebbe benissimo potuto farlo apparire lì con uno schiocco di dita, ma adorava criticarne la cucina di fronte alla signora del bancone. Fece scomparire gli utensili, e corse alla porta. Poi però si fermò di colpo tornando con gli occhi sulla sua amica, ancora persa nel vuoto. Quella strana sensazione tornò in men che non si dica più forte di prima. L'istinto le diceva di chiudere la porta a chiave, la preoccupazione di non lasciarla sola, il sospetto di non ascoltare la fame e l'ingordigia di rimanere lì. Tutte queste cose però, vennero superate in fretta poiché diede tutto per scontato. La fame vinse e lei andò via. In fondo, cosa sarebbe potuto accadere mai in un'ora? Era solo un pasto quello che voleva lei, giusto il tempo di una pausa e sarebbe tornata lì a prendersi cura di lei. Era più che certa che non sarebbe accaduto niente, così andò dritta alla mensa saltellando spensierata, lasciando la propria amica lì sul letto e con la porta socchiusa. In fin dei conti Ende era morto e i suoi scagnozzi scomparsi, no? Fosse stato il contrario l'avrebbe notato! Forse....

|▶️Sociopath~ StèLouse|

Dopo che Menila andò via, calò un silenzio di tomba. Yuki era seduta sul letto a fissare il vuoto. Improvvisamente si sentii il cigolio della porta alle sue spalle. Parole bisbigliate da una voce femminile in una lingua a lei sconosciuta le riecheggiarono nelle orecchie. Erano veloci, sibilanti e strane, ma lei, come se riuscisse a decifrarle, si alzò lentamente muovendosi come una bambola di pezza. Un bagliore roseo si proiettò sul pavimento e si spostò a passo con i movimenti della lupa, il cui volto era oscurato dalle ombre della stanza, solo una cosa era visibile: il riflesso dei suoi occhi diventato rosa. Una sola ombra rimase lì al suo posto: la sua, e prese anche il suo aspetto. Quando la stanza venne chiusa, al suo interno rimase solo...un fantoccio. Ai suoi occhi tutto era buio, era divenuta completamente cieca. E non sentiva nemmeno più nulla. Non era dato sapere dove era condotta. Tutto ciò che vide quando i suoi occhi si liberarono dell'oscurità, era il volto sorridente di Tracy. Nonostante avesse riavuto la vista, non aveva riavuto indietro la propria coscienza.

«Ciao Yume, ricordi quell'impegno che avevamo preso per lo studio? Perfetto. Dimenticalo. Faremo ben altro!» un sorriso si stagliò sul volto del demone dai capelli rosso fragola.

Yuki non poteva muoversi, poteva solo guardare quegli occhi blu diventare rosa man mano che passava il tempo, stando seduta su una poltrona della biblioteca che era fin troppo silenziosa e fin troppo vuota per qualcuno poter sentire. In un attimo avvertì una strana sensazione: la sua mente stava aprendo le porte a qualcosa di intruso. La testa iniziò a dolerle. Più guardava quegli occhi, più quel qualcosa le entrava dentro la mente, scavando tra i suoi ricordi e le sue emozioni.

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