Al calar del sole la festa era già finita, la maggior parte degli invitati era andata via e i pochi ancora lì presenti si apprestavano a salutare. Nanami diede una giacchetta a Yuki per non farle sentire freddo, poi un bacio in fronte, le accarezzò una guancia e le disse di tornare a casa, intanto lei avrebbe aiutato le cameriere a ripulire. Yuki le disse che prima avrebbe salutato Kuro, poi se ne sarebbe andata a casa. Allora andò, prese dall'auto un orsacchiotto blu, che di solito usava come compagno di viaggio e a cui teneva molto e tornò. Si rivolse a Kuro accennando un sorriso misto ad amarezza.
<<Tieni>> disse poggiandoglielo sulla testa. <<Questo...questo è per te... abbine cura, ci tengo moltissimo>>
<<Lo farò>> le sorrise e poi aggiunse <<ehm...quindi questo...>>
<<...è un addio, sì>>
<<Solo un'ultimissima cosa, chi l'ha scoperta l'America? E quando?>> Yuki pronunciò queste parole amaramente e con il magone in gola, cercando di trattenere le lacrime.
<<1492, Cristoforo Colombo>> i due risero, e dopo un po' di silenzio, Grace chiamò Kuro per entrare in macchina. Stessa cosa fece Nanami, ma per entrare in casa. Kuro e Yuki risposero all'unisono un semplice <<arrivo>>, poi tornarono a guardarsi negli occhi e sorridere.
<<Sai? Sono riuscito ad avere il controllo dei miei poteri>>
<<Complimenti! La pazienza è la virtù dei forti!>>
<<Grazie!>> ci fu molto silenzio, ancora, poi lei disse con le lacrime agli occhi:
<<Sento che non è questo il modo giusto per lasciarci...non credi?>>
<<Sì hai ragio...>> le madri richiamarono ancora una volta i loro cuccioli. Yuki allora abbracciò Kuro stringendolo forte, e per la prima volta, dopo due mesi, disse il primo ed ultimo "ti voglio bene".
Quella notte Yuki non riuscì a dormire. Guardava la luna che le illuminava il pallido volto e pensava, che forse un giorno si sarebbero rincontrati. Lo sperava e, in cuor suo, sapeva che sarebbe successo. Avrebbe aspettato fino a quel giorno e gli avrebbe detto che era una delle poche persone a cui teneva più al mondo e che non l'avrebbe lasciato mai più. Sì, forse avrebbe fatto così.
Intanto Kuro era ancora in viaggio con la sua famiglia. Non si toglieva dalla testa le parole di Yuki, il suo abbraccio e, soprattutto, non riusciva a togliersi dalla testa quell'immagine che aveva visto quando l'aveva guardata negli occhi. Il filo che li collegava diventava sempre più lungo e lontano, ma non si spezzava. E se quella fosse stata l'ultima volta che aveva sentito la sua voce? Se in verità quell'immagine fosse stata un'allucinazione causata da una stupida cotta? Era seduto dal lato del finestrino e guardava fuori mentre pensava a tutto questo, finché qualcosa non gli sfiorò la gamba. Allora si girò e vide suo fratello Buro che era disteso: era piegato in posizione fetale, i piedi riposti verso il lato opposto, dove era seduto Aki che riposava dolcemente, e la testa quasi poggiata sulle gambe di Kuro. La cosa lo infastidiva un po', ma non gli volle far caso visto che stava dormendo e non dava fastidio come al solito, tranne che per il fatto che gli stava sbavando sulla coda talmente tanto era rilassato. Subito dopo guardò verso il suo pupazzetto che stringeva in mano, alzò la testa poggiandosi sul sedile e si addormentò. Finalmente dopo anni di sofferenza poteva dormire in pace, senza che i suoi attacchi di rabbia potessero compromettere il suo sonno. Dopo qualche ora però, venne svegliato da una conversazione tra i suoi genitori. Dovevano essere sicuramente le 3:00 di notte, poiché fuori era ancora buio. Shiro stava al volante e guidava tranquillamente nonostante l'ora; Grace invece parlava e guardava suo marito. Entrarono in un tunnel e le luci che ogni tanto passavano, schiarivano gli occhi ad entrambi.
<<Hōei? Ma ormai siamo quasi arrivati a Welferis*...cosa devi fare a Hōei?>> chiese Grace senza lasciar trasparire un filo di sonno.
Shiro guardò lo specchietto retrovisore per controllare che i suoi tre piccoli gemellini stessero dormendo. Quando Kuro se ne accorse, chiuse gli occhi facendo finta di dormire. Hōei era uno dei Regni letteralmente sovrastanti. Lì era custodita la spada di cristallo, una spada molto potente. Era stata forgiata durante una guerra tra Lupi e Demoni molto tempo prima: a causa del suo potere distruttivo, a fine della guerra, venne messa in custodia sotto una teca di ossidiana, lontana da chi non era stato in grado di gestirla.
<<Dobbiamo riprenderci la spada Grace...stavolta non mi lascerò prendere dalla rabbia, distruggerò quegli infami una volta per tutte>>
<<Stai scherzando?! Non avrai intenzione di dare inizio ad un' altra guerra?!>> esclamò Grace sobbalzando dal sedile. Kuro drizzò le orecchie per sentire meglio. Non riusciva a capire di cosa stesse parlando. <<Il fatto che abbiano preso il controllo dell'isola infernale non è un pretesto per una guerra!>>
<<Oh sì che lo è, l'hanno fatto traendomi in inganno! Gli avevo chiaramente detto che l'isola non era per gente comune. Ma per quelli che infrangono la legge. Doveva essere una prigione temporanea! Ma loro no..."stia tranquillo, da bravo collega regnante quale sono, non faremo scappare nessun uomo pericoloso...lasceremo l'isola lì dov'è e cercheremo un altro luogo dove andare". Invece hanno strisciato furbamente nel mio regno sotto false spoglie e mi hanno rubato il territorio!>> uscirono dalla galleria mentre Shiro stringeva furiosamente il volante. <<Quel bastardo di Hailylen me la pagherà cara!>> un ringhio uscì dalla sua bocca digrignante.
<<Sta calmo Shiro...sono certa che non servirà andare fin lassù, possiamo scendere a trattative>>.
<<TRATTATIVE?! Trattative Grace?! Loro mi rubano metà regno e io dovrei...dovrei...SCENDERE A TRATTATIVE?!>> Gli occhi di Shiro si illuminarono per un secondo, di un dorato fosforescente, ma poi sospirò, pensò un secondo e rispose con calma:<<va bene...ma la spada la prendo lo stesso>>.
Grace gli accarezzò la gamba e tornò a guardare avanti. <<Va bene, ma non fare nulla di avventato>>.
In quel momento Kuro fece finta di svegliarsi. Non pensava le stesse cose di suo padre, i Demoni in fin dei conti dovevano sentirsi a loro agio e non c'era nulla di più adatto dell'isola infernale, divenuta poi Hōei. Disse ai suoi genitori che aveva sete, prese l'acqua, ma notò che suo padre in qualche modo si era accorto di qualcosa. Si lanciarono occhiatacce per poi tornare a fare ciò che stavano facendo. Arrivati in un bosco dopo due giorni di cammino, scesero dall'auto e si incamminarono attraverso il sentiero. Dopo un paio d'ore, Buro avvertì di aver visto qualcosa muoversi attraverso i cespugli. Aki cercò di fiutare l'aria attorno a sè mentre dalle sue mani uscivano particelle verdi. Ad un tratto spuntò da terra un rampicante, che intrappolò in aria una guardia. Era vestita di nero e teneva in mano una sorta di lancia a 4 punte.
<<Ci stavi seguendo?>> disse Shiro con fare arrabbiato.
<<N-no maestà...cioè, sì, potreste dire al vostro figliuolo di liberarmi? N-non respiro>> la guardia cercò di liberarsi, ma senza successo, infatti il rampicante lo strinse molto di più.
<<Prima rispondi alla seguente domanda, non credo tu voglia morire annegato in una bolla d'acqua, giusto?>> Aveva lo sguardo serio mentre guardava suo figlio Buro, pronto con dell'acqua che galleggiava a mezz'aria. <<Dimmi mio caro sventurato, per cosa, anzi...per chi ci stai seguendo?>>
Grace era messa in un angolo a guardare, non aveva poteri potenti come quelli di suo marito, o anche dei suoi figli. Shiro usava la telecinesi, ma se voleva, poteva dare il via ad un terremoto. Buro manipolava l'acqua, e quando lo faceva, i suoi occhi diventavano sempre di un blu molto intenso. Mentre Aki, poteva far spuntare rampicanti o altre piante da qualsiasi punto egli volesse, manipolandole a suo piacimento, mentre i suoi occhi diventavano di un verde quasi fosforescente. Quanto a lei...poteva solo diventare invisibile.
Dopo che Shiro fece quella domanda, si sentì un fruscio di abiti, dei passi e un respiro quasi affannoso.
<<Per me...Shiro>> un uomo, dalla voce morbida, ma rauca allo stesso tempo, spuntò dalla selva. Aveva delle corna rosse che gli spuntavano dai lati della testa, dei capelli castani che gli arrivavano alla spalla, una barba brizzolata e gli occhi di un nero molto profondo, la sua guancia destra segnata da una cicatrice. Indossava un mantello rosso ed una di quelle giacche nere che si dividono a metà arrivati all'altezza dell'addome, da sotto di essa spuntava una camicia di lino rossa con attaccata al colletto un fazzoletto bianco con i volà, dei pantaloni neri e dei mocassini eleganti.
<<Hailylen...>> disse Shiro spostandosi di un passo nella sua direzione.
*Welferis: la capitale di Lupesia
STAI LEGGENDO
Resta con me!
ChickLitUna dolce bambina di 7 anni, fa amicizia per la prima volta con un grazioso bambino. I due si perdono di vista, ma si ritroveranno dopo un bel po' d'anni senza riconoscersi. Lei lo odia, lui la ama... Si innamoreranno o rimarranno semplici sconosci...