cap25: soluzione

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Mentre ogni cosa taceva, e anche le aule sembravano silenziose per via dei compiti in classe, il rumore felpato dei passi di due persone si faceva largo nei corridoi del secondo piano della Lupesia's High School, dritti fino all'infermeria.

«Fa' silenzio, non dovremmo assolutamente essere qui. Il più piccolo rumore e verremo scoperti dalla consulente e quel suo... "compagno"»

Un passo, poi un altro, poi un sibilo e un sospiro furono tutto ciò che riempì l'aria gelida portata dalle finestre fino a lì.

«Tranquilla, vedi quanto cammino lento? Ah-»

Lui finì per urtarla per la mancata attenzione, lei prima si lamentò, ma lasciò perdere immediatamente e aprì la porta della sala che emise un cigolio molto rischioso: i due rimasero pietrificati e ansiosi. Si guardarono intorno con fare sospetto, poi corsero dentro, e non sentendo nessuno, si chiusero la porta alle spalle.

«Strano...non c'è nessuno in infermeria, né un paziente o un dottore...»

«Non mi sento per niente a mio agio qui. Sento che se non ce ne andremo subito, verremo scoperti e sgridati. Prendiamo ciò che il capo ha chiesto e andiamocene di corsa, qualcuno potrebbe tornare prima»

E mentre lui annuiva freneticamente, lei entrò nell'ufficio della dottoressa, dove erano custoditi diversi tipi di farmaci, bende e utensili adatti alle varie situazioni, afferrò una fiala piuttosto grande dal contenuto roseo e prendendo il ragazzo per un braccio andò via dalla stanza indisturbata, come se nulla fosse mai stato toccato.

|▶️ I feel like i'm drownin'~two feet|

Coen chiuse la porta dell'ufficio, muovendo la coda piano e iniziando a sbottonarsi la camicia, mentre Erkiria giocherellava con una ciocca di capelli sulla spalla. Era seduta sulla scrivania e aveva già gettato la giacca sul pavimento e accavallato le gambe con un ghigno malizioso, chiaramente impaziente che lui fosse più vicino. Lui le si avvicinò piano, paziente e docile iniziando a baciarle il collo e sussurrandole parole dolci all'orecchio.

«Oh amore mio, spero solo che questo momento non venga interrotto come la volta scorsa. Ricordi?» disse lei in un sussurro spezzato dal piacere.

«Shh, ti prego di fare silenzio Er. Sai bene che succede se parli troppo, rischiamo di-»

Coen era sul punto di baciarla, finalmente soli e nessuno a disturbarli; quel momento tanto agognato era arrivato ed era tutto perfetto: l'atmosfera, la calma, l'intesa...ma il momento era decisamente quello sbagliato, poiché un rumore, la chiusura di una porta in lontananza precisamente, li fece sobbalzare. Entrambi rimasero zitti, pieni di imbarazzo come se fossero stati scoperti (ancora) solo per qualche istante, poi si guardarono negli occhi senza parlare. Capirono solo con uno sguardo che il silenzio fosse la cosa migliore, così non fiatarono e stettero in ascolto. Dei passi misti a parole incomprensibili arrivavano verso la loro porta. L'ansia si faceva sempre più forte, il timore di essere scoperti era eccitante e orrendo allo stesso tempo. Stettero a fissarsi con il fiato sospeso, incapaci di muoversi, finché i passi e le voci non fossero lontane. Tirarono un sospiro di sollievo per poi guardarsi attorno, per assicurarsi che fosse tutto sicuro, nonostante fossero dentro uno spazio chiuso.

«Allora...dove eravamo rimasti? Ah sì, a io che ti prendevo e...»

«...e fa' silenzio, basta sprecare fiato per queste cose inutili. Preferisco sentire il tuo respiro in un altro modo, albina»

La voce di Coen si fece più morbida, fino a diventare null'altro che un respiro affannoso, mentre tornava a baciare la sua amata lentamente e in modo quasi possessivo. In tempo niente, tutto ciò che era sulla scrivania era a terra, con le sedie e diversi documenti.

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