cap22: Oblio

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«Cosa ci fai qui, dannato demone?»

La voce di Kuro divenne roca, quasi come un ringhio; l'unico rumore ormai presente nel corridoio era quello delle fiamme che uscivano dalle mani scricchiolanti del lupo. Ende sorrise, poi sentendo il suono prima cigolante, poi chiassoso della porta chiudersi alle sue spalle si girò digrignando i denti per il fastidio.
Tuttavia si calmò, passò la mano tra i capelli e facendo un sorriso rispose:

«Sta calmo, non è il momento di scontrarci... Per ora...» disse sottovoce, poi continuò «te l'hanno mai detto che dovresti controllare la tua rabbia? Sei troppo irascibile, non pensavo che la mia presenza ti desse così fastidio; per non parlare del fatto che hai fatto svenire i miei schia- ahem...i miei amici, cosa gli avrai mai fatto? Dato un colpo sul collo?» Ende si avvicinò indicando a mani aperte i ragazzi distesi per terra. Si mise a braccia conserte e iniziò a spiegare le proprie ragioni, mentre Kuro cercava di trattenersi e rendere il colore dei propri occhi leggermente più chiaro per dare l'impressione di essersi calmato, ma le sue fiamme lo tradivano facilmente.

«Vedi di parlare...non ho tutta la serata...»

«Ricordi la spada di cristallo che hai spezzato? Era di mio padre, era qualcosa di speciale per il mio popolo. Serviva a ricordarci dell'enorme tragedia, che voi Lupesiani avevate scatenato tempo fa... Tu ed i tuoi fratelli non eravate ancora nati... Ma io, io ho visto il sangue spargersi sulla mia terra a causa del tuo vecchio! Fortunatamente mio padre sopravvisse e ottenne quella che oggi è Hōei! Ma... al momento della sua morte, gli feci una promessa: avevo promesso di conquistare Lupesia ed uccidere chiunque avesse rovinato o riportato la spada in gravi condizioni; tuo fratello quindi è stato soltanto graziato, Kuro! Dovresti ringraziarmi di averlo risparmiato, altrimenti l'avrei decapitato con le mie stesse mani...» Kuro ascoltava cercando di capire dove volesse andare a parare, e intanto si preparava nel caso in cui dovesse sferrare un colpo, forse il Re puntava solo a infastidirlo. Ende continuò cambiando ancora posizione: dalle braccia aperte passò a quelle conserte, poi chiuse gli occhi tenendosi a testa bassa: «Ma ora quella spada non c'è più, ed io devo ricrearne una nuova, così che il tuo Regno possa finalmente essere distrutto, la mia patria vendicata e la tua terra conquistata, da ME! E indovina? La tua amichetta è il giusto mezzo per attuare il mio piano: la farò innamorare di me, la manipolerò e se dovrò, utilizzerò anche la forza. Dopodiché prosciugherò tutta la sua magia e quindi la sua vita per ricreare una nuova spada di cristallo! In breve...» tese un braccio in avanti e fece una faccia da psicopatico ridendo, illuminando l'occhio che di più aveva aperto.

«La vita di Yuki... È nelle mie mani...»

Ende rise ancora una volta, poi si fermò improvvisamente notando l'espressione del lupo che si crucciava piano piano.
Kuro provò a trattenersi, ma il fuoco della sua ira divampò ancora una volta e quello che prima sembrava un semplice ringhio, ora divenne un qualcosa di più. La sua faccia si incupì immediatamente e lì Ende capì che qualcosa di brutto stava per accadere, così si avvicinò preventivamente alla porta con aria preoccupata e posò la mano sulla maniglia. Quando poi il corvino tese un braccio sparando un raggio di fuoco e cenere dal palmo, il demone aprì la porta buttandosi di lato e cadendo per terra, riuscendo così a schivare il colpo e cercando un qualche cosa per difendersi, dimenticandosi però di essere Re e di avere il dono di prodigiosi poteri.

«Tu...viscido verme...» mormorò in modo cupo la voce di Kuro, che entrò lentamente nella classe ma allo stesso tempo violentemente: subito dopo aver preso un banco e averlo gettato per terra per farsi spazio, generò l'Oblio. La stanza era totalmente buia, non si vedeva più nulla. Le uniche cose che Ende riusciva a vedere e sentire mentre si strascicava sul terreno fino al muro, erano il frastuono dei banchi caduti per terra e distrutti, un ringhio potente, gli occhi rossi come fari nella notte di Kuro e le sue fauci sbarrate.
Ciò che provava, era diverso dalla normale paura, diverso dalla normale ansia. Il suo era un sentore, un allarme che gli diceva di scappare, ma dove? Non c'era via di uscita. Ende si guardò attorno tremante, a causa dell'ansia crescente e della poca luce, le sue pupille si andavano stringendo, la mascella gli faceva male e gli arti erano completamente paralizzati dalla paura. Ora aveva compreso il significato di essere cacciato: era lui la preda, non c'era dubbio. Il terrore di morire lo pervase, le sue vene pompavano il sangue così velocemente che il suo cuore quasi scoppiava. Puntò lo sguardo alle proprie mani, provò a muoverle, ma nulla. Non aveva il coraggio nemmeno di urlare e chiedere aiuto, ma anche se l'avesse fatto...chi avrebbe potuto sentirlo? Così volse ancora una volta il proprio sguardo a ciò che gli stava di fronte e lì lo vide: un essere mostruoso a forma di lupo, ma non pareva corporeo, sembrava...cenere spostata semplicemente dal vento, di cui gli unici dettagli visibili erano gli occhi e i denti aguzzi assetati di sangue. Quello che prima era un ragazzo, ora era una creatura affamata e omicida che sbavava dalla rabbia. Ora che ci faceva caso, Ende sentiva puzza di morte provenire da ogni dove; doveva fare qualcosa e trovare una soluzione prima di venire sbranato.

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