Com'era possibile che un semplice bambino come quello potesse avere 390 anni? Kuro non se lo spiegava, e mentre dietro di lui camminavano i due fratelli, lui pensava a come instaurare una conversazione. Yuki era l'unica con cui fin ora avesse parlato e doveva ammettere che in quel momento l'avrebbe voluta accanto. Buro andò avanti scodinzolando e avvolgendo un braccio attorno al collo del demonietto, poi con un dolce sorriso disse:
<<Io sono Buro, piacere di conoscerti! Questi sono i miei fratelli Kuro ed Aki>> Ende si tolse il braccio del ragazzino di dosso con aria sdegnata, dicendo con aria arrogante: <<Kuro, uh...andremo nel parco più vicino, se vuoi, potrai portare i tuoi fratelli>>
Buro tornò indietro lentamente, guardando Aki con aria perplessa, per poi tornare a guardare il suo gemello. Kuro, seppur avesse sentito il suo nome, tentò di chiederglielo senza balbettare. Ci riuscì, ma in compenso, ottenne come una sorta di offesa da parte di Ende, che lo innervosì ancora una volta. Cercò di pensare a Yuki per rimanere calmo e quindi non dare in escandescenze. Arrivati al parco, Kuro e i suoi fratelli notarono che intorno non vi erano i giochi comuni della terraferma, come scivoli o altalene con i sedili, bensì nuove tipologie di giochi, che ad Hōei erano normali. Infatti, vi era una piccola stazione di lancio, alta almeno cinque metri, fatta di ossidiana temperata; questo "gioco", aiutava i genitori ad insegnare ai figli a volare, poichè sì, vi erano demoni con le ali. Oppure, c'erano dei bastoni fatti di lava solidificata, che però erano ricoperti da dei piccoli lapilli di fuoco, dove i ragazzi potevano fare delle flessioni misurando anche la loro resistenza al fuoco. O ancora, c'era una sorta di altalena, che non aveva un sedile vero e proprio, ma un piccolo veliero.
Ende invitò i suoi "nuovi amici" a salire sul veliero, per poi mettere in moto la giostra. Mentre questa andava su e giù, fece qualche domanda diretta a Kuro, chiedendogli per quale motivo, la sua famiglia si stesse fermando ad Hōei.
<<Veramente, non ne sappiamo molto, ma pare che sia stato nostro padre a volere soffermarsi qui, perché sa che c'è una spada molto importante>> fu Aki a rispondere per Kuro, pur sapendo che la domanda non era rivolta a lui. Ende lo guardò di sbieco e portando una mano alla guancia per appoggiarsi, rispose in modo severo:
<<Fa rispondere chi è interpellato, belloccio!>>
Aki ricambiò quello sguardo provocatorio, non accorgendosi però, che Buro stava diventando di un colorito verdastro. In poco tempo, il povero cucciolo iniziò a sentirsi male, a causa del movimento del veliero; così Buro scese immediatamente dalla giostra, correndo verso un cespuglio, seguito da suo fratello Aki. Intanto, Ende e Kuro osservarono con disgusto la scena e si allontanarono in fretta dalla giostra. Andarono vicino ad una delle colate di lava e iniziarono a discutere della risposta data prima da Aki. Kuro confermò ciò che era stato detto, aggiungendo però che suo padre era intenzionato a riprendersi la spada. Ende allora sgranò gli occhi e con un certo far nervoso, rispose in modo diretto che non era possibile, infatti l'ultima volta che Shiro tenne in mano quella spada, accadde in guerra e causò un disastro. E fu proprio per questo che gli venne confiscata, per evitare che questo tipo di guaio accadesse di nuovo. Kuro fece una faccia stranita, chiedendo di cosa stesse parlando. Effettivamente, non era mai venuto a sapere che suo padre era l'artefice del dolore di mille e più persone. Allora decise di chiedere spiegazioni, spiegazioni che nessuno ebbe mai il coraggio di dargli. Ende rise in faccia a Kuro, portandosi una mano alla fronte.
<<Kuro...>> Ende fece una breve pausa per prendere fiato <<...non pensare che tu, o tuo padre, o chiunque altro, possiate avere la spada così facilmente, a meno che non ci sia una vera e propria urgenza, non vi sarà data>>
Kuro venne infastidito da quelle parole e si allontanò da Ende, che continuava a ridere, andando a cercare i suoi fratelli. Tornato al parchetto, notò che Buro stava meglio, ma con la testa calata per ascoltare uno dei tanti rimproveri che gli venivano fatti da Aki. In quel caso era successo, perchè aveva quasi dato di stomaco sulle scarpe nuove del fratello. A vedere quella scena gli scappò un sorriso, per cui si avvicinò con cautela, si sedette nella panchina che c'era vicino ed osservò il paesaggio decisamente stravagante. Una volta finita quella ramanzina, da lontano si sentì arrivare Ende, attirando l'attenzione di Kuro che si alzò dalla panchina, iniziando a scrutare il piccolo demone. Aveva una camminata elegante, e non dava affatto l'impressione di essere un tipo arrogante, ma ovviamente, non è mai l'aspetto ciò che conta.
<<Ragazzi, mi avete fatto penare! Avevate forse intenzione di giocare a nascondino?>>
<<No, vedi...>> disse Buro <<...è che in realtà stavo un po' male. Purtroppo soffro di cinetosi>>
<<Nessuno te l'ha chiesto...disgraziato>> lo sguardo di Ende diventò improvvisamente più vuoto e cupo di quello che poteva già sembrare. E quando Buro lo guardò negli occhi, abbassò immediatamente il capo.
<<Scusami, posso capire che mio fratello può essere stressante, ma non ti permetto di trattarci così!>> disse Aki innervosito. Però si ammutolì subito, poichè capì che nell'aria c'era una certa tensione. Vide gli occhi di suo fratello e del demonietto tingersi di rosso e giallo. Quei colori risplendevano più di due pietre preziose al sole. Ma nessuno dei due gemelli capì il motivo di quel nervosismo: se fosse per via delle provocazioni, o se fosse per via di altre ragioni. Così dopo qualche attimo di assoluto silenzio, dove il lupo e il demone si calmarono, per smorzare l'attenzione, Buro propose di giocare ad acchiapparello. Tutti si guardarono a vicenda, poi annuirono. Andarono vicino alla fonte di lava che divideva un pezzo di terreno. Fu Ende ad iniziare e dopo qualche minuto, in cui prese sia Buro che Aki, gli toccò inseguire anche Kuro. I due erano pari in velocità, tanto che a Ende risultò complicato ottenere la vittoria, finchè, il povero Kuro non si trovo di fronte ad un bivio: oltrepassare con un salto la fonte di lava per arrivare dall'altro lato, oppure farsi catturare da Ende. Kuro si girò di scatto guardando il ragazzo. Tutti e due avevano il fiatone ed un sorriso beffardo; il principe di Hōei scosse la testa, mentre Kuro annuiva freneticamente.
<<Oh...non lo farai...>> disse Ende affannandosi.
<<E invece sì...>>.
<<Sai, fino a poco tempo fa, andavo a caccia con mio padre...>> disse il demonietto con aria compiaciuta.
<<E quindi?>> disse Kuro, ormai pronto a saltare.
Ende allora continuò insistente:
<<...una cosa che mi piaceva fare, era tenere la preda più debole per ultima e potermi gustare la conquista totale su di essa>>
<<Non capisco perché tu mi stia dicendo queste cose, visto che non mi importano, ma sta pur certo che non mi farò toccare da quelle tue sudici manacce da demone. Soprattutto con quei guanti da casalinga>>
<<Perchè ti sto dicendo queste cose? Perchè io sono un principe pio, di sicuro non voglio che si dica in giro che io sia un tiranno o almeno che ne sia il figlio...>> disse Ende con una leggera risata <<...sai, è molto divertente assaporare la disperazione negli occhi di chi affliggi: ed è per questo che sono pieno di pietà, perchè voglio che tu ti unisca a me, su prendi la mia mano e dammi la vittoria di questa partita...così che un domani tu possa essere uno dei più forti cavalieri della mia servitù>>
<<Servitù? IO far parte del TUO regno? Huh, scordatelo...devo forse ricordarti chi sono? Bene lo farò comunque...io sono il figlio di un Re, il Re di un vasto, vastissimo regno...che sarà ovviamente mio, e che non lascerò nelle mani di nessun altro, nè tanto meno, dei miei fratelli. Per cui, non farò MAI e poi MAI parte del tuo regno>>
Ende si avvicinò lentamente a Kuro, ignorando le ultime cose che aveva detto. I suoi occhi iniziarono a brillare di un giallo elettrico, e dalle sue mani piccole scariche di elettricità, illuminavano i suoi guanti. Il sorriso che aveva stampato sulla faccia diceva già tutto: era pronto a prenderlo, ma Kuro si girò dall'altro lato, e con un abile gesto delle gambe, saltò sopra la fonte. Il tempo si fermò per un attimo, sembrava tutto sospeso.
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Resta con me!
ЧиклитUna dolce bambina di 7 anni, fa amicizia per la prima volta con un grazioso bambino. I due si perdono di vista, ma si ritroveranno dopo un bel po' d'anni senza riconoscersi. Lei lo odia, lui la ama... Si innamoreranno o rimarranno semplici sconosci...