cap28:scoperta

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«Che teatrino, Ende!»

La voce di Aki risuonava in tutta la sala. Il fuoco che Kuro aveva acceso per prepararsi a combattere, venne spento da quelle parole. Sentiva come se il momento fosse stato rovinato, eppure non era così. Dunque si mise in disparte, utilizzando quell'attimo in cui Aki parlava con Ende come distrazione, sparendo dalla sua vista.

«Esattamente, posso chiederti almeno due cose?»

Ende stette fermo girandosi del tutto e spalancando gli occhi. Di colpo era ricolmo di odio che doveva sfogare. Iniziò a fare uscire piccole scariche dalle mani, preparandosi all'attacco.

«Perchè hai voluto tutti e tre qui? E secondo... Non credi sia un po' esagerato innalzare un esercito di circa 60 ombre e ipnotizzati, per tre persone? Perché se il ruolo di un Re è scaricare i propri doveri sugli altri, allora complimenti...stai facendo proprio un ottimo lavoro. Però, volevo solo farti notare qualcosa di importante: hai dimenticato cosa ti ha fatto Kuro le altre volte! E stavolta non sarà diverso!»

Dopo un solo gesto dal pavimento spuntò un enorme rampicante, al quale era appeso Kuro con un braccio, mentre con l'altro teso per darsi equilibrio, gli piombava addosso come un predatore con la sua preda. Ende non si aspettava una cosa simile, ma ebbe i riflessi abbastanza pronti da fare un balzo avanti, e poi un altro finendo quasi in una trappola d'acqua creata da Buro.

«Dannazione! Aspettate solo un attimo e vedrete...»

«Ma guardati, fai fatica a schivare i nostri attacchi! Come pensi di riuscire anche solo a terminare un discorso...» disse Buro convinto che quella sarebbe stata la sua vendetta per ciò che gli aveva fatto Ende. Voleva fargliela pagare.

In pochissimo tempo, si alzò un polverone, e il terreno era coperto da piccole crepe e gocce, riunite poi in un grumo d'acqua che si muoveva simultaneamente ai rampicanti e alle piante create da Aki. In mezzo ad esse le fiamme di Kuro divampavano come in un incendio: effimero, ma potente. Ende non poteva fare altro che scappare finché non avesse trovato un punto sicuro, e nel frattempo doveva stare attento che il proprio esercito non venisse preso, per cui raggiunse sempre punti più lontani della palestra, per evitare che esso venisse distrutto.

«Quanta scortesia nei vostri modi! Ma per rispondere alle tue domande, dannato lupo: primo, perché sterminerò sia Kuro che te, Buro lo lascerò come... "djpēs"*, secondo...» dovette bilanciare ogni più piccolo minuto con le parole, poiché gli arrivavano attacchi da 3 angolazioni: fuoco, acqua e flora, tre elementi di cui solo uno era sfruttabile per intero come conduttore per la sua elettricità e cioè: l'acqua «...a questo servo qui, perché... Ecco, ti mostro una cosa...»

Mentre parava un attacco di Aki, e mentre ne schivava uno di Kuro utilizzò una lancia d'acqua tirata da Buro come conduttore: di preciso la colpì in pieno con un fulmine, portandola verso uno degli ipnotizzati. La scena avvenne come se fosse a rallentatore. Ma nessuno se ne accorse a primo acchito. Nessuno tranne Ende, i cui occhi brillavano di un giallo luminoso, vide ciò che accadde: quell'ipnotizzato, si mosse da solo. O meglio dire, venne comandato come una marionetta tramite piccolissimi fili di elettricità. Non aveva vita negli occhi, sembrava più che altro sofferente, ma nonostante ciò corse verso Aki. Il corpo dell'ipnotizzato però era della stessa stazza di un toro da corrida e quando gli corse incontro, il ragazzo non potè far altro che contrastarlo mettendosi di peso fino a fare alzare le assi del pavimento, impedito ad usare i suoi poteri e venendo trascinato di forza fuori distruggendo una parete.

«No, Aki! Lascialo andare bastardo!» Kuro infuriò sul demone, provando a colpirlo in tutti i modi, ma anche quando, era veloce e agile più di quanto si aspettasse, era difficile prenderlo per cui si ritrovava spesso a dare pugni all'aria.

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