cap11: cambiamenti

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La casa era totalmente distrutta: migliaia di ricordi andati, sangue sulle macerie, su di Kuro ed i suoi fratelli. La scena era completamente immersa nell'angoscia. Il cielo era totalmente grigio, il silenzio era l'unica cosa che si sentiva, fino al rombo di un tuono. Di colpo iniziò a diluviare...

Kuro si guardava silenziosamente le mani, cosciente del delitto che aveva commesso, ma non aveva rimpianti per ciò che aveva fatto. Spostò lo sguardo dalle sue mani arrossate verso la spada di cristallo spezzata, poi verso i suoi fratelli. Aki lo guardava fisso con gli occhi vuoti e pieni di rancore, mentre Buro ammirava il fratello, nonostante avesse commesso l'omicidio dei suoi genitori. Un ghigno si presentò sul viso del patricida, seguito da una risata isterica. Kuro si portò le mani ai capelli, accasciandosi sul pavimento di fronte alla spada. Aki sentì la rabbia crescergli dentro, un forte odio prese il sopravvento, così si mise a correre verso di lui e quando gli fu davanti, gli tirò un calcio dritto allo stomaco.

<<HAI UCCISO MAMMA E PAPÀ!>> sbraitò in lacrime <<PERCHÈ?!>> Aki continuò a picchiarlo, finchè Kuro non iniziò a sputare sangue dalla bocca. Ma continuava a ridere, era totalmente andato. Buro corse verso Aki tirandolo via, ma non riuscì a strappargli dalle grinfie il fratello ormai quasi senza forze. Così tese una mano e li chiuse in due bolle d'acqua separate. La bolla in cui era chiuso il fratello dagli occhi d'ambra, ebbe un effetto calmante. In poco tempo, si addormentò come se fosse cullato dalle onde del mare. Mentre nella bolla dove era chiuso Kuro, il sangue iniziava a fluire all'interno dell'acqua, e quello che lui aveva addosso scomparve lentamente. Dopo un po', sfinito da quelle forti emozioni, si addormentò anch'egli. La giornata finì presto e i tre fratelli si dovettero addormentare a terra. Quando si svegliarono, il mattino dopo, si ritrovarono faccia a faccia con quella che ora era la realtà: Kuro era il Re di Lupesia, ogni decisione sarebbe spettata solo ed unicamente a lui. Nessuno gli avrebbe più fatto un torto, nessuno avrebbe più osato andare contro quelle che sarebbero state le sue idee, giuste o sbagliate che fossero. 

<<Svegliati, incapace>> disse Kuro con ferocia ad Aki <<oggi ti farò penare, prendi questa spada e va' ad Hōei>> 

<<Perchè dovrei farlo io?>> disse Aki infastidito dalla luce che gli arrivò dritta negli occhi, illuminandoglieli, ma anche per il tono usato dal fratello.

Kuro si avvicinò lentamente al volto del consanguineo, con fare minaccioso, lo prese dal colletto della maglia e lo scaraventò a terra.

<<Ti ho dato un ordine! Ti devo forse ricordare che adesso sono io il tuo Re?>>

Aki perse le speranze, ma in cuor suo continuava a pensare al giorno in cui si sarebbe ribellato. Si alzò e con passo lento e un po' traballante e iniziò a camminare verso il sentiero che portava alla foresta con la spada spezzata in mano.

Intanto nella nazione di Lupesia, la notizia della distruzione di un edificio e dell'omicidio di due persone, si propagò e lo fece così tanto che arrivò alle orecchie di una ragazza. Questa si chiamava Menila, aveva gli occhi e i capelli castani che le arrivavano alla spalla. Era una ragazza dolce nei confronti dei suoi amici e delle persone che le volevano bene, era molto impicciona nei confronti di tutti ed era un po' imbranata, però ci teneva molto a chi le stava attorno e faceva di tutto per non perderle. 

Menila era la migliore amica di una ragazza che conosciamo già: Yuki. Le due amiche si trovavano nel giardino della casa di quest'ultima dopo aver pranzato insieme in una giornata estiva. 

<<Quindi YuYu?>>

<<Dimmi Lila>>

<<Hai saputo cosa è successo l'altro ieri?>> disse Menila, sorseggiando una tazza di thè e mentre la guardava negli occhi.

Yuki fece cenno di no col capo, poi si avvicinò al tavolino con la sedia e si poggiò su di esso. Menila allora si guardò attorno, poi si avvicinò anche lei e sussurrò mettendosi un vaso di fiori davanti alla faccia per evitare che qualcuno potesse leggere il labiale. Le raccontò allora la storia di ciò che era successo a Welferis. 

Yuki però non aveva la minima idea di chi fosse questo Kuro, era come se fosse la prima volta che sentiva questo nome. Allora perchè, sentiva come una forte stretta al cuore? Perchè si sentiva come se fosse appena stata trafitta? Non se lo spiegava, ma cercava in tutti i modi di evitare di mostrare i suoi sentimenti così confusi. Menila schioccò le dita e fece apparire di fronte a sè un bubble tea al limone.

<<Ma non hai appena finito di bere un thè alle erbe?>>

<<Certo, ma ovviamente sai come sono, non ne ho mai abbastanza>> Menila alzò una mano e la mosse come per mandare via ciò che era appena stato detto. 

<<...ma sono due cose assolutamente diverse...>> 

Yuki allora, chiese all'amica: <<Hai già deciso in che liceo iscriverti?>>

Menila allora rispose tossendo a causa di una pallina al mango andatale di traverso: 

<<coff-sì- coff coff...la Lwuphsha Hai Skhul- coff-coff>> Lila tossì ancora biascicando le parole, ma Yuki capì lo stesso.

<<Oh, intendi il Lupesia High School? Che bello! Ho scelto lo stesso! Ho saputo che ci sono dei dormitori, magari possiamo essere in stanza assieme Lila!>>

Intanto, Ende era nel suo castello, con lo sguardo perso nel vuoto. Guardava fuori dalla finestra, quando una voce femminile lo chiamò ad entrare nella stanza del padre. Era la cameriera, che lo condusse lentamente da Hailylen. Il Re di Hōei, era disteso sul letto con le mani sul petto, aveva il fiatone ed era molto pallido con due enormi occhiaie. Ende aveva ormai capito che per lui il tempo era finito, ma non pianse e si mise un passo avanti accanto a lui e rimanendo in silenzio, lo coprì con la coperta di velluto, fino all'altezza delle mani.

<<Ende...figliolo...>>disse con le poche forze rimaste <<...ricorda i lupi non sono affatto affidabili, coff, in qualunque momento potrebbero ucciderti...se torneranno con la spada...approfittane per farli fuori! Conquista il loro Regno e fallo tuo figliolo...non deludere il tuo vecchio...>> detto questo, Hailylen tirò un ultimo sospiro, e poggiando la testa sul cuscino, si addormentò in un sonno eterno.

Calò il silenzio, le campane del Regno suonarono, Ende finì di alzare la coperta chiudendo gli occhi al defunto Re. Intanto, un viaggiatore incappucciato arrivò di fronte al portale: in mano la spada di cristallo che rifletteva lo sfondo violaceo.

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