capitolo 32

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Michaela si fermò sulla porta dell'infermeria, continuava ad osservare Davin in modo un po' perso.

Il ragazzo adesso si trovava accanto ad un telefono di un delicato color menta, alzò lo sguardo e le sorrise con aria accattivante, gli serviva un viso amico se voleva sopravvivere in quella galera, troppe regole da seguire, troppe limitazioni.
Al Narconon non c'erano mai stati problemi se qualche paziente voleva fare una telefonata in più, non si erano mai interessati a chi avresti telefonato, per loro parte essenziale della terapia era far avere contatti con l'esterno, con i familiari soprattutto, che davano conforto e sostegno a chi era lì dentro.
Per la Thompson invece, almeno per quanto le aveva spiegato l'infermiera, ogni distrazione da ciò che accadeva nella clinica poteva portare problemi.

Davin l'aveva squadrata fin da subito, ed aveva capito immediatamente i suoi metodi, lei non trattava i ragazzi come fossero pazienti da curare, lei li trattava come fossero menti problematiche da trasformare in automi e da ributtare poi in società una volta avergli fatto il lavaggio del cervello.

Calò lo sguardo sul telefono, le sue dita si poggiarono sul primo numero, tirò indietro la meccanica per poi lasciarla andare, un ronzio sommesso riecheggiò nella stanza, ripetè la stessa operazione, sperando che Michaela gli lasciasse un po' di privacy, ma lei se ne stava lì a guardare come componeva la restante parte del recapito senza staccargli lo sguardo di dosso.

Portò la cornetta all'orecchio e questa iniziò a squillare,
<< scusami Michaela, potresti? >> le chiese guardando la porta, lei sobbalzò come scossa da chissà quali pensieri << si, scusami! >> disse socchiudendola.

Ci misero un pò a rispondere, questo gli metteva ansia, iniziò a rigirarsi tra le dita il filo a spirale che univa la cornetta al corpo del telefono.

<< Narconon, come possiamo aiutarvi? >> era Bethany,
<< Beth sono Davin, potresti passarmi Lily? >> dalla voce del moro si poteva percepire la sua urgenza,
<< Davin, Lily dorme... vuoi che la svegli? >> il moro scuotè la testa un paio di volte valutando cosa fare, << No, lasciala riposare... >> sospirò infine, << Vuoi che le dica qualcosa? >> gli chiese l'infermiera, << Dille che ho chiamato, e che la ritelefono più tardi, appena posso >>
<< Tu come stai? >> Gli chiese Bethany evitando però di fare menzione al suo trasferimento e a dove fosse finito,
<< Bene, ma questa struttura è tosta. Adesso capisco a pieno quando ci dicevate che per noi al Narconon doveva essere come stare in famiglia >> aggrottò la fronte portando poi una mano agli occhi e strofinandoli,
<< I primi giorni in un posto nuovo sono sempre i più duri. Ma se hai bisogno di qualsiasi cosa chiama, ok? >>
<< Grazie Beth, ci risentiamo >>
<< Ciao Davin >>.

Il moro mise giù la cornetta, indugiò per un pò, poi compose un'altro numero.

<< Cosa volete? >> disse una voce squillante senza farlo attendere troppo,
<< Mamma... >>
<< Cazzo Davin! Porca puttana, sono giorni che non ti fai sentire, ma dove cazzo sei? Adesso non telefoni neanche più? Prima scompari, mi lasci da sola a portare avanti la baracca pulendoti la coscienza con qualche fottuta telefonata, e adesso invece non chiami neanche più! >> Gridò la donna tutto d'un botto senza lasciarlo parlare,
<< Scusa Mà, hai ragione. Ma è stato un periodo un po' burrascoso, mi hanno trasferito >>
Si giustificò,
<< che cazzo vuol dire trasferito? E perché?? Dove sei?? >> si allarmò lei,
<< al Narconon c'era una talpa, hanno scoperto dove ero e mi hanno trasferito. Non posso dirti dove sono, non posso dirlo a nessuno >> le spiegò.
Una risata amara gli graffiò l'orecchio come fosse stato un artiglio, << Non ti fidi più neanche di tua madre >> gli disse con tono accusatorio,
<< ma che cazzo dici? Sono gli sbirri a dirmi cosa cazzo devo fare e io lo faccio >> quella stronza sapeva sempre dove colpire forte, conosceva ogni debolezza di quel ragazzo, e anche se per Davin era difficile ammetterlo, sapeva che le aveva sempre utilizzate contro di lui, per averne il controllo.
<< Senti Davin, smettiamola con questa pagliacciata. Le accuse sono cadute, e io conosco quella gente da una vita ormai, torna qui, ci parlo io con loro, sapranno come nasconderti dagli sbirri, così riprendiamo la nostra vita >> gli disse facendola più facile di quanto non fosse,
<< Cazzo mamma! Tu proprio non capisci, io non voglio più farla quella vita. Io voglio uscirne pulito e crearmi una vita completamente nuova >> la donna rise ancora, stavolta un sorriso di scherno,
<< Sei così ingenuo, tu non ne uscirai mai pulito Davin. E poi? Cosa farai? dimmelo!!
Anzi no! Te lo dico io... ti farai una bella pera appena uscito da quel fottuto posto e tornerai da me piangendo per la roba. Io ti ho dato tutto, e tu mi ringrazi così, lasciandomi da sola, volendo cambiare quello che ti ho dato, per cui ho tanto faticato! Dai tempo al tempo caro mio, e capirai che non ne puoi uscire >> gli disse sprezzante, Davin immaginava la sua espressione, le labbra flesse in giù in un segno di chiaro disprezzo, la stessa che aveva in volto quando da ragazzino continuava a dirgli che non sarebbe mai diventato un musicista, di smettere di perdere tempo con quello stupido pezzo di legno, mentre seduta al tavolo della cucina divideva le dosi che poi lui avrebbe rivenduto alla stazione della metropolitana.
<< Vaffanculo! >> Sbottò lui tirando su con il naso e riattaccando la cornetta in modo violento.

<< Vaffanculo... >> ripetè ancora una volta riagganciato, cercando di tenere a bada l'istinto di avventarsi sulla scrivania.

Michaela aprì la porta, << Va tutto bene? >> gli chiese avvicinandosi a lui e aggrottando la fronte,
<< Sì, è tutto ok... solo, non ho trovato chi cercavo >> mentì per metà, preparando già una scusante per poterle chiedere più tardi di riutilizzare il telefono.
<< Mi spiace, se è così importante appena ho modo ti richiamo, così ci riprovi >> Davin sorrise a quella sua affermazione ed anche la ragazza lo fece in riflesso, rilassando così il suo viso teso.

Aveva i capelli castano scuro raccolti sotto la cuffietta della divisa e occhi color nocciola, dal primo momento in cui gli aveva sorriso Davin non aveva potuto fare a meno di notare le fossette che si creavano sulle sue guance facendola sembrare probabilmente più piccola di quanto fosse realmente,
<< Sei proprio carina quando sorridi, hai delle fossette adorabili >> gli disse con garbo, non voleva in nessun modo illudere o ferire quella ragazza, ma gli serviva. Lei sorrise ancora, << G-grazie >> balbettò.

🖤

Si risvegliò abbastanza stordita, il suo dormire ad intervalli non l'aveva affatto aiutata. Aveva ancora la giacca poggiata sulle spalle, nella tasca aveva nuovamente riposto il biglietto che le aveva lasciato Davin.

La mise a lato poggiandola sul letto accanto a lei e si mise a sedere strofinandosi gli occhi.
Nicole era lì e la osservava,
<< ben svegliata... sai che ore sono? >> Lily scuotè la testa a quella sua domanda, guardò fuori dalla finestra, il sole era ormai alto.
<< È ora di pranzo tesoro. Bethany ti ha lasciata dormire perché sapeva che hai accompagnato Davin stanotte >>
<< Glielo avrà detto Melissa, c'era lei alla Hole quando siamo usciti >> mugugnò la rossa ancora assonnata.

<< Allora? Come ti senti? >> le chiese dolcemente la bruna sedendosi accanto a lei e poggiando una mano sulla sua,
<< Mi riprenderò >> le rispose con una scrollata di spalle, Nicole la cinse con un braccio e Lily si abbandonò a quel tocco confortante poggiando il viso contro la sua spalla.

<< Ti ha lasciato la sua giacca >> le sorrise nuovamente, la rossa si voltò ad osservarla ancora una volta con nostalgia, << Sì, ma ha detto che devo restituirgliela >> ridacchiò,
<< Bene! Voleva qualche garanzia in più di rivederti mi sa! >> la schernì, << Ti va di andare in mensa? Hai saltato anche la colazione, non hai un po' di fame? >> il suo tono era apprensivo, come immaginava sarebbe stato quello di sua madre in quel momento, e Lily gliene era davvero grata, sembrava per Nicole fosse completamente normale ed innato preoccuparsi per gli altri.

<< Sì, ma prima mi do una rinfrescata al viso e passo da Bethany per vedere se ha chiamato Davin >> La rossa si alzò dal suo letto e si stiracchiò, poi si avviò alla porta, << Vuoi che ti accompagno o mi raggiungi in mensa? >> le chiese la bruna,
<< come preferisci >> disse Lily, sapendo già che Nicole l'avrebbe seguita.

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