Era un giorno qualunque, o almeno sembrava che lo fosse per il mondo intero.
In strada, ragazzi normali con vite normali si incamminavano verso scuola, andavano al lavoro, si sedevano al bar a fare colazione.<< Guardami Lily! Posso capire che cosa abbiamo sbagliato con te?? >>
Lo sguardo della ragazza era stralunato, si voltò lentamente verso sua madre riportando con fatica la mente a quel volto stanco che la osservava con cipiglio.
La donna minuta era china verso di lei e le manteneva le spalle, mollò la presa rimettendosi in posizione eretta e voltandosi dall'altro lato, Lily adesso non riusciva più a guardarla, riusciva solo a sentirla piangere rivolta verso suo padre.<< Fammi vedere le braccia cazzo! Dammi quelle fottute braccia! >> Gridò ancora la donna con rabbia, allora lei sobbalzò dalla sedia dove l'avevano costretta per poi dirigersi a passo svelto verso camera sua. Sbatté la porta in modo così violento che questa invece di rimanere al suo posto rimbalzò contro lo stipite e si aprì nuovamente.
Sua madre entrò prepotentemente nonostante lei cercasse di trattenerla fuori, mentre le si avvicinava e la costringeva in un'angolo della stanza non sembrava più tanto minuta, le sembrava alta almeno 2 metri.
<< Tu ci ritorni lì dentro! >> Gridò a squarcia gola verso di lei, mentre suo padre guardava immobile la scena incapace di reagire, << Tu non puoi farlo cazzo! Non puoi costringermi a stare in quella clinica per matti Mamma! Io ne sono fuori! >>
<< Non prendermi in giro Lily! Sei cambiata, di nuovo! Di nuovo non sembri più te stessa >> Lily la spinse via senza troppa convinzione, non voleva farle del male, solo allontanarla per uscire da quel buco claustrofobico che le si era creato intorno.
I suoi occhi cercavano lo sguardo di suo padre, il suo sguardo lo implorava di reagire, di aiutarla, nonostante fosse arrabbiata con lui perché ogni volta se ne stava lì a guardare, non faceva mai niente.<< Pamela probabilmente te la stai prendendo troppo, forse è solo stressata per qualcosa che noi non sappiamo, lasciala in pace. Dimentica! >> Intervenne finalmente, e Lily riniziò a respirare per la prima volta da quando aveva rimesso piede in casa.
<< Tu non conosci tua figlia! Aveva promesso che non avrebbe più passato la notte fuori e invece guarda a che ora è rincasata! Come fai ad essere così cieco! Io richiamo la clinica Will! Io non riesco a gestire la situazione se anche tu ti metti contro di me >> sbuffò sfinita sua madre uscendo fuori dalla Camera.
Ci fù un'attimo di silenzio prima che Lily ritornasse a gridare,
<< CAZZO MÀ! HAI ANCHE ALTRI DUE FOTTUTI FIGLI A CUI BADARE! SMETTILA DI TENERMI IL FIATO SUL COLLO! PORCA TROIA! >> Sbatté nuovamente la porta lasciando fuori suo padre, era impietrito. Lei lo riuscì a sentire nel silenzio che ormai si era creato trascinarsi per il corridoio, come se avesse sulle spalle un'enorme peso da portarsi dietro.
Ma non riusciva a provare compassione per i suoi genitori, proprio non riusciva a dispiacersi per il problema che ormai era diventata per loro.
STAI LEGGENDO
Come Note legate
RomansaPer tutti ero la stronza narcisista in cerca di attenzioni, per tutti tranne che per me stessa. Nessuno riusciva a comprendere perché buttavo all'aria le opportunità che mi si presentavano e che in tanti avrebbero voluto, potevo permettermi una buo...