capitolo 2

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Era un giorno qualunque, o almeno sembrava che lo fosse per il mondo intero.
In strada, ragazzi normali con vite normali si incamminavano verso scuola, andavano al lavoro, si sedevano al bar a fare colazione.

<< Guardami Lily! Posso capire che cosa abbiamo sbagliato con te?? >>

Lo sguardo della ragazza era stralunato, si voltò lentamente verso sua madre riportando con fatica la mente a quel volto stanco che la osservava con cipiglio.
La donna minuta era china verso di lei e le manteneva le spalle, mollò la presa rimettendosi in posizione eretta e voltandosi dall'altro lato, Lily adesso non riusciva più a guardarla, riusciva solo a sentirla piangere rivolta verso suo padre.

<< Fammi vedere le braccia cazzo! Dammi quelle fottute braccia! >> Gridò ancora la donna con rabbia, allora lei sobbalzò dalla sedia dove l'avevano costretta per poi dirigersi a passo svelto verso camera sua. Sbatté la porta in modo così violento che questa invece di rimanere al suo posto rimbalzò contro lo stipite e si aprì nuovamente.

Sua madre entrò prepotentemente nonostante lei cercasse di trattenerla fuori, mentre le si avvicinava e la costringeva in un'angolo della stanza non sembrava più tanto minuta, le sembrava alta almeno 2 metri.
<< Tu ci ritorni lì dentro! >> Gridò a squarcia gola verso di lei, mentre suo padre guardava immobile la scena incapace di reagire, << Tu non puoi farlo cazzo! Non puoi costringermi a stare in quella clinica per matti Mamma! Io ne sono fuori! >>
<< Non prendermi in giro Lily! Sei cambiata, di nuovo! Di nuovo non sembri più te stessa >> Lily la spinse via senza troppa convinzione, non voleva farle del male, solo allontanarla per uscire da quel buco claustrofobico che le si era creato intorno.
I suoi occhi cercavano lo sguardo di suo padre, il suo sguardo lo implorava di reagire, di aiutarla, nonostante fosse arrabbiata con lui perché ogni volta se ne stava lì a guardare, non faceva mai niente.

<< Pamela probabilmente te la stai prendendo troppo, forse è solo stressata per qualcosa che noi non sappiamo, lasciala in pace. Dimentica! >> Intervenne finalmente, e Lily riniziò a respirare per la prima volta da quando aveva rimesso piede in casa.

<< Tu non conosci tua figlia! Aveva promesso che non avrebbe più passato la notte fuori e invece guarda a che ora è rincasata! Come fai ad essere così cieco! Io richiamo la clinica Will! Io non riesco a gestire la situazione se anche tu ti metti contro di me >> sbuffò sfinita sua madre uscendo fuori dalla Camera.

Ci fù un'attimo di silenzio prima che Lily ritornasse a gridare,
<< CAZZO MÀ! HAI ANCHE ALTRI DUE FOTTUTI FIGLI A CUI BADARE! SMETTILA DI TENERMI IL FIATO SUL COLLO! PORCA TROIA! >> Sbatté nuovamente la porta lasciando fuori suo padre, era impietrito. Lei lo riuscì a sentire nel silenzio che ormai si era creato trascinarsi per il corridoio, come se avesse sulle spalle un'enorme peso da portarsi dietro.
Ma non riusciva a provare compassione per i suoi genitori, proprio non riusciva a dispiacersi per il problema che ormai era diventata per loro.

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