Capitolo 51

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Bethany lo salutò carezzandogli il viso proprio come avrebbe fatto una madre con il proprio figlio, in cuor suo aveva paura per quei ragazzi come se realmente le appartenessero.
Continuò a guardarlo, ripercorrendo ogni minimo dettaglio della loro conversazione con il disperato bisogno di ricordare quanti più particolari di ciò che le aveva detto, non appena rientrata avrebbe segnato le cose più importanti.

Il rumore degli anfibi che calpestavano i druccioli del parcheggio del Narconon lo accompagnò per tutto il tragitto.

Mentre si allontanava sempre di più dalla struttura per arrivare fino al Taxi che lo stava attendendo guardò il cielo incupirsi man mano, stava ormai facendo sera, e il percorso che lo separava dal centro città era alquanto lungo.

Davin si infilò sui sedili posteriori dell'auto, aveva i capelli legati in una crocchia e il cappuccio tirato sul capo nonostante il caldo di quella sera.
L'autista continuava ad osservarlo furtivamente attraverso lo specchietto retrovisore, in un certo momento dato il suo aspetto strano aveva avuto paura potesse avere cattive intenzioni, ma se così fosse stato non sarebbe riuscito a fare molto considerato quanto gli sembrava pallido e stanco,
<< Non dorma! faccia quanto prima... >> gli disse il ragazzo,
poi lo guardò poggiare il capo contro lo sportello e quasi gli sembrò si stesse in un certo qualmodo assopendo, riprese a prestare attenzione solo alla strada rendendosi conto Davin fosse inoffensivo.

🖤

Quando si fece lasciare alla stazione della metro era ormai sera inoltrata, guardò il suo orologio da polso, segnava le 11 e mezzo, tranne Bethany nessuno sapeva fosse lì, neanche Jamie.
Non aveva detto a nessuno le sue intenzioni, li aveva lasciati in attesa di notizie, una telefonata che al Black Paradise non sarebbe mai arrivata, aveva fatto di tutto pur di non coinvolgere i suoi amici, fin dal primo momento in cui si era infilato in quella situazione malsana, e non lo avrebbe fatto neanche adesso.

Neanche ora che il suo cuore era così accelerato da poterlo sentire battere violentemente contro il petto, neanche ora che non era più sicuro di cosa gli sarebbe successo, consapevole di non avere nessuna certezza, nessuna all'infuori di Lily.
Sapeva solo che doveva andare da lei, qualsiasi fossero state le conseguenze.

Esitò per un po', non avrebbe mai pensato di comporre quel numero, almeno non per chiedere aiuto. Stava andando tutto a puttane e l'immagine di sua madre che gli diceva che non sarebbe mai uscito da quella vita continuava a riprodursi nella sua mente continuamente, non riusciva a fermare quella voce che probabilmente aveva sempre avuto ragione.

Iniziò a schiacciare tasto dopo tasto, numero dopo numero facendo una fatica pazzesca, poi il telefono prese a squillare.

La voce di sua madre gli penetrò prepotente l'orecchio, sicura, quasi ghignante, come se si aspettasse quella telefonata, o meglio come se proprio l'attendeva.

<< Mà >> sussurrò lui accumulando tutto il coraggio che aveva in corpo.

<< Davin, ti sei finalmente ricordato di me. Da quanto non ci sentiamo? 2 settimane? Forse 3 amore mio? >> gli chiese e quelle ultime due parole fecero gelare il sangue al moro.
In poche circostanze sua madre lo aveva chiamato in quel modo, e ogni volta non era niente di buono.

A rallentatore ne ripercorse qualcuna, era un bambino, forse 8 o 9 anni, era arrivato alla conclusione che quelle pasticche di cui sua madre e il suo nuovo compagno facevano uso erano la motivazione per cui lei non gli prestava più tanta attenzione.

<< Dove le hai nascoste amore mio? >> Il piccolo Davin si era barricato in camera sua, abbracciato al peluche Teddy bear che a casa di Jamie gli era piaciuto tanto, la madre del suo amico glielo aveva regalato per il suo compleanno, uno tra i pochissimi regali che aveva mai ricevuto.

Come Note legate Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora