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EVIE.

—Che ne dici? Mi sta bene?— chiesi a mia sorella, mentre mi guardavo nello specchio e mi aggiustavo il vestitino blu cobalto che avevo deciso di indossare.

Eloise uscì dal bagno della nostra stanza in dormitorio sospirando —non credo che tu capisca il concetto di "saresti bene anche con una busta della spazzatura", Evelyn— si lamentò, arrossì leggermente —non esageriamo, El— le dissi.

Sospirò e si avvicinò alle mie spalle, mi mise le mani su di esse e mi guardò attraverso lo specchio, la nostra somiglianza era più che evidente: entrambe con i capelli biondo chiaro lucente e due occhi azzurri come il mare, la pelle chiara e i tratti delicati del viso.

—Come fai a non vederti stupenda? Sei una ragazza meravigliosa sia dentro che fuori, Evie, quando ti faccio dei complimenti non esagero affatto— mi disse e le sorrisi.

Lei c'era sempre quando avevo dei momenti di insicurezza, Eloise era il mio pilastro e nonostante tutte le litigate, alla fine ritornavamo sempre l'una dall'altra.

—Dai su, che devi andare al compleanno— mi incintò, facendomi capire che dovevo darmi una mossa.

Era il 5 maggio, ossia, il compleanno di Lenora, una ragazza che avevo conosciuto quando ero arrivata all'università. Lei e Wyn erano state le mie vicine di stanza e all'inizio ero più che certa che lei non mi sopportasse, ma ora, eravamo molto in sintonia, nonostante le differenze.

I ragazzi avevano pensato di festeggiare il compleanno a Roanoke, la loro città d'origine, così avrebbero invitato anche la famiglia di Wyn, che era stata anche una famiglia per Lenora.

Sarebbe stato un bel modo per conoscere quella città, di cui non sapevo granché. Noi Robertson provenivamo da Perth, in Australia, mia sorella aveva deciso di venire a studiare qui a Richmond, città d'origine di nostra madre, per staccare un po' dall'ambiente che avevamo a casa, io, poi, l'estate scorsa, avevo deciso di seguirla, sentendomi al sicuro più che non mai con lei al mio fianco.

Solo che, mia madre era intervenuta come suo solito e aveva fatto tutto quello che aveva in suo potere per riuscire a farci mettere in stanza insieme, cosa che nessuna delle due aveva voluto. Mia sorella si era trovata benissimo con la compagna di stanza che aveva avuto prima del mio arrivo, le avrebbe fatto piacere passare il suo ultimo anno con lei, mentre io, invece, avrei voluto conoscere nuove persone e avere un'estranea come compagna di stanza sarebbe stato perfetto.

Peccato che mia madre aveva dovuto rovinare tutto e controllarci, come sempre.

Mi misi le scarpe e controllai se Jordan mi avesse scritto. Sarebbe passato lui a prendermi e saremmo andati a Roanoke, per non creare disturbo avevo proposto di andare con la mia macchina, ma lui aveva insistito, dicendomi che non era un problema.

Mi ero quasi sciolta davanti alla sua gentilezza, non avevo potuto dirgli di no.

—Sei agitata?— chiesi a mia sorella, vedendola sedersi sul letto, sparso dei fogli della sua tesi per la laurea magistrale in biologia.

Eloise mi guardò —non ho nulla per cui agitarmi, sto ripetendo queste cose fino al disgusto, è difficile che io possa dimenticarmi qualcosa— disse, sprigionando sempre determinazione e sicurezza.

Eloise Robertson sapeva quello che voleva e avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di ottenerlo.

Certe volte desideravo essere come lei, così sicura, così determinata, così decisa ed ambiziosa...

Avvolte mi sembrava di camminare nel vuoto, facendolo perché non potevo restare ferma, ma senza sapere dove stessi andando in realtà.

Certe volte era estenuante non sapere chi ero.

My Darkest DesireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora