EVIE.
—Secondo te questo me lo devo portare?— domandai, mettendo il mio foulard bianco davanti alla telecamera, in modo che Cassian potesse vederlo.
Lo vidi fare una smorfia —mi spieghi cosa ti serve un foulard, in piena estate, a Miami?— chiese confuso, abbassai il foulard e mi avvicinai alla telecamera —cosa ne sai se la sera non fa' più freddo?— dissi io, prendendo in considerazione ogni tipo di possibilità.
Lui scosse la testa —Evie, per favore, se continui così finirà che ti dovrai portare tre valigie— disse il mio migliore amico, risi, perché mi conosceva troppo bene.
—Voglio solamente partire prevenuta— mi giustificai, piegando il foulard e mettendolo in valigia, ignorando le sue lamentele, lui sospirò —te lo porti comunque, eh? Non capisco perché tu voglia i miei consigli se poi non ne segui neanche la metà— commentò, passandosi una mano fra il ciuffo di capelli così biondo chiaro che sembravano bianchi e guardandomi con i suoi occhi blu penetranti.
Quando eravamo piccoli, le persone credevano che fossimo gemelli per l'apparente somiglianza, ma quando poi si era sparsa la voce "dell'opera di carità" di mia madre, tutti quanti avevano semplicemente iniziato a volerci vedere insieme come coppia.
Cosa che non sarebbe successa, almeno non in questa vita.
—Eddai, non è che sto portando chissà quanta roba, Cass— gli dissi difendendomi —certo, devi contenerti solo perché non hai altre valigie a disposizione, visto che a tua sorella serve la sua— ribatté lui, sistemandosi meglio sul divano del salotto di casa nostra a Perth.
Era difficile trovare gli orari perfetti per riuscire a videochiamarci, considerato il fuso orario tra gli Stati Uniti e l'Australia, ma io e Cassian ci riuscivamo sempre, ci applicavamo come se fosse una cosa di vitale importanza.
—Alla fine verrai?— gli chiesi, mi aveva detto che anche alcuni suoi amici avevano intenzione di andare a Miami, se così fosse stato, finalmente ci saremmo potuti vedere, non ci vedevamo dalle vacanze di Natale, quando, a fatica, io ed Eloise eravamo ritornate in Australia.
Non era il paese il problema, ma sempre nostra madre.
—Non lo so, cambiano idea ogni due minuti, ma cercherò di tenerli fermi sull'idea di Miami, mi manchi e voglio vederti. Poi, voglio guardare negli occhi quello stronzo e dirgli che deve portarti rispetto— disse deciso, sorrisi —non ne vale neanche la pena, Cassian, lascia stare— gli dissi, chiudendo finalmente la valigia.
—Come non ne vale la pena? Stiamo parlando del tuo rispetto come donna, Evelyn. Non ti conosce, non può trattarti così— ribatté lui deciso.
Sorrisi, lui ed Eloise erano identici sotto questo aspetto.
—Me la caverò, ti ringrazio come sempre, ma posso farcela— gli dissi, cercando di tranquillizzarlo.
Lui scosse la testa e si aprì una confezione di patatine, portando gli occhi sullo schermo enorme che avevamo in salotto —senti, devo chiederti una cosa— dissi poi, lui abbassò lo sguardo sullo schermo del telefono —dimmi tutto— mi incitò.
Sospirai —prima di tutto, mia madre è nei paraggi?— chiesi, lui mi guardò confuso —é fuori per lavoro, siamo solo io e mia madre— mi disse, annuì —bene, perché volevo chiederti se ultimamente ti è capitato per caso, o a tua madre, di sentire delle conversazioni con Elodie, o avere l'impressione che fosse in contatto con lei— gli spiegai, non capivo perché pensassi che la presenza di Elodie alla laurea di Eloise fosse opera di mia madre —pensi che sia stata tua madre a mandare Elodie alla laurea? Ma se quelle due non sono mai andate d'accordo, perché mai tua sorella dovrebbe obbedire ad una richiesta di Erin?— chiese, aveva ragione, ma ero alla ricerca disperata di spiegazioni e risposte, mi aggrappavo a qualsiasi opzione.
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My Darkest Desire
Romance"La volevo, solo per me, odiavo quando qualcun'altro la toccava. Provavo di tutto quando ero con lei. Era il mio desiderio oscuro" (When The Night Comes Down series. Libro 4) Ho sempre avuto tutto quello che volevo, perché la mia famiglia me lo ha...