21

95 8 0
                                    

SEBASTIÁN.

Lei per me era un nemico, ed il nemico andava allontanato.

Non mi importava se mi dava fastidio vedere quell'espressione sempre imbronciata sul volto, come se nulla potesse davvero farla sorridere ultimamente.

Non mi importava se mi aveva dato fastidio non vederla in giro per casa per quasi tutto il giorno, perché le cazzate della madre l'avevano buttata giù più di quanto avrebbero dovuto.

Non mi importava se il mio cuore aveva iniziato a battere come mai prima d'ora, quando aveva poggiato le sue labbra carnose sulle mie.

Smuoveva dentro di me cose che non avevo mai sentito prima, mi voleva manipolare e questo non andava bene.

Era il nemico, ed il nemico andava allontanato.

Non potevo darle quello che voleva, doveva capire che non poteva giocare con me, non ero una sua cazzo di pedina, non ero debole.

Perché mia madre si era assicurata di rendermi forte, dovevo ringraziarla per questo.

Rimasi indietro a tutti, mentre camminavamo verso il ristorante.

Evelyn era più avanti, mentre parlava con le ragazze e con Jordan, sembrava che quei due stessero diventando quasi inseparabili.

Strinsi le mani a pugno.

Con lui rideva e parlava spensierata, mentre con me era sempre imbronciata e sulla difensiva.

Fanculo.

—Hai finito di perforare le schiene di Evelyn e Jordan?— domandò Julián, che aveva rallentato per stare al passo con me.

Lo ignorai.

—Per essere uno a cui non frega un cazzo, sembra che ti dia fastidio che stia parlando con lui— aggiunse ed io continuai ad ignorarlo.

Si annoiava così tanto che doveva inventarsi stronzate su di me.

—Ti è piaciuto il bacio che ti ha dato, almeno?— domandò ancora e fu allora che ne ebbi abbastanza —se hai intenzione di rompermi le palle sarà meglio che tu torni da Emerson a parlare con lui— sibilai infastidito, Julián mi fece un sorrisino —ti dà proprio fastidio essere ignorato dalla biondina, eh?— ero pronto a dargli un pugno in faccia, solo che lo avrei fatto quando saremmo stati a casa, odiavo dare spettacolo.

Non me ne fregava un cazzo di Evelyn Robertson, per la miseria.

Doveva per forza essere così. Io non mi affezionavo così facilmente, anzi, era quasi impossibile, per questo i ragazzi erano gli unici che definivo 'famiglia'.

Al liceo ci eravamo trovati così in sintonia, ognuno di noi stava soffrendo per qualcosa ed era per quello che eravamo diventati gli 'Impostors'.

Avevamo dominato il liceo fino al terzo anno, poi Wyn ci aveva fatti mandare in riformatorio e ognuno di noi era diventato diverso, non sapevo più che cosa cazzo ci legasse, ma non avevamo neanche intenzione di separarci.

Anche se odiavo con tutto me stesso ammetterlo, non mi sarei diviso da loro, perché erano gli unici dalla quale potevo voltarmi quando avevo bisogno di aiuto.

Mi stavo già concedendo di essere debole, facendo entrare i ragazzi, una donna era fuori discussione.

L'amore, l'attrazione o qualsiasi altra stronzata erano fuori discussione.

Bastava guardare come stavano messi i miei genitori, per farmi capire che erano tutte cazzate alla quale non avrei mai creduto.

Speravo solo che Aaron, Emerson e soprattutto Cameron, considerato il bambino, non ne rimanessero scottati.

My Darkest DesireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora