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EVIE.

Per quanto avere quel set tra le mani mi faceva esplodere il cuore di gioia, non potevo accettare il regalo.

Perché proveniva da lui e con lui erano successe delle cose. Non poteva comprarmi così.

In teoria, non gli sarebbe dovuto importare affatto.

Sospirai quando arrivai dinanzi la sua porta e bussai un po' titubante.

Dovevo farlo.

Tenni lo sguardo sul set a cui avrei rinunciato a fatica, era stupendo, ma non potevo accettarlo da lui.

Pazienza, più avanti me ne sarei comprata un'altro, da sola.

Sebastián venne ad aprire la porta qualche minuto dopo, appena mi vide fece un ghigno.

—Ti stavo quasi aspettando, sai? Sapevo che me lo avresti ridato, ma io non posso farci molto con un set da disegno, sei tu la designer— mi disse divertito, entrai nella sua stanza, non volevo che gli altri ci sentissero.

Lui chiuse la porta e ci si appoggiò, incrociando le braccia, era, di nuovo, a petto nudo e io dovetti impiegare molta forza per tenere il mio sguardo fisso sul suo viso, bello come una divinità.

—Se sai che te lo avrei ridato, perché lo hai comprato? Anzi, perché lo hai comprato in generale?— gli chiesi, apprescindere dalla mia reazione, perché aveva comprato qualcosa che volevo io?

Perché doveva confondermi così tanto da farmi quasi perdere la testa?

Lui mi scrutò con lo sguardo serio, senza dire nulla, cosa che non mi aspettavo. Credevo che avesse la risposta pronta, come sempre.

—Insomma, diciamo che non è costato poco— aggiunsi, sperando di ricevere una reazione —per me i soldi non sono un problema— ribatté, ne ero molto consapevole, ma non era quello il punto.

—Sebastián, vorrei sapere perché lo hai comprato. Un momento prima mi dici di non provare nulla per me e poi? Che cos'è che fai? Mi fai un regalo?— il modo in cui era riuscito a farlo senza farsi vedere, era un'altro discorso.

Perché aveva speso una parte, per quanto microscopica potesse essere a confronto, del suo patrimonio, per me?

Lo vidi deglutire, la frustrazione dipingere il suo viso.

Per caso non lo sapeva neanche lui? Questo non era molto rassicurante per i miei dubbi e la mia confusione.

Non saremmo andati da nessuna parte in quel modo.

—Sai che c'è? Forse è meglio che lascio perdere, tanto è tutto una causa persa con te. Sappi solo che non posso accettarlo, non quando la situazione tra noi è così: dici di odiarmi, poi di non provare nulla per me, poi mi insulti e tutto il resto— ricordavo ancora le sue parole di odio prima di uscire, infatti, non dovrei neanche essere qui a parlargli.

Lasciai il set, a malincuore, sulla sua scrivania e mi avvicinai alla porta per uscire. Mi aspettavo che si scostasse per farmi passare, ma rimase lì davanti alla porta immobile.

Abbassò la testa per guardarmi ed io alzai la mia, le nostre iridi si scontrarono per continuare in modo silenzioso, la guerra che c'era tra noi.

—Tienilo— mi sussurrò, ad un passo da me —solo se mi dici il perché lo hai fatto— lo stuzzicai, non credevo che gli importasse sul serio che lo tenessi o meno, ma valeva comunque provarci.

—Tu...— iniziò ma si bloccò subito. Era davvero frustrato, come se volesse dire tante di quelle cose, ma non riuscisse a mettere insieme neanche una frase.

My Darkest DesireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora