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SEBASTIÁN

Camminai il più lontano possibile da quella maledetta spiaggia e da lei, sentendo l'urgenza di andarmene a casa.

"Fammi indovinare, sei un tipo da montagna?"

Ero tipo da un cazzo, né mare, né montagna, volevo solamente starmene per i fatti miei.

Perché di punto in bianco la presenza Evelyn Robertson non mi aveva irritato come di solito faceva?

Avevo anche dovuto salvarla, prima che le venisse qualcosa sotto i miei occhi.

Fanculo.

Uscì dal lido senza avvisare nessuno e mi incamminai verso la villa.

Mi accesi una sigaretta per cercare di calmare i nervi e non mi girai neanche una volta verso quella maledettissima spiaggia.

Urtai alcuni passanti, incurante di chiedere scusa, avevo i nervi a fior di pelle e avevo bisogno di calmarmi.

Il modo in cui i suoi capelli corti, mossi e biondi le erano ricaduti davanti al viso quando aveva iniziato ad ondeggiare la testa insieme al resto del corpo, seguendo la musica...

Il modo in cui il suo piccolo corpo faceva dei movimenti così sinuosi ed accattivanti...

Il modo in cui i suoi occhi azzurri come il cielo mi osservavano, prima spaventati e poi pieni di rabbia...

Fuoco. Avevo visto tanto fuoco in lei. Una parte di se stessa che non aveva mai sperimentato e che non lasciava uscire allo scoperto, perché così le era stato detto di fare, perché non le avevano insegnato a comportarsi in quel modo.

Chissà che cazzo le aveva insegnato quello stronzo di suo padre...

Strinsi la mano libera a pugno, irritandomi ancora di più.

Che cazzo stavo facendo?

Sentì il telefono squillare, lo presi dalla tasca dei jeans e vidi il nome di mio padre, l'ultima cosa della quale avevo bisogno in quel momento.

Ma sapevo che mi avrebbe richiamato fino a quando non lo avessi risposto, lo conoscevo fin troppo bene.

Samuel Rodríguez era fin troppo insistente, in qualsiasi campo.

Risposi di mala voglia —che cosa c'è, papà?— dissi, sperando che non volesse dirmi di essere appena atterrato a Miami, magari pure con la mamma, in quelle poche volte in cui si ricordavano di essere sposati.

Si riempivano di così tanto lavoro e cose da fare (specialmente mia madre), che si dimenticavano tutto il resto. Era come se quei due fossero degli amici che si incontravano ogni tanto, a tempo perso e non marito e moglie. Ma io non mi ero mai intromesso in quella storia, se loro erano felici in quel modo, a me non poteva importare di meno, non avevo nulla a che fare con la loro sottospecie di relazione.

¡Hijo! ¿Cómo estás?— mi domandò raggiante, con il nostro accento messicano, avvolte sembrava che tra i due l'adulto fossi io.

—Si può sapere che c'è?— gli chiesi io, a corto di pazienza —hijo, gli uomini della mia officina mi chiedono quand'è che hai intenzione di riprendere a correre. Sono passati anni dal tuo incidente— mi disse, riportando a galla sempre la stessa storia.

Mio padre e tutta la sua cerchia  avevano sempre sperato che io diventassi un automobilista come lui. Quando ero bambino, mi aveva fatto iniziare e avevo vinto anche diverse gare, non era una cosa che mi aveva mai entusiasmato, ma almeno mi teneva fuori dalla noia che c'era a casa all'epoca, vivendo con le tate e non con i miei, sempre in giro per il mondo.

My Darkest DesireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora