SEBASTIÁN.
Guardai quello stupido set da disegno che aveva lasciato sulla mia scrivania ieri, come se non fosse una delle cose che desiderasse di più.
Non la capivo.
Se avessi fatto una cosa del genere ad un'altra ragazza, soprattutto a quelle che mi facevano incontrare i miei genitori, me la sarei ritrovata davanti la porta, vestita da sposa, probabilmente. Oppure, per essere meno tragico, ne sarebbe stata davvero tanto felice.
Lei no, me lo aveva ridato.
Perché diamine pensava di non poterlo accettare? Era un regalo, si prendeva e si ringraziava.
Perché doveva rendere tutto così complicato e confuso?
Che cosa me ne dovevo fare di quel dannato set?
Dovevo farlo sparire dalla mia scrivania, mi ricordava troppo lei e dopo stanotte, quando era venuta in camera mia dopo l'incubo, non potevo permettermi di averla come figura nella mia vita.
Lei. Non. Doveva. Esserci.
Non avrei dovuto fare quella cazzata di comprargli quel dannato set, solamente perché, il solo pensiero dell'enorme sorriso che le si sarebbe formato in volto mi aveva provocato uno strano calore nel petto.
Non importava se, al solo immaginarla saltellare per la felicità, avessi fatto un piccolo sorriso da idiota.
Queste cazzate le facevano Aaron, Emerson e Cameron. Non io.
Non io, cazzo.
L'avrei solamente ferita. Era già ferita.
Mi stava mandando in tilt e non potevo permettere che succedesse, quello che le avevo detto ieri era vero.
Il suo tocco aveva accesso il fuoco dentro di me.
Quella voglia di toccarle le guance e sfiorarle le labbra con le mie, era stata troppo travolgente.
No. Niente sentimenti inutili, cazzo.
Non poteva continuare a comportarsi così bene con me, non quando io non meritavo un trattamento del genere.
Buttai il set nel mio armadio e lo lasciai lì, probabilmente sarebbe rimasto qui a Miami a prendere polvere. Avrei potuto anche cambiarlo, ma non c'era nulla che facesse per me in quel dannato negozio.
Perché si negava la possibilità di possedere cose che la rendevano felice?
Diedi un pugno sulla scrivania, incazzato nero.
Si stava prendendo la mia mente.
Era un nemico. Il nemico andava fermato e annientato.
Mi chiusi in bagno, cercando di fare altro.
Dovetti indossare il costume, perché Aaron mi aveva detto che quella mattina volevano stare un po' in spiaggia ed io non potevo continuare ad andarci senza indossare il costume, altrimenti mi avrebbero fatto domande.
E avrebbero preteso risposte che non ero disposto a dare.
Uscì dalla mia camera, cercando di armarmi di tutta la pazienza possibile per affrontare quella mattinata e gli inviti di Jordan ad entrare in acqua.
Odiai il fatto che rallentai quasi d'istinto quando passai davanti alla camera dove stava Evelyn, la cui porta era aperta.
Deglutì e strinsi le mani a pugno lungo i fianchi.
Non doveva catturare la mia attenzione.
Ma, come una calamita, mi avvicinai lentamente all'uscio della porta.
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My Darkest Desire
Romance"La volevo, solo per me, odiavo quando qualcun'altro la toccava. Provavo di tutto quando ero con lei. Era il mio desiderio oscuro" (When The Night Comes Down series. Libro 4) Ho sempre avuto tutto quello che volevo, perché la mia famiglia me lo ha...