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SEBASTIÁN.

—Auguri, cazzone!— esclamò Jordan, entrando nella stanza dove Emerson e Lenora dormivano. Solo che, Lenora si era alzata prima, per poterci permettere di andare a svegliare il nostro amico con i nostri modi delicati.

Lui si mosse, mugugnando qualcosa di incomprensibile, ma sicuramente qualche imprecazione contro le maniere del suo migliore amico.

—Auguri, bello. E sono venti anche per te— gli disse Aaron, scompigliandogli i capelli. Avevo notato che avevano legato molto di più da quando Aaron aveva scoperto che Lenora era sua sorella.

Emerson si mise a sedere, con gli occhi assonnati, sbadigliando —voi coglioni non potevate aspettare, eh?— disse, con voce assonnata. Cameron rise di fianco a me —andiamo, amico, lo sai che è così che funziona la tradizione— gli disse —non sei contento che anche quest'anno Jordan si è ricordato che è anche il tuo compleanno?— gli disse Julián, ridendo.

Jordan alzò gli occhi al cielo, ignorandolo.

Bè, Emerson era nato il 4 luglio, festa nazionale negli Stati Uniti e Jordan, essendo lui metà americano, un anno si era focalizzato di più su quello che sul compleanno del migliore amico.

Dopo avergli fatto gli auguri, sparì velocemente nella mia stanza. Ero di pessimo umore e l'ultima cosa che volevo fare quel giorno, era festeggiare, ma sapevo di dover fare uno sforzo per il mio amico.

Ma, la mia testa riusciva a pensare ad una sola cosa.

Lei.

Evelyn Robertson non mi dava tregua. Mi stava ignorando, cosa che mi dava molto più fastidio di quello che avrebbe dovuto. Dopo che le avevo spezzato il cuore ancora una volta, lei aveva deciso di comportarsi come se io non fossi mai stato parte della sua vita, come se non fossi mai significato nulla, come se lei non si fosse dichiarata a me qualche giorno fa.

Come se non fossi mai stato dentro di lei. Prendendole la sua prima volta.

Strinsi le mani a pugno. Ora che aveva sistemato le cose con il suo amico, ci passava molto tempo insieme ed erano entrambi felici più che mai.

Io e i ragazzi avevamo accompagnato Cassian Steele ad incontrare la madre di Cameron e il padre di Emerson. Dopo una lunga conversazione, era sceso a patti che Callum gli avrebbe pagato gli studi e la residenza in dormitorio, mentre Felicity avrebbe sistemato sua madre, che si sarebbe per forza dovuta spostare dall'Australia.

Avevo osservato quella scena più del dovuto, ma non perché fossi interessato che la conversazione andasse a buon fine, ma perché, più guardavo Callum Murray e Felicity Pembroke proporre alternative di "salvataggio" a spese loro, ad un emerito sconosciuto, più non riuscivo a smettere di pensare a quando Evelyn mi aveva detto che non tutti eravamo delle persone cattive.

Che cosa ci avrebbero guadagnato quei due nel prendersi la responsabilità per un ragazzo mai visto prima? Nulla di nulla, ma gli stavano tendendo la mano lo stesso, per dargli speranza, per dirgli che esisteva una realtà migliore di quella in cui aveva vissuto fino a quel momento.

Guardandoli, mi ero reso conto che Evelyn aveva cercato di fare lo stesso con me, ma non avevo voluto stringere la sua mano.

Fanculo a lei e alla sua bontà, purezza, dolcezza.
Fanculo al suo sorriso radioso, ai suoi capelli biondi così lucenti e morbidi.
Fanculo ai suoi occhi blu, in cui mi perdevo e ritrovavo una versione più pura, umana e reale di me stesso. Ogni fottuta volta.
Fanculo a lei, che mi si era insinuata nella testa, facendomi fare stupidaggini, facendomi provare sentimenti pericolosi per i miei equilibri.

My Darkest DesireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora