Capitolo 9

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Le fitte non se ne volevano andare, i canini stavano crescendo lentamente -lo sentivo- facendomi quasi urlare dal dolore, non potevo nemmeno parlare da quanto dolore mi causavano. I canini crescevano troppo lentamente, per i miei gusti. Per non pensare alle fitte, notai che eravamo in viaggio da più di mezz'ora, e che, naturalmente, Brad, non aveva ancora smesso di parlare al cellulare.
«Dove andiamo?» chiesi, fissando il paesaggio nero fuori dal finestrino.
Ethan mi fissava insistentemente. Non capii il motivo, ma mi feci piccola piccola in mezzo a quei due vampiri imbecilli. Era abbastanza silenzioso e questa cosa mi preoccupava da impazzire. «Lo scoprirai.» sussurrò Ethan al mio orecchio, provocandomi altri dannati brividi. «Devi sapere però che è meglio se stai il più possibile in silenzio, altrimenti rischierai di graffiarti le belle labbra che ti ritrovi.»
«E perché? Io adoro parlare. Non riesco a stare zitta nemmeno se mi bendano.» esclamai io per sdrammatizzare, anche se mi sarei messa a piangere.
«Perché altrimenti i tuoi canini te le graffieranno, dato che non sai come rimetterli dentro. E dato che non sei ancora del tutto un vampiro completo, in questo locale è meglio se non sentono odore del sangue in generale, soprattutto il tuo, altrimenti ti salteremmo a dosso.»
«Salteremmo?» domandai deglutendo a fatica. Nel frattempo Brad aveva smesso di parlare al telefono interrompendo la conversazione tra me e Ethan, fortunatamente, credo.
La macchina si fermò davanti a una discoteca per ricconi. «Io non posso permettermela.» dissi a entrambi.
«Ma porca puttana, te non ti zittisci proprio mai eh. Se vuoi essere mangiata da cento vampiri fai come vuoi.» esclamò irritato Ethan, andandosene. Lasciandomi sola con Brad.
«Scusalo, da quando ti ha visto vestita in questo modo non riesce a stare calmo.» si fermò un'attimo per dare i soldi ad un buttafuori. «Comunque un po' ha ragione. Dovresti stare attenta. Basta che stai sempre con me o con lui. Anche se preferirei averti esclusivamente per me.» Diventai rossa e immediatamente la musica mi invase. Era troppo alta. Non riuscivo a sopportarla, e questo dolore lancinante alla testa mi fece barcollare, facendomi attaccare al braccio di Brad. «Scusa ma la musica è troppo alta.»
«È perché ti stai trasformando in vampiro, non ti preoccupare poi passerà tutto.»
Annuii e insieme ci dirigemmo in fondo al locale. Passammo attraverso una porta e mi ritrovai dieci sguardi puntati addosso. Erano tutti, e ripeto, tutti maschi. «Cazzo Brad! Pensavo ci fossero anche delle femmine.» sbraitai al suo orecchio, tanto la musica era troppo alta.
«Wow ma sei veramente uno schianto, Emily!» Era Nathan. Non volevo vederlo, figuriamo parlare con lui, bleah.
«Ciao stronzo.» affermai con tono normale: Brad aveva chiuso la porti alla dietro di noi, attutendo la musica all'esterno.
Brad rise, e iniziò a presentarmi a tutti i suoi amici vampiri. Mi fecero sedere in mezzo a Nathan e ad un ragazzo che, se non ricordavo male, si chiamava George. Sembrava un tipo apposto, ma lo avrei voluto uccidere quando tentò di allungare un braccio dietro il mio collo, facendo finta di sbadigliare. Neanche fossimo in un film!
Dopo un po' che facevo conversazione, vidi Brad, che usciva dalla porta e iniziava a ballare con delle ragazze. Lo aveva fatto apposta? Aveva lasciato la porta socchiusa, facendomi avere una perfetta visuale di lui insieme a due ragazze, mentre io ero lì in mezzo a dei vampiri che avevano ucciso una mia amica.
Nathan notò che i miei occhi fissavano Brad ballare, pronta per ucciderlo alle spalle, allora mi sussurrò all'orecchio: «Perché non provi a farlo ingelosire? Dopotutto hai una reputazione da difendere. Sei o non sei la ragazza più popolare della tua scuola?»
Volevo veramente farlo ingelosire? Era questo che volevo? O avrei voluto solo ricevere un po più di attenzioni? Al diavolo!
«E come posso farlo ingelosire?» l'idea mi allettava non poco. «Sarà impossibile,» continuai io. «io non gli piaccio nemmeno un po'.» dissi tornando a fissare quelle due troie che ballavano con lui. Cioè volevo dire ragazze. Ma chi prendo in giro erano proprio delle puttane.
«Certo che gli piaci.» alzò le spalle Nathan.
«E tu come fai a saperlo?» lo guardai di sottecchi.
«Sono il suo migliore amico, dopotutto.»
Perfetto. Il ragazzo per il quale avevo un briciolo d'interesse, aveva come migliore amico un pazzo psicopatico che uccideva delle ragazze. Di bene in meglio. Beh, anche il fratello non era di meno..non mi stavo facendo delle buone amicizie, proprio no.
«Dai vieni a ballare.» Senza attendere una mia risposta, mi tirò su dal divanetto, trascinandomi in pista. Senza badare a lui, che ballava da fare schifo, mi feci trasportare dalla musica, che era molto più alta.
Dopo mezz'ora che ballavamo, una fitta impossibile da sopportare mi trapassò la bocca. Nathan lo notò, ma non fece in tempo a riportarmi dentro la stanza privata di prima, che per sbaglio, con i canini, che ormai spuntavano fuori, mi tagliai il labbro; proprio come aveva detto Ethan. Volevo dirgli che mi serviva un fazzoletto, ma peggiorai solo la situazione.
Mi ero fatta un taglio abbastanza profondo, ma non avevo parlato, o quasi.
Dopo poco mi ritrovai Brad accanto. Senza darmi una spiegazione mi prese in braccio portandomi in bagno. Mentre mi spingeva, notavo tutti i vampiri all'interno del locale che mi fissavano, ormai già con i canini ben in vista, tanto per non impaurirmi.
Entrati in bagno Brad, mi mise a sedere sul marmo del lavandino, prendendo tutta la carta igienica e dei fazzoletti per fermare il sangue. Lo fissavo negli occhi e notai che a stento riusciva a trattenersi. «Mi dispiace.» sussurrai triste.
«Emily, non voglio farti del male. Ma è meglio se stai alla larga da me. Non sono bravo in queste situazioni.» si voltò dandomi le spalle, stava stringendo i pugni talmente forte, da avere le nocche bianche.
«Hai ragione.» sussurrai di nuovo.

Non feci in tempo a scendere dal lavandino, che me lo ritrovai davanti. Le nostre labbra erano a pochissimi centimetri di distanza.
«Al diavolo.» sbottò lui prima di baciarmi. Le nostre bocche erano un tutt'uno la sua lingua esplorava la mia bocca e io viceversa.
Ero al settimo cielo, letteralmente.

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