Capitolo 7

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Camminavo per il giardino, mentre, costantemente, lo ammiravo. Toglieva decisamente il fiato. Milioni e milioni di fiori diversi, erano cosparsi come pallini sul prato e nei vasi. Li toccai uno per uno e li annusai tutti; tanto, tempo da passare in quella casa, ne avevo ed anche molto, purtroppo. I fiori erano un bel passatempo, non mi facevano pensare a niente, ed era meglio così. Passai sotto un arco fatto di foglie e notai, subito dopo, un amaca, legata in mezzo a due ulivi. In quel momento avrei voluto avere una bella tazza di tè caldo e un bel libro da leggere in santa pace. Mi avvicinai ad essa, e, lentamente, mi ci sedetti sopra. Piano piano, avendo paura di romperla, mi sdraiai e iniziai a riflettere, cosa che, in quel momento, non avrei voluto veramente fare, ma, che oramai, era essenziale. Ripensai a come mai, mia mamma, non mi aveva telefonato. Forse avrei dovuto farlo io. E così feci. La chiamai, ma, dopo il quinto squillo, parti la segreteria telefonica.
Mi dondolai, e persi la cognizione del tempo, cosa molto rilassante. Chiusi gli occhi e provai a farmi trasportare in un'altro luogo, ma più fantasioso di così era impossibile. Vampiri, pff. Come potevano veramente esistere? Avevo sentito e letto storie di vampiri, ma venivano raccontate ai bambini per impaurirgli, così da non fargli fare le bizze. Al solo pensiero mi veniva da ridere, assurdo. Mi dondolavo da un lato all'altro dell'amaca, e in quel silenzio, mi sentivo tanto sola, non c'era nessuno. Mia mamma e mio babbo non si facevano sentire, eppure avevo provato a chiamarli anche io, ma non ci fu risposta. Cercai di non pensarci troppo, ci saranno stati dei problemi a casa, ma nulla di preoccupante.

«Emily!» sentii urlare. Ma rimasi zitta, non volendo essere disturbata. «Sono Brad.» sentii dire, dall'omonima persona. Appena lo sentii dire il suo nome, salvo con fermezza che quello era un motivo in più per non farmi trovare da lui. Ma, naturalmente, essendo casa sua, la conosceva meglio di me, infatti sentii le sue scarpe che si muovevano furtive sopra l'erba umida. Aprii un occhio e lo vidi seduto, mentre mi fissava immobile.
«Che vuoi?» domandai fredda.
«Scusarmi, per prima.» non proferii parola, rimasi zitta ed immobile. «Sono stato un vero stronzo.»
«Prima di tutto ti sei già scusato. Secondo di poi,» aprii gli occhi, sapendo che non mi avrebbe lasciato più in pace. Iniziai così ad elencare sulle dita le cose che gli stavo dicendo. «che eri stronzo lo sapevo già. E poi, la tua fama ti precede, e, Brad, stai sicuro che non è delle migliori.» cercai di restare impassibile, ma era difficile, non sorridere guardando quei due occhioni verdi. Cercavo di restare seria, e per non sorridere con una cretina iniziai a fissare il cielo sopra di me: ero esausta, e la giornata non era ancora finita. Era successo tutto quel giorno, da non crederci.
«Devo dire però, che neanche Matthew ha una fama da leader.» chissene frega di Matthew, pensai subito.
«Lo so.» alzai le spalle, osservando i colori del cielo: stava diventando sera. Il tempo passava troppo lentamente.
«E allora perché ci stai insieme?» domandò incuriosito.
«Non sono propri affari tuoi, ma se lo vuoi proprio sapere l'ho lasciato, quindi non hai da preoccuparti di nulla.»
«E quando l'avresti fatto?» domandò stupito. «Non puoi vederti con lui adesso. Sei qui, con me.»
«E con il tuo meraviglioso fratello.» dissi ironica. Lui non rise. «L'ho lasciato al cellulare.» sorrisi al pensiero di questa liberazione, ma poi ripensai a quando mi picchiava e dei brividi mi passarono su tutto il corpo.
«Beh,» tossì lui, annuendo. «hai fatto bene, brava.»
Borbottai un «grazie».

Rimanemmo in silenzio, fino a che lui non parlò. «Apri la bocca.» si alzò pulendosi i pantaloni.
«Non ci penso nemmeno.» risposi seccata dalla sua presenza. Si avvicinò un po troppo, talmente tanto da farmi bloccare il respiro. Cazzo, era proprio bello. «Tu sei pazzo.» sussurrai.
Sorrise beffardo, poi si tirò un po più su ed io riuscii a respirare: «No, io sono un vampiro pazzo, è diversa la cosa.» aprì le braccia con fare teatrale e poi si mise una mano nei capelli, per scompigliarli. Gli stavano una favola.
«Devo vedere a che punto sono i canini.» ritornò al posto di prima.
«Sono ad un buon punto, grazie.» mi girai dall'altra parte. Era veramente pazzo, guardarmi i canini? Ma siamo pazzi? Ho i canini come tutte le persone normali, no? Mi prese il volto tra le mani, l'amaca si muoveva come una furia e poco dopo ci trovammo per terra. Io ero sotto e lui era sopra. Serrai la bocca quando provò mettermi una mano in bocca. Mi bloccò le mani sopra la testa e con la mano libera mi passò le dita sul collo facendomi venire i brividi. Non volevo aprire ma quel tocco, era così leggero, nessuno mi aveva mai sfiorato il collo in questo modo. Senza che me ne rendessi conto la sua mano dal collo era passata al naso.. Aspetta, al naso? Me lo tappò prendendomi alla sprovvista. Provai a non respirare, ma non resistetti più di tanto, così aprii la bocca e presi una bella boccata d'aria.
Terminato il controllo, si staccò da me e si rimise a sedere nello stesso posto di prima.
«Ethan ha letto una lettera di tua madre, quella vera. C'era scritto che tu non sei nata dal matrimonio con tuo padre.» disse.
«Che vorrebbe dire?» provai a non pensarci troppo, ma avevo già capito «Ethan ha fatto un po di ricerche,» Ma Ethan è uno scienziato? Sapeva tutto di me, neanche fossi sua sorella. «e abbiamo scoperto che tuo padre non è il Principe Mihaoc. Quindi tu sei una figlia illegittima.» sussultai all'ultima parola.

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