Capitolo 10

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Dopo vari minuti, si staccò da me. «Sei buona
«Come scusa?» lo guardai male, forse non avevo sentito molto bene.
«Hai capito. Il tuo sangue è veramente squisito.» mi guardò malizioso. Scesi dal lavandino e mi guardai allo specchio, la ferita si era rimarginata da sola, i canini erano rientrati e sul mento non avevo traccia di sangue.

«Quindi tu, mi hai baciato solo per sentire il sapore del mio sangue?» Lui non rispose, ma si limitò a guardarmi dal riflesso nello specchio, sorridendomi malizioso. Mi voltai di scatto, guardandolo negli occhi. Il tempo sembrò rallentare e presa da una furia cieca, gli diedi un sonoro schiaffo sulla guancia sinistra, facendolo voltare dal lato opposto. Incazzata, cercai di ricacciare le lacrime dentro, così gli gridai: «Io non sono una delle tue puttane, stronzo.»

Uscii dal bagno infuriata, trovando Nathan che mi aspettava fuori da questo, guardandomi preoccupato. Nessuno mi fissava più, avevano tutti ripreso chi a ballare chi a bere.
«Tutto apposto?» domandò osservandomi.
«Ho bisogno di ubriacarmi.» dissi urlandogli, per sovrastare la musica. In quel momento odiavo tutto. Io non ero una puttana, tanto meno una delle sue. Ma chi si credeva di essere, lo odiavo cazzo.
«Così ti voglio.»
Andai dal barista seguita a ruota da Nathan. «Dimmi bellezza.»
«Dammi la cosa più forte che hai.» dissi. Mi diede un bicchiere enorme, con dentro un'affare rossastro. Ne bevvi un sorso ed era squisito. Lo finii in cinque minuti, andando a ballare insieme a Nathan. Volevo scordarmi tutta la serata. Sarebbe stato meglio non venire.
Ad un tratto mi sentii prendere per i fianchi e vidi Nathan che si stava avvicinando a me. Ballammo attaccati per un'ora intera. «Sei proprio brava!» esclamò Nathan dandomi una sculacciata e facendomi ridere: ero un po' alticcia. Non mi sentivo tanto bene, ma mi ricordavo ancora troppo bene tutta la serata, così decisi di ritornare dal barista per farmi dare la stessa bevanda alcolica che mi aveva dato una o due ore fa, credo ci fosse stato sangue mischiato ad alcool, o qualcosa del genere.
Intorno a me, un mucchio di persone ballavano, altre mi fissavano. Un ragazzo che non conoscevo, venne a sedersi accanto a me. «Ciao, tesoro.» Non era per nulla brutto, anche se le luci della discoteca non aiutavano molto, però nulla in confronto a Brad. Faculo Brad e il resto del mondo. «Ciao sconosciuto.» gli sorrisi.
«Sei proprio bella sai?»
«Grazie, anche tu non sei male.» portava una camicia celestina e dei jeans strappati.
«Come mai qui, tutta sola soletta?» non risposi, ma iniziai a fissare Nathan che continuava a ballare, facendomi sorridere. «Sei fidanzata?» mi domandò di nuovo.
Feci 'no' con la teste, ma lui continuò a parlare. «E come mai quel ragazzo in fondo al locale mi sta guardando come se volesse strapparmi gli occhi dalla faccia?» seguii il suo sguardo e vidi che il ragazzo di cui stava parlando era Brad, che ci fissava in un modo indescrivibile, tra l'odio e il desiderio. Mi avvicinai all'orecchio di questo ragazzo sconosciuto e gli sussurrai: «Beh..lui mi ha baciata per il mio sangue.» stavo dando per scontato che anche lui fosse un vampiro. Eravamo molto lontani da Brad, non poteva sapere chi fosse. «È stato abbastanza stronzo, ed io sono molto incazzata.»
«Perché non lo fai ingelosire?» domandò lui con sguardo seducente.
«Ma che avete oggi voi maschi? Volete farlo ingelosire tutti!» esclamai ripensando alle parole di Nathan. Lui mi guardò con un punto interrogativo stampato sulla fronte e io gli dissi che era una storia troppo lunga. Aveva il colore degli occhi indecifrabili, era un bel ragazzo. «Comunque potresti fare una prova con me.» disse lui sempre sorridendomi. «Dimmi almeno il tuo nome prima di iniziare.»
Iniziare a fare cosa? Mi girava la testa per il troppo alcol ingerito.
«Emily.» risposi.
«William.» disse lui dandomi la mano per poi stringerla.
«Adesso che ci siamo conosciuti, possiamo farlo ingelosire.» senza che potessi ribattere, si avvicinò alle mie labbra, per poi baciarle avidamente. Mentre mi baciava, iniziai a pensare a Brad e al bacio di poco fa. Dopo che si staccò, mi diede il cinque per poi sussurrarmi all'orecchio:«Ha ragione il tuo amico, sei proprio brava. Ci rivedremo al più presto.» e poi se ne andò via dal locale.
Nathan continuava a ballare. Poco dopo però, venne accanto a me. «Ci sei riuscita, brava.» disse applaudendomi.
«A fare cosa?»
«A farlo ingelosire.» continuammo a parlare e a parlare. E poi, tornammo nella saletta privata del nostro gruppo, ma prima andai in bagno per rimettermi a posto il trucco.
Tornata, notai che c'erano tutti. A dir la verità notai solo Brad, che continuava a fissarmi. Nathan, che non capiva cosa stava succedendo tra noi due, aveva una faccia a dir poco esilarante, così decisi di raccontarli tutto. «Che stronzo!» esclamò infine.
«Nathan avevo sbagliato il mio giudizio su di te, certo ti odierò sempre per aver ucciso una mia amica, però..» riflettei. «Sei stato gentile con me stasera, quindi grazie.» Dopo questa avevamo appurato che ero veramente ubriaca, però c'era qualcosa in lui che me lo faceva avere in simpatia.
«Ma figurati, se hai bisogno chiama.» ci scambiammo i numeri di cellulare e continuammo a parlare.

Guardai l'orologio alla parete e segnava le quattro del mattino. Era tardi, io ero ancora ubriaca ma non ero stanca. Dopo un po' Brad, decise di venire a sedersi accanto a me, mentre io e Nathan parlavamo ancora. «Ehi.» disse. Feci finta di nulla, facendolo irritare. Ethan era tutta la sera che parlava insieme ai suoi amici, non calcolandoci nemmeno. «Ho detto "ehi"!» sbraitò Brad.
«Ops, scusa non ti avevo sentito.» gli dissi per poi ritornare a parlare con Nathan che mi sorrideva soddisfatto. Sarà stato il suo migliore amico, però era dalla mia parte.
«Non puoi essere così permalosa.»
«Permalosa? Io non lo sono di certo. Sei tu il rompi palle qui.» non so precisamente perché avevo detto così, però non ero in me, quindi andava più che bene.
«Okay, sei ubriaca. Ti porto a casa.» senza dire nulla, salutai Nathan e io e Brad tornammo a casa, lasciando Ethan a divertirsi.
Appena entrai in quella meravigliosa villa, mi buttai sul divano addormentandomi pesantemente.

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