Come aveva detto? Solo un sorsetto, vero?
Mi sentivo prosciugata, nel senso letterale della parola. Ero un vampiro a tutti gli effetti e il sangue si riproduceva velocemente, ma non così velocemente. Ethan, durante la sua lezione di storia aveva detto: «Il nostro sangue si riproduce molto velocemente, solo i discendenti di Dracula, avendo un sangue molto speciale, ci mette di più a riprodursi.»
Era una delle poche che mi ricordavo.
Non credevo che William lo sapesse e quindi ero in fin di vita, distesa sempre su quel letto, che oramai era diventata una prigione per me. Piangevo; ma non era certamente una novità, era una cosa che capitava molto spesso. L'emozioni che provavo erano tutte in subbuglio. William era uscito. Era andato a fare un saluto ai suoi «fratellini», o almeno così aveva detto.
Ma chi lo ascoltava più?
Boccheggiavo, il respiro era irregolare e non dormivo da troppo tempo. Avevo fame, e i polsi e le caviglie facevano male. Volevo andarmene, ma non avevo nemmeno la forza di chiudere le palpebre. Avevo paura, che se avessi chiuso gli occhi mi sarebbero ritornate in mente tutte le cose brutte, che mi erano successe. Avevo anche paura che, la mia vita se ne sarebbe andata via, senza che neanche me ne accorgessi. Poi, ci pensai meglio. Se morivo, non mi sarebbe successo più nulla.
Senza nemmeno pensarci troppo, mi misi a sedere sul letto, presi le catene, che mi diedero una piccola scossa tramite le dita. Le presi, decisa. Inviai, mentalmente un'ultimo messaggio a Brad, per esserne sicura, di quello che stavo facendo. «Pronta.» dissi ad alta voce, più a me stessa che ad altri. Le legai ai polsi e caviglie, e feci dei piccoli scatti per far partire le scosse. Arrivarono, senza farsi attendere troppo. Mi morsi il labbro, per non urlare. Tre di fila, senza neanche fermarsi. Poi divennero quattro. Mano a mano, diventavano sempre di più e molto più potenti. I canini, ormai sviluppati, uscirono, infilzandosi nella carne delle labbra. Quel poco sangue che rimaneva, uscì a fiotti, macchiando le stesse lenzuola, già macchiate di sangue, ormai secco. Feci un sorriso amaro e il dolore continuò, imperterrito.
Chi l'avrebbe mai detto che sarei morta, così?
E poi non vidi più nulla.***
Era così essere morti? Se era così, era fantastico. Non sentivo nulla, solo un vocio di sottofondo, ma non era fastidioso, era quasi piacevole. Forse avrei conosciuto i miei veri genitori.
«Si sveglierà, vero?» sentii una delle voci in sottofondo, che mi sembrava familiare e, che aveva sovrastato tutte le altre.
«Dovrebbe, ma non ne sono sicuro. E non posso dirli quando succederà con esattezza.»
Aspetta. Perché sentivo le voci di queste persone?! Non ero morta? Dove ero? Non riuscivo a farne una giusta, cazzo.
Non volevo aprire gli occhi, ma non potei non farlo, quando pensai che non ne valeva la pena fare la finta morta. Se morivo, morivo e basta.
Gli occhi ci misero un po' per abituarsi alla luce della stanza. Davanti a me, c'erano una decina di persone. E riconobbi immediatamente due smeraldi, che mi osservava con occhi lucidi. Mi abbracciarono tutti, e Rebecca, mi promise che quando sarei stata meglio, io e lei saremmo andate a fare shopping.
Il Dottore Non Mi Importa Come Si Chiama, e tutti gli altri se ne andarono, lasciando me e Brad in quella stanza, che solo in un secondo momento, riconobbi come camera mia, nella casa dei fratelli Badescu. «Dov'è William?» domandai, impaurita.
«È in mano a Malcolm.» disse lui, fissandomi. Non so perché, ma tremavo, e vidi entrambi i polsi fasciati. E capii che le caviglie avevano ricevuto lo stesso trattamento, anche se non le potevo vedere, per la coperta pesante che avevo sopra.
«Che vuol dire?»
«Attenderà il giudizio della Corte. Verrà ucciso o marcirà nella sua cella, non mi interessa.» trasalii. Non ero triste per lui, mi aveva fatto del male, però non volevo sapere che cosa gli sarebbe successo. Rimasi in silenzio per un po'.
«Cosa ti ha fatto?» domandò lui, schietto. Non volevo parlare di queste cose, per nulla.
«Nulla.» mentii, ma la voce mi risultò un po troppo tremante.
Venne vicino a me.
Ora che ci pensavo bene, anche lui mi aveva fatto male; non fisicamente, ma con le parole e i fatti, c'era riuscito benissimo. «Se non me lo dici..» cominciò lui.
«Cosa?» lo fermai io. «Vuoi farmi del male? Non me ne hai già fatto abbastanza?» sbottai, senza riuscire a fermarmi. Rimase in silenzio, e solo in quel momento, sentii delle lacrime scendermi lungo le guance. Con una mano tremante, me le pulii senza pensarci due volte. Adesso basta. La ragazza dolce e carina, era morta quel pomeriggio, per colpa delle scosse elettriche.
«Mi dispiace.» disse lui, sincero. Poi di punto in bianco, il suo viso dispiaciuto, si trasformò in una maschera dura. «È stata colpa tua, però.» disse lui, ringhiando.
A quel punto, mi alzai dal letto, di scatto. Ebbi un'attimo un giramento di testa, poi mi ripresi. «Colpa mia?! Chi è quel figlio di buona donna, che mi ha illuso sui sui sentimenti che provava per me, eh? Sentiamo.»
«Io ti avrei illuso?» mi domandò incredulo. «Io non ti ho mai detto che ti amavo o che mi volevo mettere insieme a te. Ti facevo complimenti, perché volevo venire a letto con te. Tanto la dai a tutti no?»
Mi aveva dato di puttana, cosa che non ero. Dal mio viso sgomento, e dal suo viso pentito, intesi che aveva capito che aveva detto una cazzata. Ma il latte era stato versato. Infuriata e con le lacrime, di nuovo, agli occhi, mi diressi verso di lui e gli diedi uno schiaffo così forte, che il rumore del contatto risuonò in tutta la stanza. «Esci.» dissi tra i denti. I canini erano rispuntati, rompendomi di nuovo il labbro. Vidi una scintilla nei suoi occhi, mentre mi fissava il sangue scendermi sul mento. Si avvicinò, come aveva fatto William. Stava per infilzare i suoi canini nel mio collo, ma gli sussurrai all'orecchio: «Non sei diverso da William, Brad.»
Ritornò in se, e si staccò da me, facendomi cadere a terra. Le caviglie facevano male. Impaurita, dalla natura di quest'essere, e di quello che ero anche io, mi terrorizzava. «Emily..» provò a dire.
«Vai via.» dissi di nuovo, sconvolta e con le lacrime che mi rigavano le guance.
«Fammi spiegare.. ti prego.»
«Ho detto esci, cazzo!» urlai, coprendomi con le mani, gli occhi, come una bambina piccola.
Mi rimisi sul letto, piangendo a dirotto. E solo un pensiero mi tormentava la testa:
Era meglio se fossi morta; questo dolore è peggio della morte.
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Vampire's Destiny
ParanormalEmily, una ragazza come tutte altre, sogna da sempre una storia da favola. Ma la realtà è molto diversa dai racconti: la sua ultima relazione è stato un totale disastro, Matthew, il suo ex, la trattava malissimo e lei impaurita, ha deciso di lasciar...