Capitolo 6

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Camminavo a testa bassa, ripensando a quel che era successo poco fa. Non capirò mai il suo carattere. Giustificarsi di non avere sentimenti perché vampiro, non era una buona scusa. Ma che stavo pensando?! I vampiri non esistono per principio, ma stiamo scherzando? La testa mi faceva male, mentre riflettevo su ciò che mi avevano svelato poco fa. Com'era possibile?
Salii su fino allo studio di Ethan, appena entrata notai che non c'era nessuno, per fortuna. Comunque, ripensandoci, si vedeva proprio che loro due erano fratelli, avevano lo stesso carattere, Ethan è più provocatore, almeno Brad si scusa, se quelle di prima potevano definirsi scuse. Vidi il mio cellulare sbucare da un cassetto mezzo aperto.
Alzai lo sguardo, trovandomi davanti la maestosità del giardino. Ritornando in me però, digitai il numero di Logan, senza pensarci troppo. Rispose, per fortuna, al secondo squillo. «Logan? Sono Emily.»
«Emily?!» urlò, facendomi sussultare. «Ma dove cazzo eri finita ieri?! Ho chiamato tua madre, ma non risponde al cellulare e nemmeno tuo padre.» Cosa? Mia madre non rispondeva? E mio padre altrettanto? Ma com'era possibile? Apparte i litigi, se non mi vedevano tornare per un po, si preoccupavano. I miei occhi furono invasi dalle lacrime al solo pensiero che gli fosse successo qualcosa. Un silenzio intenso ci fu tra noi. «Come è possibile che non abbiano risposto?»
«Emily mi dispiace davvero. Dove sei? Voglio che tu ritorna immediatamente a casa.» sussurrò lui, in piena agitazione.
«Ma..mia mamma non c'è. Non saprei come fare.» non era una cosa da lei non rispondere al cellulare, quando c'era un'emergenza era la prima a rispondere, è mio padre faceva lo stesso, soprattutto se si trattava di me. Sarei andata fino in fondo, pur di scoprire questa storia di vampiri pazzi.
Cercando di non pensarci troppo, iniziai a raccontargli: «Te lo ricordi Brad? Il ragazzo che avevi portato alla festa?» rispose di si, facendomi continuare. «Ecco suo fratello e dei suoi amici, hanno ucciso una nuova ragazza della mia scuola.»
«Cosa?!» sbraitò lui. «Stai scherzando vero?»
«No, tu lo conosci Ethan?» domandai.
«Si, ne ho sentito parlare. Ma ho sempre sentito dire che era un ragazzo raffinate e di buone maniere.» sembrava stesse ridendo alla fine, come se non ci credesse nemmeno lui.
«Se per te uccidere è essere una persona di buone maniere è okay, ma a casa mia non è così.»
Feci una risata amara, poi però gli raccontai tutta la storia nei minimi dettagli. «Dove sei?» domandò in fine.
«Non lo so, sono in una villa.» sentii dei passi, non volevo farmi beccare da Ethan, mi faceva troppa paura. «Senti, devo andare, forse c'è Ethan. Ti prego aiutami, ho paura.»

Non rispose ancora, poi mi ricordai che avrei potuto raccontargli di quella strana storia sui vampiri. Assurdo. Prima che potessi iniziare a parlare, lui riattaccò senza lasciarmi il tempo di aggiornarlo. Mi misi il cellulare in tasca in tempo, prima che la porta si aprisse con un rumore da far venire i brividi.

«Emily?» domandò una voce. «Sei qui dentro?»

«Si.» Per fortuna era Brad. Oddio, non proprio una fortuna se voleva farmi piangere di nuovo.

«Senti...volevo parlarti di prima.»

«Io no. Quindi ciao.» Prima di uscire dalla stanza, il cellulare mi squillò. Lo presi e vidi che era Matthew. Avevo intenzione di chiamarlo, ma mi faceva un po paura, soprattutto se l'avrei rivisto. Forse mi avrebbe picchiato. Il solo pensiero delle mani di Matthew sul mio corpo, bleah, mi faceva venire il voltastomaco.

«Pronto?» risposi vicino a Brad.

«Dove cazzo sei finita?» sempre la solita accoglienza.

«Hmm..sono a casa dei miei amici.» "Casa dei miei amici", come l'avevo definita io non rispecchiava perfettamente il posto in cui mi trovavo. Era meglio se la chiamavo: "La prigione dove c'è gente che pensa di essere dei vampiri", ma suonava un po troppo lungo.

«Non fare la puttana, con altri ragazzi.» urlò. Brad, rimase ad ascoltare e vidi le pupille dilatarsi: non era un buon segno. Misi una mano sul cellulare per non farmi sentire e dissi: «Brad non essere così stupito.» girai i tacchi per scendere dalle scale, verso il giardino, rimettendomi il cellulare all'orecchio.
«Matthew, parliamone chiaro.» iniziai il più seria possibile. «Io e te non stiamo bene insieme, anzi.» scendevo le scale, abbastanza veloce, riflettendo sulle parole da dire passo dopo passo. «Non mi tratti come dovrei essere trattata, mi dispiace ma..»
«Tu non puoi lasciarmi!» urlò, dovetti staccarmi il cellulare dall'orecchio altrimenti avrei dovuto usare un apparecchio acustico.
«Si che posso. Addio.» presi la decisione più sensata che avevo mai fatto negli ultimi tempi. Ero ormai fuori, quando stufa delle grida proveniente dal mio, ormai, ex ragazzo, riattaccai, senza rimorso.

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