7

269 8 0
                                    



La mattina dopo arrivò in fretta la notte faticai a dormire riempendomi in testa domande senza risposta il che mi faceva impazzire letteralmente, Cass dormiva, così feci più piano possibile per non svegliarla, mi misi un pantaloncino corto nero è una maglietta a maniche corte bianca non tanto lunga e dopo mi misi sopra una felpa nera con il cappuccio larga, mi arrivò una notifica ed era un suo messaggio dicendomi che era fuori, presi lo zaino e uscì dall'edificio ed è lì che lo vidi appoggiato alla fiancata della sua auto intento a guardare il campus, aveva pantaloncini corti dei Lakers e la stessa felpa dell'altra volta, con cautela mi avvicinai a lui «Non credevo fossi già pronta» «Mi preparo sempre molto prima dell'ora stabilità non mi piace essere in ritardo» scosse la testa ridendo «Ah ma allora è di tua abitudine mettere le felpe larghe...» alzai gli occhi al cielo e gli risposi «Preferisco le felpe larghe e comode invece che quelle strette sinceramente ma se non ti va bene...» «Calmati ragazzina scherzavo... dai sali che sennò farò tardi» mi aprì la portiera e sali appena lo fece anche lui e subito gli porsi una domanda «Aspetta dove è che arrivi in ritardo?» «Adesso vedrai curiosona» «Non è che hai pagato una gang per massacrarmi vero?» Amavo farlo ridere «Hai un'immaginazione molto fervida lo sai?» «Grazie del complimento» di profilo era spettacolare la luce del mattino che gli illuminava il viso rendendo visibili anche i più piccoli particolari.

«Allora tra dieci minuti siamo arrivati... ti va di mettere della musica?» «Certo...» collegai il telefono e misi una delle mie canzoni preferite Dark Red di Steve Lacy il testo era bellissimo, ho sempre sognato che un ragazzo me la dedicasse, Jacob apri i finestrini e io misi la mano fuori il vento mattutino mi risvegliò, tra il mio pezzo preferito è l'aria che incontrava il mio viso... è una sensazione meravigliosa, chiusi gli occhi e mi lasciai trasportare «Mi piace questo pezzo» esordì lui «È uno dei miei preferiti» «Non avevo dubbi» «Ma davvero è da cosa lo avevi capito sentiamo?» ci fermammo a un semaforo tempismo giusto, iniziò a guardarmi e a sorridermi con quel sorriso radioso e travolgente «Quando è partito il ritornello hai chiuso gli occhi e hai sorriso mimando il testo della canzone» mi aveva guardato... Ginevra non significa niente non farti film «Mi hai guardata quindi...» scattò il verde e lui staccò lo sguardo da me per posarlo sulla strada «Ti guardo sempre...» lo disse in un sussurro quasi impercettibile ma lo sentì comunque, mi guardava spesso e non me ne ero mai accorta certo che ho dei paraocchi addosso «Ho sempre voluto che un ragazzo me la dedicasse, anche solo per il significato di farlo...» «Magari quando meno te lo aspetti succede» già ma non sarai tu immagino...

Si fermò davanti a un campo sportivo, scesi dalla macchina e mi fermai a guardare Jacob che era vicino a me che mi guardava... ma che strano...

«Che ci facciamo qui?» «Tra 10 minuti inizio allenamento durerà due ore, puoi guardare, ci sono gli spalti e quando finirò ti insegnerò» mi aveva portato a guardare un suo allenamento «Perché mi hai portata a vedere un tuo allenamento?» Alzò le spalle e mi oltrepassò, apri la porta del passeggero e tirò fuori un borsone «Ti accompagno agli spalti, dopo andrò a cambiarmi, va bene?» Al momento non riuscivo a spiccicare una parola ero troppo contenta ma allo stesso tempo in ansia dalle troppe domande, ci dirigemmo all'interno e mi portò in palestra «Siediti dove vuoi ci vediamo dopo ragazzina» non mi lasciò il tempo per rispondere che uscì dalla palestra per andare in spogliatoio, così decisi di sedermi nella fila di mezzo non troppo in alto né troppo in basso.

Stavo guardando il telefono finché non sentì delle suole di scarpe strisciare sul pavimento lucido della palestra alzai la testa e vidi tutta la squadra completa che entrava con il coach, adocchiai Jacob nel momento esatto in cui lui alzò lo sguardo verso di me mi sorrise e mi fece l'occhiolino torno a parlare con il suo compagno finché il coach non gli chiamò «Ragazzi qui... allora mancano due settimane alla partita più importante della stagione questo determinerà se entreremo nel campionato o no quindi vediamo di darci una mossa e iniziate a correre» dissero un «Sì coach» e iniziarono a correre «Hall qui» il coach aveva chiamato Jacob da lui che era proprio seduto sulla panchina davanti ai miei occhi riuscì a sentire a ma la pena ma qualcosa senti «È lei quindi la ragazza che non ti faceva giocare bene in campo» oddio che imbarazzo tutti e due mi guardarono e l'unica cosa che feci fu sorridere «Si... è lei...» il coach mi fece segno con la mano di raggiungerlo presi lo zaino e scesi le scalinate, tutti e due mi guardavano, mi porse la mano e la strinsi «E così tu sei la ragazza che ha scombussolato la testa al capitano della squadra» divenni un pomodoro e dissi «Se lui dice così deve credergli ma preferisco mi chiamino Ginny» rise cosa che non mi sarei mai aspettata «Già mi piace... beh visto che mi stai simpatica starai seduta qui a godere nel vedere questo ragazzo faticare ci stai?» «Accetto con molto piacere vederlo soffrire era il mio sogno e ora che si avvera mi sento realizzata» ridemmo entrambi mentre Jacob mi lanciava un'occhiataccia «Hall porta il culo un campo» sbuffo e iniziò a correre con gli altri, ci sedemmo nello stesso momento, non sapevo cosa fare ero in imbarazzo per davvero avevo scombussolato il gioco di Jacob? «Mi ha raccontato di te sai? Sei la prima ragazza di cui mi parla... a proposito sono Daniel lo zio di Jacob da parte del padre» «An... non sapevo, è un piacere conoscerla» «Ti prego dammi del tu» mi diede una spintarella ridendo, già mi piace.

Trust MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora