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Sono seduta in una panchina simile a quella in campo solo che al di sopra ci sono degli appendini, mi misi a guardare il telefono finché Jacob si fa la doccia, dopo poco sentì l'acqua fermarsi e dei passi venire verso di me alzai la testa e lo trovai davanti a me fradicio con un asciugamano attorno alla vita, le goccioline d'acqua che percorrono il suo corpo «Cosa ho fatto per meritarmi questo...» lo dissi ad alta voce anche se non era mia intenzione, divenni subito rossa, si avvicinò a me e mi prese la mano per farmi alzare, i nostri petti combaciano e i nostri occhi non vogliono staccarsi «La domanda me la dovrei porre io ragazzina» mi baciò il naso... la guancia destra... la sinistra... la fronte... dopo mi guardò negli occhi per passare subito alla bocca, le mie mani cercarono subito i suoi capelli per stringerli, mentre lui strinse il dietro della maglietta che dopo mi sfilò delicatamente per dopo prendere di nuovo possesso della mia bocca la sua mano si mise a giocare con l'elastico dei pantaloni passandoci un dito, finì con la schiena attaccata alla fredda parete mi vennero subito i brividi, quando si staccò da me mi guardò, inaspettatamente con la mano iniziò a seguire la curva del seno, dell'addome fino a passare hai pantaloni si fermò un secondo per vedere se lo fermavo ma non lo feci e come potrei mai farlo, quando la sua mano finì sotto ai pantaloni fece la stessa cosa con l'elastico delle mutandine, iniziò a passarci un dito, il mio respiro si fece corto mi venne subito un groppo in gola lo notò e sorrise soddisfatto la tortura più piacevole della mia vita con delicatezza iniziò ad accarezzarmi l'interno coscia fino ad arrivare al punto giusto iniziò a massaggiare con movimenti circolari il punto crociale del piacere, ansimai contro il suo petto, in un altra prospettiva sarei in imbarazzo ma ora capisco quando leggevo i libri cosa volesse dire provare piacere dato da un'altra persona ed è tutta un'altra cosa... mi fece aderire di nuovo con la schiena sul muro e appoggiò la fronte sulla mia senza staccare lo sguardo dal mio e sì che quello mezzo nudo tra i due è lui non io.

«Ragazzina vuoi che continuo o che mi fermo?» chiese con un tono tra il preoccupato e le eccitato, gli presi il viso e feci scontrare le nostre labbra come risposta alla sua domanda, la sua mano continuava a stuzzicarmi finché non sentimmo qualcuno bussare alla porta, si fermò e mi guardò frustrato per l'interruzione «Chi è?» urlò Jacob per farsi sentire senza mai staccare lo sguardo dal mio «Amico ma che fine hai fatto ieri fammi entrare» è Tom... appoggiai la fronte sul suo petto ridendo e lui fece lo stesso, tolse le mani dai miei pantaloni e prese la maglietta che era finita per terra e me la porse me la misi e aprì la porta, subito entrò camminando veloce «Cioè non ti sei fatto sentire eri sparito...» si girò tre secondi verso di me «Ciao Ginny» poi tornò a rivolgersi a Jacob «Ma sei sc...» non finì la frase che torno a guardarmi e si mise a ridere poi guardò Jacob e con il dito ci indicò a testa «Ora capisco doveri finito...» diede una pacca sulla spalla a Jacob «Finalmente hai fatto qualcosa di intelligente nella tua vita» venne verso di me e mi squadrò dalla testa ai piedi «È già sei proprio cotto amico» sorrisi imbarazzata, ma lo squillo del telefono mi salvò, presi il telefono e risposi senza guardare «Pronto?» «Ciao Ginevra» era lui, ci mancava solo che mio padre mi chiamasse, guardai Jacob e uscì dallo spogliatoio senza dire niente «Ciao...» «Come stai?» ah ora voleva sapere come stavo? Mantieni la calma Ginevra «Bene molto bene... Apparte sapere che mio fratello viene bullizzato a scuola per la sua situazione familiare se si può ritenere così» lo sentì sospirare «So che mi odi...ma...» «No non c'è nessun ma... e non ti odio, per quanto vorrei odiarti non lo faccio sono troppo buona per odiarti e ricevere una chiamata dal proprio fratello perché ha incubi la notte o perché si sveglia a causa delle vostre urla non è tanto piacevole» stette zitto mentre le mie lacrime mi scendevano lente percorrendo la curva del viso me le asciugai di fretta e tornai a parlare «Senti... non abbiamo mai avuto un rapporto piacevole noi due almeno finché non ne ho ricordo... ma ti prego Leonardo è solo un bambino che vuole i suoi genitori...» un groppo in gola mi si formò non riuscendo a continuare a parlare «Ginevra... ho mandato Kate in un centro di riabilitazione per alcolisti...» non riuscivo a credere a quelle parole «Ritengo giusto che Leo stia da Rose per non dover affrontare la cosa e anche... per non ricevere delusioni da me...» ora sto piangendo definitivamente mi accasciai alla parete e scesi giù fino a sedermi mettendomi una mano sulla bocca per non farmi sentire «Sei ancora in tempo con lui non è troppo tardi...» «Non sono e non sarò mai un buon padre proprio come il mio...» solo sentire nominare mio nonno mi vennero i brividi «Tu sei meglio di lui, mi duole dirlo ma sei meglio di lui... non faresti mai quello che ha provato a fare quella sera...» «Ginevra mi dispiace ma... per ora è meglio così mi farò sentire io... ti voglio bene» e mise giù, misi il telefono per terra e mi misi a piangere abbracciando le mie ginocchia, voglio odiarlo ma non ci riesco, non ci riesco proprio, vorrei farlo ma non posso è mio padre anche se non vorrei, soprattutto ora visto che ha deciso completamente di lasciare solo mio fratello mi sembrava troppo strano tutta questa tranquillità.

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