7| mai un attimo di pace

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La vita non sempre va come te la aspetti. Spesso ti riserva delle sorprese. Belle o brutte che siano, a lei non importa. È tuo compito riuscire ad afferrare le belle ed evitare al meglio le brutte.
E noi questa volta non eravamo riusciti a scansarne una orribile.

Ora, finalmente al caldo e con una coperta sulle spalle, eravamo nel salottino del cottage davanti al fuoco che aveva da poco acceso il ragazzo del bar dopo che Gina aveva trovato me e Mick abbracciati sulla neve in maglietta a maniche corte.
La sorpresa per il mio arrivo è stata sovrasta dalla sua premura per noi. Ha afferrato Mick per un braccio, trascinandoci dentro insieme, poi ci ha fatto sedere e ha ordinato due cioccolate bollenti.
«Dopo la tua chiamata sapevo che ti saresti inventata qualcosa»
Io le sorrido soltanto, ancora infreddolita, avvicinando la tazza alle labbra per un altro sorso caldo.
«Ho chiamato mamma» dice poi riferendosi a Mick che tira su subito lo sguardo «Ha chiesto a qualcuno dell'ospedale di venirci a prendere, non possiamo rimanere qua da soli ancora per molto»
«Quindi vedremo papà?»
Gina si avvicina a noi sedendosi al fianco di suo fratello e guardandolo negli occhi.
«Non lo so Mick. È ancora tutto un grande punto interrogativo»
Lo sguardo del ragazzo torna verso la cioccolata fumante e Gina si rimette in piedi incrociando le braccia e sospirando.
Vedendoli nuovamente tristi, ma non spendo cosa dire, l'unica cosa che mi viene in mente di fare e poggiare la testa sulla spalla di Mick, sperando che possa essergli di conforto.
Il suo sguardo di sposta lentamente sui miei occhi e io accenno un sorriso.
Gli angoli delle sue labbra sottili, forse sforzandosi un po', si alzano appena creando delle piccole fossette sulle guance. Poi la sua tempia si poggia delicatamente sui miei capelli, mentre Gina riprende in mano il cellulare.
«Tra un quanto d'ora saranno qui»

Dopo poco più di mezz'ora
Le porte del furgone si aprono mostrando il grande edificio davanti a noi. In lontananza, verso la porta d'entrata, posso scorgere la figura di Corinna che inizia a correre vedendoci incontro. Mick, appena riesce a mettere un piede sull'asfalto, si precipita tra le braccia della madre seguito da Gina, che sedeva con me nei posti dietro.
Io mi avvicino lentamente non volendo intromettermi nel loro momento di famiglia. Resto qualche passo indietro con le mani dietro la schiena mentre anche gli altri uomini che sono venuti a prenderci parcheggiano il furgone e ci raggiungono.
«Signora... dobbiamo entrare» informano Corinna rompendo la bolla alla quale io non avevo avuto il coraggio nemmeno di avvicinarmi.
Lei si stacca dai figli e si asciuga grossolanamente le lacrime, cercando di non rovinarsi il trucco già leggermente sbavato.
Uno dei nostri accompagnatori la affianca, mettendole una mano sulla spalla e accompagnandola all'interno dell'ospedale; noi, invece, veniamo portati in una sala di aspetto poco distante dalla stanza di Michael - o, almeno, così ci dicono - dove sono sedute altre tre persone con facce tristi e poco rassicuranti.
Un senso di disagio si fa largo dentro il mio corpo senza un preciso motivo e i miei occhi iniziano a schizzare da una parte all'altra aumentando il mio nervosismo. Gioco con le mani in grembo, torturandomi l'interno delle labbra che continuo a mordere togliendo pelle su pelle.
Passa qualche minuto, ma nessuno ci ha ancora detto niente, mentre i sospiri di Gina aumentano di volume e quantità. Improvvisamente la vedo alzarsi e cercare qualcuno per il corridoio.
«Scusi» ferma un medico, prendendolo alla sprovvista «Quanto ancora dobbiamo rimanere qui ad aspettare?»
Il suo dito indica me e Mick al mio fianco che fissa l'uomo con sguardo vacuo.
«Attendete qui, vado a sentire. Come vi chiamate?»
«Mia madre è Corinna Schumacher»
Gli occhi del medico si spalancano e lo sento dire qualcosa sottovoce a Gina mentre viene verso di noi frettolosamente e in modo abbastanza goffo, non sapendo bene cosa fare.
«Seguitemi» la sua voce non è tranquilla e, guardandosi un pò intorno, ci fa strada verso un'altra ala dell'ospedale.
Dopo qualche svolta, portone bianco, barelle vuote - fortunatamente - ai lati dei corridoi e medici in camici verde acqua e guanti in lattice, sopra le nostre teste un cartello grande come l'apertura di una porta.
Terapia intensiva.
«Avanti qualche port-»
Gina non lo lascia finire e cerca di passargli davanti, prendendo per un polso Mick, ma viene fermata dal braccio del medico.
«Non potete entrare. Dovrete aspettare fuori»
«Ma nostro padre è là dentro!»
«Lo so, ma non si può. Aspetterete vostra madre qui. Vado ad informarla che siete qua fuori»
Gina sbuffa sapendo di non poter opporre troppa resistenza. Lascia la presa dal polso di Mick e si avvicina al muro di fronte al portone bianco che la divide dall'altra metà della sua famiglia.
Mick la affianca e si siede sulle seggiole apposite, rassegnato ormai all'idea che attendere sia l'unica via per provare ad uscirne.

Dopo un'altra mezz'ora abbondante, finalmente, sentiamo il rumore della porta aprirsi.
I capelli biondi di Corinna incorniciano uno dei visi più preoccupati che io abbia mai visto.
Mick salta subito in piedi e Gina le va incontro, volendo sapere a tutti i costi le condizioni di loro padre.
«Devono spostarlo in un altro ospedale» le parole di Corinna sono rotte e sottili «Qui non possono fare più di tanto»
Gli occhi dei due ragazzi si spengono, facendo volare via anche quel poco di luce che avevano immagazzinato nell'attesa, sperando che il tempo avesse potuto aiutare. Ma un'ora, per guarire un trauma celebrale, è poco. Troppo poco.
«Venite. Si va a Grenoble»
Le mani di Corinna afferrano quelle dei figli che, accompagnati dai medici alle loro spalle appena usciti dalla terapia intensiva col corpo, apparentemente senza vita, di Michael, gli fanno strada verso il parcheggio delle ambulanze.
Io, presa dal panico, rimango ferma guardandoli allontanarsi. Solo Gina si volta verso di me, ma senza fermarsi. Probabilmente sperava che uno sguardo riuscisse a smuovermi...
Hanno quasi superato la porta di uscita in fondo al corridoio quando una mano grande e calda si poggia sulla mia spalla.


~ ☆ ~
Chi sarà la persona alle spalle di Aley?
Michael riuscirà a riprendersi?
Come cambierà la vita degli Schumacher adesso? E quella dei Forbes?
°•Liv

Cɪʀᴄʟᴇs |𝙼𝚒𝚌𝚔 𝚂𝚌𝚑𝚞𝚖𝚊𝚌𝚑𝚎𝚛|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora