Non aveva voluto crederci.
Quando aveva letto quel messaggio Mick non avrebbe mai pensato di ritrovarsela davvero davanti.
'Oggi ero a Maranello. L'ho vista dal piano superiore... É lei Mick, te l'avevo detto. Guarda di non fare altri casini'
Aveva subito chiuso la chat e si era messo il cellulare in tasca iniziando a camminare avanti e indietro sperando che le parole di Seb fossero solo fantasie.
Non poteva rivederla. Non adesso, non con l'inizio del nuovo campionato. Si era ripromesso di concentrasi al massimo perché dopo una bella stagione in formula 4 ora doveva dimostrare al team di meritarsi di gareggiare anche in F3.
Era rimasto tutto il pomeriggio a farsi domande, a chiedersi se davvero, anche dopo quello che era successo, Aley aveva continuato a studiare per entrare in Ferrari.
E ora eccola lì. Ce l'aveva davanti e non riusciva a staccarle gli occhi di dosso. La sua figura si era fatta slanciata e i capelli lunghi e lisci le incorniciavano un viso ormai maturo.
Mick non sapeva cosa dire. Non sapeva se allungarle la mano, presentandosi come se non si fossero mai incontrati prima, o restare immobile mantenendo la distanza che aveva creato anni prima. Quella distanza che era stata indispensabile per ritrovare la pace dentro la sua testa quando suo padre aveva avuto l'incidente. Quella distanza che Gina e sua madre avevano capito e che avevano assecondato, chiudendo porte e finestre di casa e rimanendo soli come dei reclusi. Lui però di quella parola vedeva la parte positiva, la parte che gli aveva permesso di rimanere al fianco di suo padre, proteggendolo da telecamere e giornalisti, di prendersi del tempo per capire cosa volesse davvero dalla vita e di fare ordine nella sua testa.
Aley, invece, non era riuscita a capire tutto questo e aveva continuato a messaggiarlo e chiedere di lui, facendo in modo che a Mick scoppiasse la testa e che tagliasse il sottile filo che ancora li teneva legati.
«Oh» una gomitata forte abbastanza per risvegliarlo dai pensieri gli fece spostare lo sguardo verso il compagno al suo fianco «Presentati, forza»
Mick deglutì, afferrò il cappellino con una sola mano, lasciando libera l'altra, e si avvicinò ad Aley.
«Ciao»
Non sapeva come gli fosse uscita quella parola. L'aveva trovata abbastanza fredda e distaccata ma comunque con un tocco amichevole che sperava non avrebbe fatto insospettire i ragazzi.
«É tutto quello che sai dire?»
Quelle parole lo colpirono. Non sapeva se ferendolo o solamente sorprendendolo per il tono acido che Aley aveva usato e che non aveva mai sentito uscire da quelle labbra che aveva sempre trovato dolci e gentili.
Mick arricciò il naso senza aggiungere niente. Perché non sapeva cosa aggiungere.
«Il tuo silenzio non funzionerà di nuovo, sia chiaro» la sua voce era bassa in modo che gli altri non potessero capire le parole, ma in modo che Mick potesse sentirle, e chiaramente.
Il tedesco stava per riaprire bocca quando la voce forte di René echeggiò tra le pareti dell'ingresso, facendo sobbalzare tutti sul posto.
«Marcus cos'hai messo nel mio caffè?!»
«Ahia, mi ha scoperto» il neozelandese si nascose dietro la schiena di Charles cercando di non farsi vedere.
«Cosa diavolo hai fatto 'sta volta?» gli chiese il monegasco guardandolo dall'alto.
«Gliel'ho allungato con l'acqua. Era troppo amaro»
«Dello zucchero no?»
«Beh... non sarebbe stato così divertente»
Cogliendo l'occasione Mick decise di dileguarsi, magari andando a controllare gli ingegneri che stavano mettendo a punto la sua monoposto o facendo semplicemente una passeggiata per schiarirsi le idee.
Mentre si allontanava vide Aley ridere mentre René prendeva per un orecchio Marcus trascinandoselo dietro.
Sentì nello stomaco qualcosa che si muoveva ma pensò solamente che fosse fame, dopotutto non aveva ancora pranzato. Si rimise il cappellino e buttò le mani in tasca, spostando lo sguardo verso le punte dei suoi piedi.
*
Dopo la scenata tra René e Marcus, Antonio e Charles decidono di portarmi in giro per la sede mentre gli altri ragazzi tornano verso il corridoio per fare non ho capito bene cosa.
Solo nel momento in cui li vedo allontanarsi mi rendo conto che manca qualcuno. Non dovrei lasciarla sul vago, ma adesso non ho voglia di approfondire questa questione. Voglio solo godermi il mio primo giorno.
«Allora... di qua si va nella zona dove lavorano gli ingegneri, fanno le modifiche e tutto il resto...» comincia a spiegarmi Antonio.
«Qua invece è dove ci riposiamo» Charles mi indica una saletta con tanto di tavolini, poltroncine e un mazzo di carte mezzo sparso a terra «Emh... l'ordine non è il nostro forte» si scusa mettendosi una mano dietro la nuca e sorridendo imbarazzato.
«Bene, allora abbiamo già qualcosa in comune»
Passa qualche minuto, poi Antonio dice che deve andare in palestra ad allenarsi e rimango sola con Charles per finire il giro.
Senza più Antonio il silenzio piomba tra noi e inizio a sentirmi a disagio, ma non so come cominciare una conversazione quindi resto zitta.
«Lo so che potrò sembrarti invadente, ma...» la voce gentile di Charles mi fa alzare improvvisamente lo sguardo e noto che nei suoi occhi e nelle sue parole traspare una curiosità che mi fa paura.
«Avevi uno sguardo, come posso dire... strano quando Mick è venuto a presentarsi. C'è qualcosa che non va?»
L'unico tasto dolente che poteva premere è venuto fuori.
«Io...» vorrei riuscire a spiegarglielo, anche perché so che parlarne mi farebbe solo bene, ma lo conosco da poco, non so come potrebbe reagire e non so se dirglielo mi creerebbe dei problemi.
«Niente. Lascia stare» alla fine opto per la risposta più semplice, ma anche più dolorosa. Ormai sono abituata ad usarla. Quando cresci senza una madre e vieni abbandonata da una delle persone che consideravi più importanti nella tua vita rispondere a 'come stai' con 'tutto bene' mi aveva sempre tolto dai momenti difficili. Perché cercare di spiegare agli altri i miei sentimenti quando neanche io so cosa provo? Perché dovrei dire a Charles cos'è successo quasi quattro anni fa? Perché dovrei mettermi a nudo davanti a lui?
«Ho un fratello più piccolo...» riprende lui con tono delicato, poggiandomi una mano sulla spalla sinistra «Capisco quando c'è qualcosa che non va»
Io sospiro.
«Gli occhi non mentono»
Sto per aprire bocca, ma le parole che escono non sono quelle che avrei voluto dirgli.
«Ti prego. Lascia stare» la mia voce è spezzata dal ricordo, ma concentro tutta la mia sicurezza in quella frase.
Poggio la mia mano sulla sua facendogliela scivolare giù dalla mia spalla.
«Ho fame. Vieni a mangiare qualcosa?»
Ecco, l'altra difesa che ho sempre usato è quella di cambiare argomento.
Charles mi guarda e riesco a percepire un senso di delusione nel suo viso.
Alla fine annuisce e senza che nessuno dei due aggiunga altro, tranne che per dire a René che usciamo per comprarci un panino, ci dirigiamo fuori dalla sede, entrambi con gli occhi bassi.
Lui a chiedersi cosa possa esserci di sbagliato tra me e Mick.
Io sapendo di aver sbagliato a non raccontagli la verità.
~ ☆ ~
Ecco tornata con un nuovo capitolo!
Il nostro Charles (❤️) ha capito che c'è qualcosa tra Mick ed Aley, ma quest'ultima per proteggersi ha deciso di non rivelargli niente, per ora.
Siete pront* per il GP di Monza?!
Io sono stra gasata! Non vedo l'ora di vedere le nuove tute e la nuova monoposto, ma soprattutto spero che Charles riesca a vincere e a prendersi una bella rivincita. Forza Ferrari❤️, sempre e comunque.
°•Liv
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Cɪʀᴄʟᴇs |𝙼𝚒𝚌𝚔 𝚂𝚌𝚑𝚞𝚖𝚊𝚌𝚑𝚎𝚛|
Фанфикшн[IN SOSPESO] Per molti motorsport significa soltanto correre in cerchio su vetture guidate da stupidi ragazzini che occupano le loro giornate sfidando la morte a 300km/h. Per Mick e Aley, invece, anche se entrambi si ostinano ancora a non volerlo c...
