23| sono stata meglio

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Accade tutto in un attimo. I miei occhi non fanno in tempo a guardare a sinistra che due fari accecano la visuale. Istintivamente copro il viso con un braccio senza rendermi davvero conto di quanto stia andando veloce l'auto che mi sta venendo contro. È il suono del clacson a farmi capire che è troppo tardi, che nonostante la velocità di reazione elevata le mie gambe non faranno in tempo a spostarsi. Anzi, restano ferme immobili, bloccate dalla paura. Sono secondi, millesimi, quelli che cambiano l'esito di una gara e che ti permettono di partire dalla pole, ma anche quelli che mi dividono dallo schiantarmi contro il muso dell'auto. È un arco di tempo ristrettissimo, ma che fa pensare, soprattutto se legato ad un ricordo. Improvvisamente i miei occhi diventano quelli di mia madre: la stessa paura, la stessa incapacità di reagire; lo stesso battito forte quasi da scoppiare e la stessa situazione. Solo che lei aveva un'intera carrozzeria a proteggerla, io ho solo una giacca a scaldarmi le spalle. Sapevo che sarebbe arrivato il mio momento, ma non avrei mai pensato così presto. Sospiro, come fosse l'ultimo fiato di una breve esistenza, creando una nuvola biancastra che si disperde nell'aria; i miei occhi stanno per chiudersi consapevoli che l'ultima cosa che vedranno sarà la luna che, quasi come uno scherzo del destino, si è decisa ad uscire. Sorrido a quell'immagine, mentre sento il cervello smettere di ragionare e le gambe perdere forza.

Non avevo mai creduto negli angeli. Forse perché mi erano sempre successe una marea di brutte cose e non ne avevo mai trovato il significato. 'È su in cielo ora, è sempre lì a proteggerti', sciocchezze. Le persone si tengono nel cuore, non stanno sopra una nuvola a guardarti fallire e ad ascoltare le tue domande senza darti alcuna risposta.
Ma quella sera era sceso davvero un angelo dal cielo per salvarmi. Almeno questo era quello che avevo pensato quando qualcosa si era buttato contro di me, facendomi cadere di lato ed evitare l'impatto con l'auto che aveva sterzato all'ultimo per provare a scansarmi. Avevo sfregato la pelle sull'asfalto, la testa aveva battuto a terra, ero piena di graffi e mi sarebbero venuti anche parecchi lividi, ma ero viva. Sono viva.
Cerco di riaprire gli occhi mentre qualcuno, probabilmente l'autista che si è fermato per capire se mi sia successo qualcosa di grave, grida aiuto. Quando cerco di muovermi però ogni parte del mio corpo è bloccata dal dolore. Provo a mettere a fuoco l'immagine davanti a me per capire cosa mi abbia salvato la vita, ma devo restare sdraiata a terra perché una fitta lancinante al torace non mi permette di muovermi. Sento appena sussurrare qualcosa mentre sbatto le palpebre e cerco di mettermi a sedere nonostante abbia male ovunque.
«Ehi ragazzina, tutto ok?»
L'autista mi si è avvicinato e sta cercando di mettermi a sedere nonostante i miei continui lamenti. No, non è tutto ok, come potrebbe esserlo? Ma è stato comunque gentile e chiederlo quindi ha diritto ad una risposta cordiale.
«Sono stata meglio» mugugno mentre un suo braccio mi afferra aiutandomi ad alzarmi in piedi.
«Grazie al cielo stai bene, per quanto si possa stare bene dopo essere stati quasi messi sotto da un'auto»
«Ma non mi dica» commento ironicamente tenendomi il fianco con una mano.
«Dovrebbe ringraziare quel ragazzo. Se non fosse stato per lui... oh, non voglio neanche pensarci»
Alzo lo sguardo mentre zoppico per il male al torace.
Ah, allora è così... Il fato ha deciso per noi.
«Ho chiamato i soccorsi, arriverà un'ambulanza tra pochi minuti»
«Grazie, ma prima devo avvisare René e gli altri...»
«Aley!»
Mi volto di scatto quando sento la voce di Charles venire dal fondo della strada. Sussurro appena il suo nome, mentre il monegasco mi corre incontro seguito a ruota da Callum, Marcus, René e qualche altro ragazzo del team.
L'autista mi fa sedere su una panchina poco distante dove mi lascio cadere priva di forze.
«Aley, cos'è successo?!»
«Stai bene?»
«Ragazzi, calmi!»
Le voci sono troppe e sono obbligata a tacerli per non farmi scoppiare la testa.
«Ora sto un po' meglio. Per il prossimo GP ci sarò»
«Ma sei fuori?! Aley devi rimetterti in sesto, ora. Saltare un Gran Premio non sarà un problema» René si mette al mio fianco e mi poggia una mano su una spalla «Angelina sarà felice di riprendere il tuo posto»
Mi sorride, convincendomi a non affrettare troppo le cose. Meglio saltare una gara che un interno campionato solo perché non ho avuto la pazienza di aspettare.

Quando arriva l'ambulanza insieme a me salgono anche Charles e Callum; sarebbe voluto venire anche Marcus ma René ha preferito che restasse in hotel per riposarsi visto che il giorno dopo la F4 avrebbe cominciato la giornata di allenamenti in palestra.
Anche se i medici mi avevano consigliato di stendermi sulla barella ho preferito restare seduta al fianco di Charles che mi ha fatto da poggiatesta per tutto il viaggio. Prima di partire però il mio sguardo, quasi come una calamita, è stato attratto dal ragazzo biondo salito nel posto affianco al guidatore. I soccorritori avevano detto che preferivano prendere su anche lui per dei controlli, ma solo per scrupolosità, visto che non sembrava messo troppo male.
Durante il tragitto cercai di non pensarci. Restammo tutti in silenzio tranne per qualche risposta al medico che voleva chiarire la dinamica dei fatti. L'autista ci aveva seguito fino all'ospedale ed era rimasto con noi fino a fine serata, quando era dovuto tornare a casa, non prima però di aver lasciato ad un medico il suo numero per essere informato se ci fossero state delle novità.

«Come ti senti?»
«Non lo so, vorrei solo poter scendere da questo letto»
«Devi riposarti»
«Non ci riesco Charles! Ho bisogno di muovermi, di fare qualcosa. Non voglio restare con le mani in mano!»
Il monegasco era voluto rimanere anche per la notte, mentre Callum, dopo essere passato a salutare Mick nell'altra stanza, era tornato in sede.
Ora Charles mi accarezzava la testa cercando di pensare ad un modo per tirarmi su il morale senza andare contro le regole dell'ospedale che mi impedivano di muovermi, almeno fino all'ok del dottore.
«E se chiedessi a René di portarti il portatile? Potresti lavorare da qui dopotutto»
«No, ha detto che Angelina avrebbe preso il mio posto e non voglio toglierle il pane di bocca» scuoto la testa, sistemandomi sotto le lenzuola.
«Beh, potresti comunque scrivere qualcosa, aprire un sito e commentare le prestazioni dei ragazzi. Angelina si occupa solo del team, ma ci sono anche altri piloti nei campionati»
«Dici... tipo giornalista?»
«Una specie»
Qualcosa si accende in me e Charles lo nota perché gli si disegna un enorme sorriso sulle labbra.
Proprio in quel momento un medico entra nella stanza obbligando il monegasco a lasciare la stanza. Non può rimanere più di così, ora devo riposare, è già stato ampiamente oltre l'orario di visita.
Mi saluta velocemente e mi fa promettere di non fare cavolate durante la sua assenza.
«Domani ti porto le tue cose»
Annuisco, poi il medico alla porta si schiarisce la gola, intimando a Charles di uscire e lui, con la faccia di chi l'ha fatta grossa, lo segue fuori dallo stabile.
Le luci si spengono dopo dieci minuti quando io sono già sotto le coperte con le palpebre mezze chiuse.



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PECCO BAGNAIA CAMPIONE DEL MONDO RAGAZZI!!! FINALMENTE LA DUCATI HA RIPRESO IL TITOLO, DOPO 15 ANNI SI RITORNA IN CIMA!!!
Mi dispiace per Quartararo, anche perché non è stato un momento facile per lui nelle ultime gare, ma da tifosa Ducati non potevo non esultare.

Anyway... Aley l'ha scampata bella e nonostante l'infermità ha trovato un modo per lavorare. Come cambieranno le cose secondo voi?

Io nel mentre sto aspettando il prossimo Gran Premio, pregando per una vittoria di Charles. Speriamo che il Brasile porti fortuna...
°•Liv <3

P.s. dovevo pubblicare ieri, ma non sono riuscita, scusate

Cɪʀᴄʟᴇs |𝙼𝚒𝚌𝚔 𝚂𝚌𝚑𝚞𝚖𝚊𝚌𝚑𝚎𝚛|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora