Marcus ha capito che c'è qualcosa che non va. Cammina dietro di me, senza parlare, e io ho un enorme groppo in gola che non riesce ad uscire. Qualche volta giro la testa indietro per vedere se è ancora lì e lo vedo con lo sguardo basso avanzare a passo lento, finché non alza gli occhi e io, prima che possa incrociare i miei, torno a guardare la strada, lasciando che il vento aiuti a spingere le gambe in avanti.
Inaspettatamente, però, quando arriviamo al portone dell'hotel, la mano del neozelandese tocca la mia spalla, interrompendo il distacco che avevo creato. Il mio corpo torna ad irrigidirsi e il cuore riprende ad accelerare. Mi volto, timorosa dell'immagine che potrò trovare, mentre mi mordo l'interno della guancia e il cervello cerca di prendere il controllo del corpo. Marcus, a meno di mezzo metro da me, ha i capelli disordinati, che probabilmente si è torturato sotto il cappuccio dopo il mio cambio di umore improvviso, gli occhi fissi e puliti che cercano il mio sguardo e le guance rosee a causa dell'aria fredda che gli ha schiaffeggiato la pelle.
«Ho detto qualcosa di sbagliato?» chiede con un'espressione da cane bastonato che mi fa stare ancora più male.
«No...»
«Allora che c'è? Mi fai preoccupare»
Evitando di dovergli dire la verità cerco di trovare una risposta che possa, dal suo punto di vista, risultare sensata.
«Sono in ansia... per quella cosa»
Inizialmente sembra non crederci così decido di andare più a fondo per provare a convincerlo.
«Appena saliamo ho deciso che gli vado a parlare»
Marcus annuisce silenzioso, mentre io apro il portone e lui lo chiude dietro di sé senza fare troppo rumore.
«Beh... allora buonanotte» mi saluta visto che le nostre strade ora si dividono - camera sua è al pian terreno mentre quella del tedesco al secondo -.
«'Notte» accenno un sorriso e lui fa un segno con la testa, poi si gira di spalle e va verso la porta della camera dove lo aspettano Enzo e Callum già nel mondo dei sogni.
Lo guardo scomparire nel buio, poi mi avvio verso le scale e lentamente inizio a salire gli scalini, chiedendomi se questa sera, oltre ad aver incrinato il rapporto con Marcus per una stupida sensazione, rovinerò ulteriormente anche quello con Mick, cosa molto difficile visto che è già praticamente a pezzi.
La porta in questo momento sembra enorme a confronto con la mia figura, ma forse è solo un'impressione; è perché sono in ansia, ma il colore candido non mi facilita sicuramente le cose - il bianco rende tutto più grande, no? -. Alzo un pugno davanti al petto, aspettando che il cervello comandi ai muscoli di bussare. Il suono delle nocche risuona nel corridoio completamente silenzioso e mi guardo attorno sperando che nessuno si sia accorto della mia presenza. Passa qualche secondo, la porta non si è ancora aperta e non ho sentito alcun rumore venire da dentro, così busso una seconda volta, con più foga. Inizio a torturarmi le dita delle mani dietro la schiena, finché la serratura non scatta e la luce del corridoio non entra, uno spiraglio alla volta, nella camera.
La figura di Mick è seminascosta nell'oscurità e se non avesse preso lui parola per primo non mi sarei mai accorta di come stava.
«Aley...» nella penombra lo vedo strofinarsi gli occhi con la mano libera dalla maniglia; la voce è rotta e cerca in tutti i modi di non darlo a vedere, ma per me, che lo conosco da una vita, è impossibile non notarlo.
«Hai bisogno di qualcosa?» chiede più per cortesia che per altro.
«Posso entrare? Ci vorrà solo un minuto, ma non voglio parlarne su due piedi»
In risposta si fa indietro, scostandosi dall'ingresso e permettendomi di farmi avanti. Appena passo la soglia chiude la porta senza fare rumore, poi mi fa strada verso una piccola zona giorno.
«Max e Zhou stanno dormendo nell'altra stanza» io annuisco anche se non può vedermi «Allora?» dice sedendosi sul divano dopo aver aperto le tende in modo da riuscire a vedere almeno un poco senza accendere le luci.
«Stai bene?» domando io senza prendere in considerazione, per il momento, la sua domanda.
«Cosa vuol dire? Sei venuta per questo? Dimmi quello che devi poi lasciami solo, per favore!» la risposta secca e brusca di lui mi colpisce in un momento che avrei voluto fosse preso come una conversazione tranquilla.
«Volevo solo sapere se ti era successo qualcosa...» rispondo, mettendomi sulla difensiva «Quando hai aperto ti stavi asciugando il viso e, posso scommetterci quanto vuoi, non ti stavi sciacquando la faccia» gli occhi del tedesco mi scrutano senza fare trasparire nulla e la cosa mi fa irritare ancora più di quanto il suo comportamento non avesse già fatto.
«Non sei cambiato per niente. Scappi dalle persone, non ti fidi più di nessuno. Mick, sono la tua migliore amica! Come puoi pensare che possa ferirti?!»
«Ti prego abbassa la voce» sussurra lui avvicinandosi e cercando di afferrarmi un braccio.
«No, Mick! Lascia che tutti si sveglino e che si rendano conto di come sei diventato!»
Probabilmente la mia voce era salita ad un volume troppo alto per la sua sopportazione, o forse si era solo preoccupato di poter svegliare i suoi due compagni. Improvvisamente mi ritrovai il palmo della sua mano sulla bocca, il suo corpo imponente davanti al mio e i suoi occhi troppo vicini per poter evitare un contatto visivo.
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Cɪʀᴄʟᴇs |𝙼𝚒𝚌𝚔 𝚂𝚌𝚑𝚞𝚖𝚊𝚌𝚑𝚎𝚛|
Fanfiction[IN SOSPESO] Per molti motorsport significa soltanto correre in cerchio su vetture guidate da stupidi ragazzini che occupano le loro giornate sfidando la morte a 300km/h. Per Mick e Aley, invece, anche se entrambi si ostinano ancora a non volerlo c...
