17| blue eyes

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«Cosa stai facendo?»
Salto per la paura quando Charles mi sussurra nell'orecchio.
«Niente, niente» mi alzo dal prato sul quale mi ero stesa a occhi chiusi pulendomi i pantaloni, mentre lui ride tra sé per il mio spavento.
«Eri venuto a dirmi qualcosa?» gli chiedo mettendomi una mano sulla fronte per coprirmi gli occhi dal sole che è appena uscito da dietro una nuvola.
«Che è pronto il pranzo, ma se vuoi chiedo a Mario di portartelo qui»
«No no» dico scuotendo il dito «Sto imparando le regole ferree di René riguardo al cibo e la prima è mai mangiare a terra»
«La prima è mai mettere l'ananas sulla pizza» ribatte lui aiutandomi a scendere dal muretto con un salto.
«Vero»
Ridiamo insieme e mentre camminiamo verso la zona pasto, Charles coglie l'occasione per insegnarmi qualche gesto della mimica italiana che però non riesco a capire nonostante le sue continue e ripetitive spiegazioni.
Gli italiani sono davvero strani, ma è questo che che mi piace di loro e lo sto scoprendo adesso. Sono diversi ed è proprio questo a piacermi.

*

Callum e Marcus continuavano a parlare e le orecchie di Mick non riuscivano più a sopportarli. Era da quando avevano fatto pausa che i due avevano iniziato a scherzare su qualcosa che il tedesco non voleva neanche sapere e ora, per non farsi mancare davvero niente, avevano addirittura preso di mezzo qualche ingegnere che, per caso, passava di lì e che si era unito a loro senza probabilmente sapere nemmeno l'argomento del discorso.
Mick decise di starsene in disparte con la sua piadina crudo e rucola mezza morsicata a guardare fuori dalla grande finestra che dava sulle campagne dietro alla sede principale e pensare ai giorni che mancavano alla prima gara. Perché quello che voleva era solo quello. Potersi sedere in quel sedile fatto su misura, come a dire 'sono tuo, di nessun altro', infilarsi il casco, i guanti e la tuta, impugnare il volante tra le mani, premere sull'acceleratore e sentire il cuore iniziare a battere, mentre la paura lasciava il posto all'adrenalina. Voleva provare la sensazione che si ha quando si sa di avere un margine minuscolo, quasi inesistente, d'errore, quando basta inclinare il volante poco più del dovuto o premere un attimo di ritardo il freno per combinare un disastro, quando vedi dallo specchietto uno dei tuoi tanti avversari avvicinarsi e devi cercare in tutti i modi di non farlo passare, senza compromettere però la tua gara perché troppo impegnato a pensare ad una strategia per seminarlo.

Quella sensazione che in molti definivano pazzia, ma che per lui, invece, era libertà. Una libertà rischiosa, ma comunque una libertà. La sua libertà.
Si guardò le spalle sperando che nessuno lo vedesse mentre finiva la sua piadina in pochi morsi, poi si strofinò le mani sui pantaloni della tuta per pulirsele e camminò a passo svelto verso il grande salone dove gli ingegneri tenevano tutte le monoposto per cercare la sua.
Quando la trovò spostò il telo con cui era coperta e la ispezionò nonostante non fosse ancora finita, piena di scotch e roba varia per la fine della messa a punto. Passò una mano sopra la livrea della sua auto sentendo il calore della sua pelle mischiarsi al freddo del carbonio colorato di rosso e bianco.
Stava quasi per venirgli in mente di saltarci dentro quando sentì il cellulare nella tasca della felpa vibrare. Lo prese fuori leggendo una nuova notifica da WhatsApp: era Charles. Aveva mandato una foto sul gruppo dei ragazzi che mostrava lui, Antonio, poco dietro René con un panino in mano e gli altri ingegneri che li avevano seguiti in Bahrain in un bel quadretto post-gara.
La persona che lo turbò però era al fianco del pilota monegasco, che la teneva stretta con un braccio attorno al collo mentre lui alzava il cellulare per il selfie di gruppo.
Sorrideva e sembrava davvero felice di venire in foto, cosa che fece molto strano a Mick.
Gli ritornarono alla mente gli anni che aveva passato da piccolo insieme a lei quando sua madre, vedendoli assieme, prendeva il cellulare per fotografarli ed Aley cercava in tutti i modi di nascondersi almeno il viso con le mani o di spostarsi dietro la sua schiena evitando l'obbiettivo.
Passarono pochi secondi poi vide Marcus scrivere qualcosa sotto la foto.

Kiwi: Che bella famigliola!

E ancora sotto Callum.

Callum: Non sapete che voglia mi fate :'(
Kiwi: Aley non so come farai a sopportarli per un anno.
Charles: Sopportar-ci. Anche tu fai parte della famiglia eh.
Aley: Tranquillo Marcus, finché non mi fanno guidare siamo a posto.
Kiwi: Cosa c'entra adesso?
Aley: Non ho ancora preso la patente. Se dovessero farmi arrabbiare e poi salire in auto mentre sono alla guida penso finirebbero male.
Callum: Quindi René vedi di non affidarle il furgone del team.
Aley: Voi cercate di non irritarmi in primis, al resto ci si pensa dopo.

Mick spense il telefono e guardò davanti a sé.
Aley non era più come la ricordava, era cambiata. Si era fatta più forte caratterialmente - aveva letto qualcosa di diverso nei suoi occhi il primo giorno che si erano rivisiti, ma non aveva pensato a questo - e si era liberata di quello scudo fatto di timidezza e diffidenza che la ricopriva per intero. Se qualcuno anni fa gli avesse detto 'non so come farai a sopportarli' lei si sarebbe limitata a dire 'ma che dici' 'tranquillo' 'mi abituerò' senza troppe parole; ora invece faceva la parte dell'amicona tirando fuori argomenti che una volta non gli sarebbero mai venuti in mente da usare come battute amichevoli.
Mentre continuava a vagare tra i pensieri però Mick si disse che sicuramente erano piccolezze su cui non doveva soffermarsi, che probabilmente era stata una risposta divertente per cercare di avvicinarsi di più al modo di essere degli altri ragazzi e che comunque non doveva importargli di come si comportava Aley.
Perché ormai quella che tra loro una volta era amicizia si era rovinata. No, anzi, si era direttamente spaccata in due lasciando un cratere immenso tra loro.
Non voleva ammetterlo, ma a volte ripensava ai vecchi giorni e sorrideva all'idea di poter tornare così, bambini senza paranoie e paure che si divertivano insieme.
Si mise le mani in tasca e camminò lungo il corridoio che portava agli uffici ed entrò in quello di Aley senza saperne davvero il motivo. Qualcosa lo attirava, lei lo attirava, ma non sapeva come fare per ricucire quel rapporto che si era strappato.
Anche perché non sapeva lei come l'avrebbe presa. Non poteva piombarle davanti e dire semplicemente 'ehi vorrei mettere a posto le cose, torniamo ad essere amici?'. Non poteva funzionare. Non dopo il modo in cui lui l'aveva abbandonata.
Studiò la disposizione degli oggetti: il computer su un lato della scrivania, affianco block notes, biro e quant'altro per appuntarsi il possibile. Si soffermò però su un particolare della stanza che lo colpì particolarmente. Una parte completamente ricoperta di foto. Si avvicinò e notò che erano tutte state scattate da lei. Erano la maggior parte paesaggi, particolari di auto che le piacevano, qualcuna con la sua famiglia e i suoi amici, alcune addirittura che raffiguravano i ragazzi, probabilmente fotocopiate doppie in modo da tenersele per sé.
Ne staccò una dolcemente senza rovinarla, togliendola dallo scotch che la teneva attaccata alla parete, e se la passò tra le mani.
C'erano Zhou, Max, Callum e lui. Era stato uno degli ultimi scatti del giorno delle foto ed Aley gli aveva chiesto di sorridere come meglio riuscivano. Erano venuti tutti bene ma sul suo viso c'era qualcosa di diverso dagli altri, una luce particolare.
Mick si chiese se Aley ne fosse stata consapevole mentre scattava o se semplicemente fosse stato un caso.
Se le fosse importato davvero qualcosa di lui o se ci fosse stata solo la luce giusta al momento giusto.
Ripose la foto sulla bacheca sopra la scrivania e uscì dalla stanza.

La cosa che Mick non sapeva era che in un cassetto, nascosta sotto a mille fogli e cianfrusaglie c'era un'altra sua foto.
Raffigurava due occhi azzurri come il cielo che splendevano di una luce che nessuno avrebbe mai saputo dire da dove provenisse, e che Aley nascondeva lì sperando che nessuno la trovasse.


~ ☆ ~
Sono finalmente tornata in forma, yeee! Ecco un nuovo capitolo dove si riesce a capire un po' di più il pensiero di Mick.
Voi che ne pensate? Vi sta piacendo la storia?
Se avete qualche suggerimento sono qui per ascoltarvi <3
°•Liv

Cɪʀᴄʟᴇs |𝙼𝚒𝚌𝚔 𝚂𝚌𝚑𝚞𝚖𝚊𝚌𝚑𝚎𝚛|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora