«Siediti»
«Dai Charles, non tenermi sulle spine»
«È una questione delicata» e rimarcò delicata «Non possiamo parlarne superficialmente»
I due ragazzi si erano recati ad un bar lì vicino che, a quell'ora, aveva sempre pochi clienti. Il maggiore dei due si era avvicinato al tavolo all'angolo dove sarebbero stati ancora più indisturbati. Fece un segno all'amico che era ancora restio all'idea di parlare, probabilmente perché non sapeva ancora l'argomento e perché le parole del compagno gli avevano fatto pensare che ci fosse da preoccuparsi.
«Allora?»
Finalmente anche Mick si decise a sedersi ritrovandosi faccia a faccia con Charles che teneva le mani sul tavolo davanti a lui con le dita intrecciate.
«In realtà non so come cominciare, non vorrei essere troppo diretto...»
Mick sentiva il suo corpo rigirarsi ad ogni parola che il monegasco pronunciava e non se ne sapeva spiegare il motivo. Di cosa aveva paura?
Charles sospirò e poi pose la fatidica domanda.
«Puoi spiegarmi cosa c'è che non va tra te e Aley?»
Il viso di Mick si sbiancò e gli sembrò di perdere un battito, un attimo di vita. Poi si ricompose.
«Niente»
Il monegasco rise tra sé nel sentire la risposta e Mick se ne accorse.
«Cosa c'è di tanto divertente?»
«Sai» iniziò Charles allungandosi sul tavolo in modo da essere più vicino al compagno e poter sussurrare «Siete proprio simili»
Il biondino non voleva più sentirlo parlare, ne aveva già fin sopra i capelli.
«Charles se mi hai chiamato per dirmi questo posso anche andarmene»
«Mick...»
Charles cercò di trattenerlo ma lui si era già alzato e si stava dirigendo verso l'uscita.
«Lei ci tiene a te»
Il corpo del tedesco, Charles era riuscito a vederlo nonostante fosse lontano, si era irrigidito. La testa del piccolo figlio d'arte si era abbassata e aveva poggiato una mano sul tavolo affianco come a cercare un appiglio a cui reggersi per non cadere. Il monegasco si alzò a sua volta e lo raggiunse.
«Non so come rimediare» ammise con un filo di voce il tedeschino senza però spostare lo sguardo dal pavimento.
«Ci ho provato, ma il filo è così sottile che basta un passo falso per spezzarlo di nuovo»
I suoi occhi azzurri si erano alzati incontrando quello verdi dell'amico che ora era a pochi passi da lui.
«Cosa posso fare secondo te?»
Charles capì che la risposta che avrebbe dato non sarebbe stata solo una sua opinione, ma che Mick si sarebbe basato su quella per i suoi comportamenti futuri, e quindi doveva dosare bene ogni parola.
«Rendila felice»
Mick lo squadrò dalla testa ai piedi come per capire se fosse serio o lo stesse prendendo in giro.
«Facile a dirsi...»
«Tu segui il tuo cuore»
Ok, pensò Mick, la cosa sta degenerando.
«Charles, va bene usare frasi d'effetto, ma sembriamo dentro un film romantico americano»
«E non è quello che vuoi?» chiese l'altro, rimanendo scherzoso; sdrammatizzare la situazione sperava potesse aiutare l'amico a rilassarsi. E così fu.
«In realtà no, non ho mai sperato in una relazione hollywoodiana» e mimò delle virgolette con le dita sull'ultima parola.
«E chi ha mai parlato di relazione?»
Mick sembrò risvegliarsi in quel momento, come se fosse stato sopra le nuvole tutto il tempo e un brusco soffio di vento l'avesse spinto giù. Charles lo guardò con un angolo delle labbra alzato e le braccia incrociate al petto, mentre Mick cercava di rendersi conto di cosa avesse appena detto.
«In realtà...» riprese parola il monegasco «Ero venuto per chiederti un'altra cosa»
Il tedesco rimase in silenzio, pensava che aprire la bocca potesse portare solo ad altre parole non volute.
«Stavo rovistando dentro i cassetti nello studio di Aley e ho trovato una tua foto»
«Una... mia foto?»
Charles annuì, senza smettere di sogghignare.
Mick tornò a guardare verso il basso come se il pavimento potesse dargli una risposta a tutte le sue domande facendo ordine nella sua testa. Poi spostò nuovamente lo sguardo verso Charles.
«Avete una confusione in testa, tutti e due, che neanche vi immaginate»
*
-Sono felice che ti sia ripresa-
-Guarda, non vedo l'ora di tornare in sede. Mi mancano tutti-
-Si vede da come sorridi. Sei stata fortunata a trovare delle persone così-
-Sì, hai ragione-
Avevo appena finito l'ultima seduta con lo psicologo che mia sorella mi aveva chiamato, venuta a sapere, probabilmente da qualcuno in sede, che mi avrebbero fatta uscire dall'ospedale il giorno successivo.
Sono a gambe incrociate sul letto, il cellulare in mano e il sole che picchia contro il vetro della finestra.
-Gli stai pensando?-
Probabilmente ero rimasta qualche secondo a fissare il vuoto e Maggie, notandolo, aveva posto una domanda che le passava per la testa ormai da tempo.
-A chi?-
-Non fare la finta tonta, sai bene di chi parlo-
Rimango in silenzio, fissando lo schermo.
Perché tutti si ostinano a voler parlare del rapporto tra me e lui? Prima Charles e adesso Maggie. È davvero così interessante farsi i fatti nostri?
-Maggie non voglio parlarne-
-E invece dovresti-
-C'è già Charles che mi stressa, ora non iniziare anche tu-
Lei sospira.
-Non potete continuare ad evitarvi; lavorate insieme, vi vedete tutti i giorni...-
-Il problema è che...-
Provo a riprendere parola, ma la voce si blocca a metà frase.
-Che?-
Sbuffo, mettendomi una mano in faccia, mentre il sorriso del tedesco appare nella mia mente.
-Forse lui...-
-Aley smettila di girarci intorno, dì quello che devi dire-
E, forse presa da un attacco di panico, succede tutto in un attimo.
-Lo penso sempre, vorrei tornare ad abbracciarlo senza temere che ogni volta possa andare storto qualcosa, quando parlo con Charles la mia testa vorrebbe chiedergli "come sta?", ma la mia bocca si trattiene, vorrei poterci ridere insieme, guardarlo sorridere senza che la mia testa dica che è sbagliato-
Butto tutto fuori vuotandomi lo stomaco di tutti e pensieri e le preoccupazioni che mi martellavano il cervello e, in certo senso, mi sento meglio. Sospiro e mi lascio cadere sul letto sentendomi finalmente leggera.
Maggie intanto, attraverso lo schermo, ha iniziato a sorridere, mentre io come una scema mi metto a ridere senza un apparente motivo.
-Maggie io davvero non ci sto più capendo niente-
Continuiamo a ridere come delle deficienti, io per sfogo personale, lei perché contagiata dalla mia risata, e quando chiudiamo la chiamata non abbiamo più tirato fuori l'argomento.
Rimasta sola nella stanza decido di andare a comprare delle caramelle al distributore in fondo al corridoio perché mi è venuto un certo languorino. Opto per gli orsetti gommosi e ne mangio subito uno alla fragola. Tornata in camera, invece che mettermi a letto, prendo una sedia e la posiziono affianco alla finestra. Mi ci siedo mentre il crepuscolo diventa sempre più notte e le stelle iniziano a venire fuori. Prendo un altro orsetto, ma questa volta senza guardare, e me ne capita uno all'arancia.
Ora l'unica vera cosa che manca è qualcuno con cui condividerli.
~ ☆ ~
Cerco firme per la petizione "#47inF1", chi è interessato può iniziare una marcia di protesta senza vincoli, mi prendo io le responsabilità (ma niente cose illegali, mi raccomando che poi la FIA mi viene a cercare).
Sfogo a parte, l'unica vera cosa di cui sono felice è che Mick non dovrà più sorbirsi tutte le critiche da parte del team Haas, Steiner aveva davvero rotto.
Ma tornado a noi... vi sta piacendo la storia? Sto andando troppo lenta? Vorreste qualcosa in più?
Se c'è qualcosa che vorreste che migliorassi scrivetemelo pure, accetto anche critiche (magari costruttive).
Ma tornado alla F1... il mio pensiero fisso...
Sto piangendo da settimana scorsa perché è l'ultima gara di Seb, Mick, Daniel e Goatifi. Non posso pensare che l'anno prossimo non li vedremo più...
Comunque, baci <3
°•Liv
(ah, non ho ricontrollato)
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Cɪʀᴄʟᴇs |𝙼𝚒𝚌𝚔 𝚂𝚌𝚑𝚞𝚖𝚊𝚌𝚑𝚎𝚛|
Fanfiction[IN SOSPESO] Per molti motorsport significa soltanto correre in cerchio su vetture guidate da stupidi ragazzini che occupano le loro giornate sfidando la morte a 300km/h. Per Mick e Aley, invece, anche se entrambi si ostinano ancora a non volerlo c...
