"Cerca di non fare figure di merda"
•Maggie"Divertiti tesoro. Ti ho lasciato il pranzo sul tavolo"
•PapàAlzo lo sguardo e vedo il sacchetto poggiato sull'angolo del tavolo in cucina. Avrei preferito una bella piadina o qualcosa della zona per sentirmi ancora più parte del team - se mai fossi diventata davvero una di loro - ma dovrò accontentarmi dei miei panini prosciutto e formaggio probabilmente comprati al supermercato viste la scarse capacità culinarie di mio padre. Ma non devo lamentarmi, fa così tanto per me...
Al contrario, Maggie è la solita Maggie. 'Non fare figure di merda'. Di grande aiuto, davvero.
Scuoto la testa pensando alla sua espressione compiaciuta mentre scriveva il biglietto. Dopotutto siamo sorelle e litigare e tormentarci a vicenda fa parte del nostro essere.
Prendo in mano i due messaggi e decido di inserirli dentro la cover del cellulare, sperando che mi portino un po' di fortuna.
Guardo l'orario sull'orologio appeso al muro e, come sempre, sono in ritardo.'6.30'
Il volo è tra quattro ore, ma devo essere là almeno due ore prima, inoltre per arrivare all'aeroporto ho bisogno almeno di mezz'ora in autobus. In più devo finire il bagaglio visto che ieri mi ero addormentata mentre ripassavo cosa dire al colloquio e papà aveva dovuto portarmi a letto a mo' di sacco di patate. Corro subito in camera e tiro giù il borsone da sopra l'armadio, ci infilo dentro due magliette, un paio di pantaloncini, caso mai faccia caldo, calzini e un paio di mutande - vuoi mai che il ciclo arrivi quando meno te lo aspetti -.
Mi sciacquo velocemente e decido di lasciare i capelli sciolti per cambiare un po'. Rimango davanti allo specchio per parecchi minuti solo per decidere se truccarmi o meno e alla fine opto per un po' di mascara e un leggero strato di correttore per coprire le occhiaie che non mi abbandonano mai.
Occhiali sulla testa, prendo le chiavi appese affianco alla porta e sono pronta a partire.Maranello sto arrivando!
L'areoporto è più grande di quanto mi aspettassi e mi ci è voluto un po' a capire da che parte fosse il terminal e il check in mi ha preso molto più tempo di quello che avevo previsto. Tra pochi minuti sarò seduta sul posto che la Ferrari mi ha riservato in prima classe e non vedo l'ora di poter ammirare la città dall'alto. Non ho mai volato prima d'ora e sono un pò in agitazione. Ricordo che Maggie ha sempre fatto del terrorismo sulla questione "volo". Lei a causa della scuola-lavoro o semplicemente per viaggiare con le amiche in estate mentre io rimanevo a casa con papà, troppo piccola per stare fuori da sola, diceva che odiava salire su quel trabiccolo. Quando sentiva il motore accendersi, lo sbalzo che le faceva mancare il fiato nello stomaco quando si staccavano le ruote dalla pista e vedeva la terra scivolare via dal suo sguardo fuori dal finestrino erano i momenti peggiori. Speriamo che a me oggi vada meglio.
Mentre sono immersa nei miei pensieri il jingle che informa i passeggeri di un annuncio suona dagli autoparlanti.~ Informiamo i viaggiatori che l'aereo partirà tra pochi minuti. Ricordiamo inoltre di allacciare la cintura durante la partenza. Mettetevi comodi e godetevi il viaggio ~
Noto attorno a me gli altri passeggeri prendere posto, qualcuno con figli o amici, e mi ritornano alla mente le due facce della medaglia che porto - metaforicamente - al collo.
Quella bella, illuminata e che mi accompagna sempre con mio padre e mia sorella, che iniziano improvvisamente a mancarmi, e quella scura e piena di ragnatele che sto provando a dimenticare dove sono disegnati due occhi azzurri come il cielo. E no, non appartengono al campione mondiale del 2007, Iceman, o Kimi Raikkonen se preferite, ma ad un ragazzino, ormai adolescente con padre che di titoli mondiali ne ha vinti sette.
Colta da un'improvvisa nostalgia recupero le cuffie dalla tasca della giacca e me le metto facendo partire una playlist offline. Poggio il gomito sul bracciolo del sedile e sposto lo sguardo verso il finestrino dove vedo l'areoporto iniziare ad allontanarsi, mentre un senso di leggerezza mi svuota lo stomaco quando le ruote si alzano dal terreno.Vengo svegliata dal rumore del carrello della hostess dopo diverse ore passate a dormire e ascoltare musica. Sbatto le palpebre più volte e chiedo un bicchiere d'acqua per provare a svegliarmi almeno un po'. Ho un colloquio appena arrivata, non posso presentarmi impastata di sonno!
Dopo mezz'ora abbondante un nuovo annuncio informa di allacciare nuovamente le cinture perché stiamo per atterrare. Dentro il mio stomaco inizia a salire l'ansia che inizialmente ero riuscita a tenere a bada e devo respirare profondamente più volte per smettere di tremare.
Guardo fuori e le nuvole si fanno sempre meno fitte tanto più scendiamo di quota. Si iniziano a vedere distese di verde e un accenno di città. Comincio a radunare le mie cose e chiudo Spotify per godermi al meglio l'arrivo all'areoporto.
Eccola là. La sede di Maranello. È enorme, molto più di come me l'aspettavo. Sono stata portata qui dall'areoporto da due membri del team che hanno cercato subito di mettermi a mio agio, dicendomi che dai dati che avevano raccolto sembravo davvero in gamba. 'Proprio quello che cercavamo' aveva detto l'uomo al volante.
Le loro tute rosso fuoco mi avevano sempre colpito e il mio sogno era quello di poterne indossare una un giorno, sperando non fosse troppo lontano.
«Vieni pure da questa parte. Fabio, quello che gestisce i nuovi arrivi, sarà qui tra pochi minuti. Poi avrete tutto il tempo per parlare»
La donna che sedeva affianco al guidatore durante il tragitto e che mi era sembrata subito una di cui ci si poteva fidare, mi mette una mano sulla spalla mentre ci avviciniamo alla porta di ingresso.
«Probabilmente verrai mandata in una classe più bassa visto che non hai alcuna esperienza lavorativa, ma è comunque un buon modo per iniziare, vero?» mi rivolge uno splendido sorriso e apre il portone di vetro che dà sull'ingresso.
«Sì certo. Non posso chiedere più di quello che mi state dando» rispondo sognante mentre entro dentro la sede e vengo catturata da tutto quello che ho attorno. Manifesti, trofei, tute autografate appese alle pareti, vecchi caschi da gara e chi più ne ha più ne metta.
«Ti piace? Qua all'ingresso teniamo un po' della storia Ferrari»
Senza risponderle, se non con un impacciato sì mentre continuo a camminare tra gli anni della scuderia, la seguo lungo il corridoio che probabilmente porta alla stanza dei colloqui.
«Puoi accomodarti qui» dice poi, facendomi segno di sedermi su un divanetto in una che sembra una piccola sala d'aspetto «Tra poco ti diranno di entrare» continua indicando la porta di fronte.
Annuisco sentendo l'ansia aumentare di nuovo.
Mi lascia sola seguendo l'uomo che era sempre rimasto un passo dietro di noi che le sussurra qualcosa all'orecchio in modo che si congedi. Forse un ordine da un superiore o semplicemente le stava ricordando della pausa pranzo vista l'ora.
Mi rigiro le dita e i minuti passano lenti.
Poi sento dei passi dietro la porta e i miei occhi balzano velocemente sulla figura dell'uomo che ne fa capolino.
«Aley Forbes giusto? Venga pure»*
«È stato un piacere, davvero»
«Si figuri. Siamo noi che dobbiamo ringraziare lei. Il suo aiuto sarà molto utile»
Gli volto le spalle ed esco dalla stanza. Chiudo la porta dietro di me e finalmente butto fuori l'aria.
Ce l'ho fatta! Sono dentro! Membro ufficiale della Prema Powerteam!
Serro i pugni e come fossi una bambina a cui hanno appena comprato il gelato salto per metà corridoio finché non vado quasi addosso ad un dipendente.
Mi scuso, poi recupero il borsone che mi avevano fatto lasciare all'ingresso ed esco dalla sede correndo verso la prima fermata dell'autobus che trovo.
Mi avevano chiesto se volevo un altro passaggio, ma avevo negato dicendogli che avrei trovato un modo da sola per arrivare a Grisignano di Zocco, in Veneto, dove si trova la sede Prema. Non volevo essergli di troppo impiccio. Faccio un biglietto e salgo dopo qualche minuto quando arriva il bus giusto. Mi siedo verso il fondo dalla parte del finestrino e guardo le campagne scorrere appena più in là della strada.
Abbasso poco lo sguardo verso il petto dove pende dal collo una targhetta grande come il palmo di una mano. La prendo studiandola e un sorriso appare sulle mie labbra.┌
- Aley Forbes
・ Stagista
・ Prema Powerteam 」~ ☆ ~
Scusate per l'assenza ma tra le vacanze e i compiti ho trovato davvero pochissimo tempo. Il capitolo è un po' noioso anche se un po' più lungo del solito, ma mi farò perdonare più avanti. ('ma mi' non si dice ma dettagli ¯\_(ツ)_/¯ )Che ne pensate della storia?
E del GP di domenica? Io ci metterei una croce sopra.
Comunque detto questo godetevi gli ultimi giorni di relax, bye.
°•Liv
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Cɪʀᴄʟᴇs |𝙼𝚒𝚌𝚔 𝚂𝚌𝚑𝚞𝚖𝚊𝚌𝚑𝚎𝚛|
Fanfic[IN SOSPESO] Per molti motorsport significa soltanto correre in cerchio su vetture guidate da stupidi ragazzini che occupano le loro giornate sfidando la morte a 300km/h. Per Mick e Aley, invece, anche se entrambi si ostinano ancora a non volerlo c...