27| investigatrice o stalker?

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Dopo i piccoli festeggiamenti, io e Marcus veniamo richiamati da un giornalista che vuole intervistarlo per le bellissime impressioni fatte già dal primo weekend. Prendo il registratore e insieme ci dirigiamo verso le telecamere, dove l'uomo in camicia e cravatta ci sta aspettando con il microfono in mano. Lo accendo e allungo il braccio poco sotto il viso di Marcus che risponde felicemente alle domande del giornalista che lo guarda con un dolce sorriso sulle labbra, congratulandosi. Dopo pochi minuti abbiamo finito e, senza guardare il diciassettenne negli occhi, gli allungo il cappellino del team, mentre metto il registratore nella tasca della felpa, prendendo fuori invece il cellulare per chiamare Angelina e chiederle di radunare tutti i ragazzi per la foto di fine weekend. Finita velocemente la telefonata mi volto sperando che Marcus non abbia combinato qualcosa o non si sia perso - nonostante si sappia muovere meglio di me qui in giro - in questi due minuti senza la mia supervisione. Per fortuna lo vedo intento a firmare degli autografi per qualche fan pochi metri indietro così allungo il passo per raggiungerlo. Lui, notandomi, si sbriga a finire, salutando l'ultimo ragazzo a cui ha firmato un cappellino rosso e bianco per poi rivolgersi a me con un sorriso innocente a trentadue denti.
«Dai Marcus, ci stanno aspettando»
«Esto hay que tomarlo sin ningún apuro»
Seriamente? Mi sta prendendo in giro o cosa?
«Marcus, ti prego»
«Despacito» canta allungando le vocali e mimando con la mano un microfono, come se non ne avesse avuto a disposizione uno appena pochi minuti prima.
Alla fine opto per portarlo via di forza tirandolo per un braccio finché le sue gambe non si decidono di tenere il passo e la sua lingua a placarsi.
«Non so proprio come facciano a sopportarti. Callum deve essere un santo»
«Mh, non penso» storce il naso facendo una faccia che non può non farmi ridere. Scuoto la testa, guardando verso il basso per non farmi vedere altrimenti sono sicura che avrebbe colto l'occasione per spostare la conversazione sul comico - come se non lo fosse già -.

Dopo una buon quarto d'ora passato a sistemare la disposizione dei ragazzi e delle vetture per le foto, monto il treppiede e ci fisso sopra la fotocamera impostando il timer di dieci secondi in modo da riuscire a correre in posizione per venire almeno in questa ultima immagine.
Appena il flash annuncia a tutti che la foto è stata scattata stacco il braccio da René, che mi avvolgeva le spalle da dietro, e controllo gli scatti spostandomi da uno all'altro con i tastini neri su un lato della fotocamera, mentre gli ingegneri riportano dentro le vetture e i ragazzi si disperdono ognuno per gli affari loro: chi torna dentro il motorhome per cercare un posto dove riposarsi dopo il lungo weekend, chi decide di sgranchirsi le gambe gli ultimi minuti che restano prima di levare le tende e tornare in sede e chi, come Marcus, segue il proprio PT in sala massaggi per stendere i muscoli tesi. Prima di vederlo sparire dietro l'angolo, però, si volta verso di me, che lo guardo con le braccia incrociate, e mi sorride schioccando prima le dita e poi facendo il segno della pistola con entrambe le mani. Io lo copio, ma con una mano sola, per poi vederlo voltarsi di spalle seguito dal suo personal trainer.

Sono seduta a capotavola dentro il motorhome assieme a Juan, che sta facendo due chiacchere col suo ingegnere di pista mentre mangia una mela che, penso, preferirebbe fosse una ciambella o qualcosa di simile visto che la guarda un po' disgustato, ma consapevole di non poter sgarrare troppo durante la stagione.
Io invece, con una cuffietta nell'orecchio sinistro, sono al computer a ricontrollare le foto e a scrivere qualcosa riguardo al weekend sui social per i tifosi, nonché follower.
Sto caricando qualche immagine di Marcus a podio sul profilo ufficiale di Instagram, quando con l'orecchio destro percepisco appena la vibrazione del cellulare sul tavolo affianco al gomito. Lo giro a faccia in sù e, notando il nome di mia sorella, mi affretto a togliermi la cuffia ed uscire fuori per non disturbare i due ragazzi, lasciando il PC in standby, e rispondere.
Scendo velocemente le scale e quando il primo piede tocca l'asfalto accetto la videochiamata.

Cɪʀᴄʟᴇs |𝙼𝚒𝚌𝚔 𝚂𝚌𝚑𝚞𝚖𝚊𝚌𝚑𝚎𝚛|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora