26| tradizioni

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«Dov'è il mio aiutante preferito?»
«Grazie grazie, niente autografi per favore» mima con le mani un saluto alla folla mentre scende la scala del motorhome del team per arrivare a terra.
«Abbassa la cresta ragazzo, non sei ancora una star»
«Dici?» il neozelandese alza un sopracciglio, facendo una delle sue solite facce che farebbero ridere anche i sassi «Sono sulla buona strada, però»
Rido e lui con me, mentre ci stringiamo dolcemente e il mio viso finisce sulla sua spalla.
«Com'è andata la qualifica? Nessuno mi ha detto niente»
Dopo esserci staccati e incamminati verso i box, alza le spalle.
«Bene per essere il primo weekend. Parto terzo in Gara 1, quarto in Gara 2 e settimo in Gara 3» prende senza farsi vedere un biscotto dal tavolino che Angelina ha allestito sotto le tende per alleggerire il lavoro degli ingegneri e se lo infila in bocca tutto intero. «Tu? Come va?» chiede poi con una mano davanti per non farsi beccare.
Domanda peggiore non poteva farla. E non è solo un problema di adesso, anzi, mi perseguita da sempre e, in un certo senso, nelle mie risposte c'è sempre stata una goccia di falsità per non far preoccupare le persone attorno a me.
«Per quanto riguarda l'incidente, sto bene. Mi sono ripresa al centro per cento»
«E questo?» l'indice di Marcus si poggia sul mio petto indicando il cuore sotto la tuta rossa.
«È complicato» mi stringo nelle spalle e sospiro, spostando lo sguardo ai miei piedi.
Continuiamo a camminare in silenzio finché non troviamo un muretto poco distante e decidiamo di sedercici sopra. La vista dà su una parte del tracciato: si può vedere l'arrivo e la prima curva con qualche pettorina fluorescente dei marshal che stanno sistemando le ultime cose della giornata.
«Callum mi ha raccontato» il mio sguardo passa dalle curve dolci del circuito ai suoi occhi chiari che si sono spostati sulla mia figura probabilmente sperando che un contatto visivo mi incentivasse a parlare.
«Tu che pensi?»
Lui fa un respiro profondo, strofinando i palmi delle mani sulle ginocchia e tornando a guardare avanti.
«Non sono molto bravo in questo genere di questioni. L'unica cosa che posso dirti è di non prendertela troppo»
Inclino la testa di lato e una piccola ruga si forma tra le mie sopracciglia.
«Cosa intendi?»
Il neozelandese sbuffa cercando di trovare le parole giuste.
«Non arrabbiati per delle cazzate» marca l'ultima parola con la voce, sottolineandola «Dagli un'altra possibilità. Tutti possono sbagliare»
«Sì, ma non si posso continuare a perdonarlo sempre» intervengo avvicinandomi a lui e gesticolando appena con le mani.
Marcus scuote la testa, scende dal muretto scrollandosi i pantaloni con le mani per poi mettersele in tasca.
«Il vero problema non è perdonare, Aley» torna a guardarmi, io mi mordo l'interno della guancia per evitare di interromperlo «Hai, anzi, avete entrambi paura di fidarvi l'un l'altro. Tu non vuoi essere ferita nello stesso modo e lui ha paura perché pensa che andando avanti debba accettare quello che è successo»
«Ma...» provo a prendere parola ma lui è più veloce di me a riaprire bocca.
«Dovresti capirlo più di chiunque altro. Anche tu hai perso una persona importante»
Non so come reagire a quelle parole se non rimanendo ferma e fissandolo negli occhi. Durante il mio periodo in ospedale, quando ci sentivamo in videochiamata, avevamo sentito tutti e due qualcosa che ci aveva portato a parlare non solo di quello che succeda al Paddock e in sede, ma anche delle nostre vite private. Era stato come se ci conoscessimo da sempre, e proprio durante una di quelle conversazioni gli avevo raccontato dell'incidente di mia madre e di come mi ero sentita allo stesso modo quando l'auto stava per mettermi sotto.
Sospiro mentre lui continua a guardarmi restando fermo in piedi come una statua.
«Non so come dimostrargli che gli voglio bene» ammetto alla fine, troppo pressata dal suo sguardo e dalla sua presenza che, pur essendo esile e slanciata, mette comunque una certa soggezione «Non sono una da gesti eclatanti e non mi è mai piaciuto tanto nemmeno il contatto fisico, se non con poche persone intime»
Un angolo delle sue labbra si alza appena, poi si avvicina alle mie gambe a penzoloni sul muretto e mi allunga una mano che afferro un po' titubante.
«Chi ha mai parlato di gesti eclatanti?» sorride il moretto tirandomi leggemente, in modo da aiutarmi a scendere a terra, nonostante il muretto non sia eccessivamente alto. Sussurro un grazie, quasi come se non volessi farmi sentire, mentre lui continua il discorso.
«Bastano gesti semplici»
Alzo lo sguardo verso i suoi occhi e il suo viso, illuminato dal sole caldo di Misano unito ai suoi lineamenti ancora bambineschi, fanno apparire un piccolo sorriso sulle mie labbra.
«Vedi? Hai sorriso e io non ho fatto niente»
Non so per quale motivo le mie guance si tingono impercettibilmente di rosso e torno a guardare a terra, sperando che Marcus non veda il mio imbarazzo. Lui mi dà una spallata facendomi perdere l'equilibrio e se non fossimo stati a pochi centimetri di distanza, nonostante i suoi riflessi da pilota, non sarebbe riuscito ad afferrarmi il braccio in tempo, evitando di farmi cadere.
«Sei proprio un bambino» lo rimprovero, ma sempre col sorriso.
Lui alza le spalle e si mette le mani in tasca aumentando poi il passo e piazzandosi davanti a me, iniziando a camminare all'indietro verso il motorhome della squadra.

Sono seduta davanti allo schermo del box Prema su cui è proiettato in diretta l'ultimo giro di Gara 3. Enzo è in quinta posizione, ma sta lottando con Van Uiter, della Jenzer Motorsport, che ha un distacco di appena un decimo; Juan è in ventesima posizione, mentre Juri a causa di un problema al motore non è proprio partito. Lukas, invece, parteciperà solo alla seconda tappa del Mugello o almeno, per adesso, René ha deciso così, infatti è poggiato col gomito sulla spalla del suo PT, entrambi con le cuffie sulle orecchie per attutire il suono delle vetture. Marcus è quello che sta andando meglio, nonostante la ventitreesima posizione che sta occupando, ma la quinta piazza in Gara 1 e la terza in Gara 2 gli perdonano qualche errore.
Quando tutti i piloti hanno passato il traguardo nel box di alzano applausi per i piloti che sono riusciti a portare a casa punti preziosi, perché anche se siamo ancora a inizio campionato, ogni punto è essenziale per la classifica.
Aspettiamo che i piloti facciano l'ultimo giro per tornare ai box, poi seguo il team che corre incontro ai ragazzi per festeggiare. L'ingegnere di pista di Marcus stappa una bottiglia facendone uscire lo champagne che bagna tutti come una doccia, ma più appiccicosa. Mi ritrovo, quasi interamente zuppa, a ridere senza un motivo preciso, mentre i ragazzi si saltano addosso e cantano canzoni che non riesco a capire, probabilmente perché sono in italiano. Mi si avvicina Marcus che mi lega le spalle con un braccio continuando a ridere; poi improvvisamente mi ritrovo con la faccia sporca di panna.
Cerco di respirare sotto la dolce crema bianca piegandomi leggemente in avanti, Marcus fa qualche passo indietro, mentre mi tolgo gli occhiali che tengo per lavorare completamente sporchi di panna e mi giro verso di lui fulminandolo con lo sguardo. Lui alza le braccia, ma so benissimo che è stato lui il colpevole perché sta cercando di trattenere le risate.
«Marcus... io ti...» non riesco a trovare le parole per finire la frase perché qualunque cosa sarebbe troppo poco per esprimere il mio odio verso di lui in questo momento. Mi limito a togliermi il grosso dalla faccia e cogliendolo in un attimo di esitazione mi fiondo verso di lui impastrocchiandogli la faccia come aveva fatto con me. Mi lecco le dita e lui, senza mai smettere di ridere, mostrando quel delizioso sorriso a trentadue denti, urla alzando le braccia in aria e iniziando ad applaudire.
«Complimenti alla nostra nuova PR che ha portato a termine la sua prima gara!»
Tutti i ragazzi del team lo imitano facendo colorare le mie guance di rosso, nascoste sotto la panna, e io l'unica cosa che posso fare è ringraziarli per la possibilità che mi hanno dato.

~ ☆ ~
So che pubblico poco e non regolamentare, ma ho avuto un piccolo stop dove non riuscivo a trovare le parole giuste per andare avanti. Spero solo che questo non vi pesi troppo... :)

Comunque il campionato è finito e io non so come impiegare le mie giornate se non piangendo e pensando al prossimo anno.
Voi come li state passando questi giorni?
E, visto che ormai siamo nel mood, cosa fate a Natale? Vi aspettate qualche bel regalo? Tipo un biglietto per un gran premio, un mega poster di Lando che beve latte, una maglietta della Ferrari e o il costume da banana di Charles? O semplicemente un maglio di lana rosso con le renne?

Vi saluto per adesso e buon continuo settimana<3
°•Liv

Cɪʀᴄʟᴇs |𝙼𝚒𝚌𝚔 𝚂𝚌𝚑𝚞𝚖𝚊𝚌𝚑𝚎𝚛|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora