«Allora? Che mi racconti?»
Mi volto verso Charles che rimane sdraiato sull'erba, mentre io mi metto seduta al suo fianco spostando una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
«Cosa dovrei dirti?»
«Non so... so solo che non si risponde ad una domanda con un'altra domanda»
Era passata più di mezz'ora dopo il pranzo e René ci aveva permesso di rilassarci mentre il team sistemava tutto e si preparava a ripartire.
«Mi è piaciuta questa giornata, è stato davvero fantastico. Se tutti i weekend li passate così siete molto fortunati»
«Devi vedere quando inizieranno anche gli altri. C'è un casino che non ti immagini, tra le categorie minori e la F1 è pieno zeppo di gente»
«Sai quando dovrebbero cominciare?»
«Penso il prossimo mese» si tira su anche lui sistemandosi il cappellino sulla testa in modo che la visiera gli copra completamente gli occhi dal sole «Ti interessa?»
«Certo! Se devo venire con voi devo essere preparata per tempo»
Lo vedo annuire, ma sembra incerto. Poi si alza in piedi sistemandosi i pantaloni.
«Ti ricordi della nostra promessa, vero?»
Sospiro, sapendo di non volergli raccontare il perché del mio comportamento, ma sapendo anche che una promessa è una promessa e che va mantenuta.
«Qui è tutto bellissimo e sono seria. Il team, il lavoro, i ragazzi...» mi fermo a respirare mentre lui continua a guardarmi coi suoi occhi verdi.
«Ma...»
«Ma?»
Sospiro e mi alzo in piedi anche io, mettendomi le mani in tasca.
«Possiamo parlane mentre camminiamo? Ho bisogno di muovermi»
Lui annuisce e insieme ci dirigiamo verso l'entrata del circuito che hanno lasciato aperto fino al tardo pomeriggio per i tifosi che però, visto il sole che è venuto, hanno preferito cercarsi un bar e bere una limonata fresca.
Entriamo sul tracciato e mentre percorriamo la prima curva a passo d'uomo mi decido finalmente a parlare.
«Sono venuta qui pensando di trovare un mondo nuovo di cui non sapevo niente, che avrei dovuto lasciare da parte la timidezza e unirmi ad un gruppo con cui non avevo niente in comune a parte la passione per le auto, e invece... ho ritrovato qualcuno che già conoscevo»
Charles rimane in silenzio mentre io cerco in tutti i modi di tirare fuori le parole nel miglior modo possibile.
«Probabilmente starai pensando che è stato un vantaggio per me, invece è tutto il contrario»
Imbocchiamo la seconda curva e incrociamo due tifosi con il telefonino in mano che scattano le ultime foto della giornata. Una la chiedono anche a Charles che accetta senza lamentele.
«Conoscevo Mick» riprendo senza giri di parole appena il monegasco riesce a liberarsi dai tifosi «Abbiamo praticamente passato l'infanzia insieme»
Per la prima volta dopo minuti alzo lo sguardo verso i suoi occhi, come a cercare un appoggio.
«I nostri genitori si conoscevano e siamo cresciuti come una sola famiglia. Adoravo Michael, mi ha fatto quasi da secondo padre» e a quelle parole qualche lacrima non può non scapparmi.
«Quando ha avuto l'incidente qualche anno fa io ero a Gland, in Belgio. Mick prima di partire era passato da casa nostra e mi aveva chiesto di andare con loro»
Faccio un respiro profondo al ricordo di quel momento. Non mi sarebbe costato niente prendere in mano quel biglietto e dirgli di sì, niente!
«Avrei potuto fare di più, molto di più. Li ho lasciati soli quando avevano bisogno d'aiuto!»
Comincio ad alzare la voce senza accorgermene, autoincolpandomi come ho fatto negli ultimi quattro anni.
«Invece sono rimasta a casa per paura di mia sorella. Di mia sorella capisci?» lo guardo dritto negli occhi a quelle parole, sentendomi per la milionesima volta una stupida. Quando mi rendo conto di star esagerando deglutisco un groppo enorme e Charles, forse per darmi un attimo di calma, prende parola.
«Non avete un bel rapporto?»
La sua domanda voleva probabilmente aiutarmi, ma in realtà, in questo modo, mi obbliga solo a raccontargli un'altra parte difficile della mia vita.
«È una persona a cui non sono mai piaciuti i rischi e vedermi approcciare al mondo delle corse l'ha sempre spaventata. Soprattutto dopo...» e qui un altro nodo alla gola «L'incidente di nostra madre»
«Oh...» sospira lui evidentemente imbarazzato «Mi dispiace, non volevo...»
«Non importa» lo rassicuro alzando le spalle «Ormai dovrei essermi abituata a parlarne»
Anche se in realtà non l'ho mai superato quel periodo.
«Comunque» continuo volendo finire di parlare al più presto di mia madre «È stata vittima di un incidente d'auto e questo ha aumentato in lei la paura che potesse succedere qualcosa a me»
Senza accorgercene arriviamo a metà tracciato e il vento fresco della sera comincia a farsi sentire.
«Sia lei che mio padre per proteggermi hanno sempre cercato di tenermi lontana dal mondo delle corse, ma io non potevo farne a meno. Ho continuato a vedere Mick di nascosto e insieme a Gina, Corinna e Michael mi sono creata una seconda famiglia che capiva le mie passioni e mi amava. Quindi quando Mick è venuto a chiedermi di partire con loro non avevo accettato sapendo che né mio padre né, soprattutto, mia sorella l'avrebbero voluto. Ma penso sia stato lo sbaglio più grande della mia vita»
Per un attimo sento il braccio di Charles sfiorare il mio come a dirmi che c'è, che posso contare su di lui.
«E come hai saputo dell'incidente?» mi chiede a tono basso.
«Gina mi ha chiamato pensando che me ne avesse già parlato Mick. Sono partita da sola per Méribel e sono arrivata allo chalet dove Corinna li aveva lasciati mentre portavano Michael in ospedale. E lì ho conosciuto anche Sebastian Vettel...»
«Tu conosci Vettel?» chiede sorpreso spalancando gli occhi.
«Sì, è stato un po' strano, ma è lui che mi ha accompagnato dagli Schumacher» dopo minuti finalmente riesco a sorridere. Il pensiero di aver conosciuto Seb è una delle pochissime cose positive di quel periodo.
«Insieme a Seb siamo passati da un ospedale all'altro fino alla sera, poi... il vuoto»
«In che senso?»
«Hanno chiuso tutte le porte, non parlavano più con nessuno. Posso capire, è stato un momento duro per loro, ma lasciarci soli, senza notizie... avremmo potuto aiutarli invece ci hanno escluso dalle loro vite» inizio ad agitarmi.
Lui mi ha abbandonato. Non mi ha più scritto. Mai più una parola, niente di niente.
«La persona che credevo più importante nella mia vita, dopo tutto quello che avevamo passato assieme, mi aveva mollata così, senza motivo»
«Aley...» Charles mi afferra un polso facendomi voltare verso di lui.
«È stato un brutto momento per loro... per Mick. Cerca di capirlo»
Scuoto la testa sentendo le urla che mi martellano il cervello.
«E io?! Io come stavo?! Ho cercato di comprenderlo, ogni minuto che è passato da quel giorno mi sono detta che un motivo per quello che era successo doveva esserci, ma non l'ho mai trovato. Mai!»
Mi stacco dalla sua presa e incrocio le braccia al petto, mentre il viso diventa rosso e le lacrime cominciano a rigarmi le guance.
«Aley...»
Lo sapevo, sapevo che non dovevo dirglielo!
«Ti prego...» ma non lo lascio finire.
«No! Non sai cos'ho passato, non sai come ci si sente ad essere abbandonati. Non puoi capire!»
Gli urlo contro con tutto il male che ho accumulato in questi anni, con tutto il dolore e il rimorso.
«Sì invece...» la sua voce ora è quasi un sussurro «Posso capirti»
I suoi occhi si dipingono di tristezza e mi si avvicina a passo lento senza smettere di guardarmi.
«Mio padre...»
Un brivido mi sale dalla schiena mentre il mio petto continua a fare su e giù e la gola mi diventa secca.
«È mancato da poco. Forse da troppo poco e non riesco ancora a rendermene davvero conto»
Rimango quasi di sasso alle sue parole.
«Scusa... io non...»
«Tranquilla»
Me lo dice sorridendo e qualcosa in me si riaccende. Mi si avvicina ancora, poi mi abbraccia.
«Ora sai che ti posso capire»
Istintivamente qualcosa mi dice di stringerlo a me più forte di quanto stessi già facendo.
«Puoi fidarti di me. Io ci sarò. Finché vorrai, io ci sarò per ascoltarti, consigliarti... e abbracciarti» rise a quell'ultima parola e lo feci anche io.
«Non ti abbandonerò. Mai»
~ ☆ ~
Spero vivamente che questo capitolo non sia noioso perché fondamentalmente racconta di cose che già sapete.
Lasciate un commento o un voto se vi va e al prossimo capitolo.
(spero non ci siamo errori)
°•Liv <3
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Cɪʀᴄʟᴇs |𝙼𝚒𝚌𝚔 𝚂𝚌𝚑𝚞𝚖𝚊𝚌𝚑𝚎𝚛|
Fanfiction[IN SOSPESO] Per molti motorsport significa soltanto correre in cerchio su vetture guidate da stupidi ragazzini che occupano le loro giornate sfidando la morte a 300km/h. Per Mick e Aley, invece, anche se entrambi si ostinano ancora a non volerlo c...
