24| sta volta no

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Sono passati parecchi giorni e finalmente ho ricominciato la riabilitazione. I medici hanno voluto che partecipassi anche a degli incontri con uno psicologo perché è stato comunque un trauma trovarmi faccia a faccia con il muso di un'auto, quindi vogliono essere sicuri che io stia bene anche mentalmente. In realtà non so se il trauma più grande sia stato l'incidente o sapere di essere stata salvata da Mick, ma di questo penso potrò parlarne proprio con lo psicologo, magari sarà un modo come un altro per sfogarsi. A proposito, il tedesco dopo appena due giorni è stato rimandato a casa e dai messaggi che mi arrivano da parte di Charles, che mi aggiorna su quello che succede in sede, sembra che potrà partecipare alla prima gara che si svolgerà a Siverstone. È vero che sono stata io ad essere quasi investita, ma non trovo giusto farlo gareggiare, almeno non così presto. Dopotutto, però, non sono un medico e non decido io se è già in grado di tornare a guidare senza problemi.
Tralasciando questo, domani partirà per l'aeroporto così da arrivare giovedì, vedere il tracciato e studiarsi al meglio le strategie coi suoi ingegneri e gli altri ragazzi di F3, come mi ha scritto Callum.
Charles invece, assieme ad Antonio, correrà in Bahrain, mentre la F4 a Misano, e visto che tutti i loro round si svolgeranno in Italia penso che mi aggregherò al gruppo appena uscirò dall'ospedale.

Charles è stato di parola e la mattina dopo l'incidente mi ha portato il computer e il resto delle cose che potevano servirmi per lavorare. Ho aperto un sito dove commenterò le prestazioni dei ragazzi, analizzando i risultati, e magari aggiungerò qualche curiosità che verrà fuori attraverso le videochiamate che farò con Marcus, che ha promesso di aiutarmi.
Proprio adesso sto scrivendo un piccolo articolo pre campionato dove metto giù le idee che mi sono fatta su tutti i piloti, anche confrontandomi con le loro prestazioni degli scorsi anni. Fortunatamente niente di troppo interessante o pericoloso per il team, non si devono preoccupare.
Le giornate passano così, tra articoli, bozze, messaggi di Charles e chiamate del neozelandese; pranzo, qualche passeggiata in giro per l'ospedale tanto per sgranchirmi un pò e poi a letto presto.

Questa mattina, appena sveglia, ho aperto il portatile e mi sono subito messa a trascrivere dei piccoli paragrafi che avevo abbozzato quando ancora ero in sede sulle prestazioni dei ragazzi di F3, in base a quello che avevano detto durante le mie interviste. Ho preso il block notes e ho iniziato a sfogliarlo, quando il cellulare ha vibrato sul comodino al fianco del letto. Ho spostato il computer di lato in modo da sporgermi per raggiungerlo e l'ho acceso.

Charles: Io proprio non ti capisco.

Rimango stranita dal messaggio perché il monegasco mi aveva detto che fino all'ora di pranzo era impegnato e non aveva tempo per scrivermi, ma soprattutto per il tono della frase che Charles non aveva mai usato con me.

Tu: Charles è successo qualcosa?

La sua risposta non si fa attendere.

Charles: Tu non me la racconti giusta...
Tu: Di cosa parli? Mi stai facendo preoccupare.
Charles: Mi sembra normale chiedere spiegazioni.
Charles: Hai una foto di Mick in un cassetto dell'ufficio.

Ok, questa proprio non me l'aspettavo.

Tu: Come fai a saperlo?
Charles: La domanda è perché hai una sua foto?
Tu: Charles, smettila e rispondimi.
Charles: Stavo spostando la tua roba per vedere se potevo portarti qualcos'altro di utile e quando ho aperto il cassetto l'ho trovata sotto dei fogli.
Charles: Ma ora rispondimi tu. Devo sapere qualcosa?

Dal messaggio non riesco a capire se il tono che ha usato sia malizioso o preoccupato, così opto per la risposta più semplice.

Tu: No.

Il mio stomaco ribolle mentre la scritta sta scrivendo comincia a sopprimermi.

Charles: Ok, ho capito. Ne parliamo quando torni.
Tu: No, Charles. Sta volta no.

Spengo il cellulare e lo chiudo dentro il cassetto del comodino come ad evitare che le parole del monegasco entrino nella mia testa.
Scivolo sotto il lenzuolo e mi metto le mani in faccia, strofinandomi gli occhi e sospirando pesantemente.
La verità è che non so nemmeno io perché ho tenuto quella foto solo per me. Charles, ovviamente, avrà pensato che sono un'incoerente o comunque che nella mia testa ci sia un gran casino. E infatti è così.
Quasi come ad evitare di rimuginarci troppo sopra, un'infermiera apre la porta guardando la cartellina che tiene poggiata ad un braccio e io, per non farmi vedere debole sperando che in questo modo mi mandino a casa il più presto possibile - solo ed esclusivamente per lavorare, con Charles non voglio assolutamente riaprire l'argomento -, cerco di sistemarmi al meglio sul letto.
«Forbes?»
Annuisco; ora la donna mi fissa dietro le lenti degli occhiali tondi e sottili.
«Il dottore mi ha detto di dirle che tra due giorni potrà tornare a casa. Le ossa si sono rimarginate bene e si sta impegnando molto nella riabilitazione» mi guarda sorridendo e io provo ad imitarla.
«È molto determinata lei, vero?»
Deglutisco a fatica cercando di riprendere possesso della salivazione.
«Cerco di esserlo»
Lei annuisce come a darmi la conferma di una risposta corretta ed esce dalla stanza chiudendosi la porta alla spalle.

*

Charles voleva vederci chiaro. Non era mai stato un impiccione, ma questa volta c'era di mezzo la felicità di un'amica e non poteva lasciare pendere. Decise che l'unica cosa da fare, perché tanto si era convinto che Aley non avrebbe aperto bocca, era parlare direttamente, faccia a faccia, con con il fulcro del problema, in questo caso Mick.
Si alzò dalla sedia dove pochi minuti prima Aley aveva bruscamente chiuso la conversazione e si diresse verso la stanza coi simulatori dove i ragazzi di formula 3 si stavano preparando per il weekend di gara.
«Luca» il monegasco si sporse dalla porta attirando l'attenzione dell'ingegnere del tedesco che lo guardò senza capire il motivo della sua presenza. Charles gli fece segno di avvicinarsi e lui, non senza prima buttare un'occhio sul suo pilota, si diresse verso il ragazzo.
«So che siete nel pieno degli allenamenti, ma avrei bisogno di parlare urgentemente con Mick»
«Urgentemente... quanto urgentemente?» l'uomo alzò un sopracciglio. Conoscendo i ragazzi sapeva che spesso si inventavano delle scuse per passare del tempo assieme e andare a divertirsi.
«Sono serio»
Luca sospirò e spostò nuovamente lo sguardo verso il giovane pilota al simulatore che ormai aveva finito la sessione.
«Gli manca sono un giro... dopo te lo mando»
«Grazie, ti sono debitore»
L'ingegnere gli fece un cenno di assenso con la testa e si diresse verso il tedesco che, troppo concentrato sulla guida, non si era nemmeno accorto che l'avessero lasciato solo.
«Tutto bene?» gli chiese Luca.
«Sì, solo qualche problema in curva 5. E poi devo stare attento ai track limits nel terzo settore»
«Metteremo tutto a posto...» l'uomo lo aiutò a scendere «Ma ora facciamo pausa. Charles ti sta aspettando fuori»
«Charles?» Mick arricciò il naso mentre si sistemava i capelli.
«Ha bisogno di parlarti»
Il tedesco, allora, salutò in fretta Luca e si diresse verso la porta dove, poco più in là, lo stava aspettando il monegasco.
«Charles, è successo qualcosa?»
Il pilota di formula 2 si staccò dal muro dove si era poggiato nell'attesa e sorrise nel sentire quelle parole. Erano esattamente le stesse che aveva usato Aley quando si erano scritti prima.
«Vieni... ti devo parlare»



~ ☆ ~

Capitolo interamente ispirato dalle canzoni del Coldplay. Sto ascoltando Yellow anche adesso.
Da me piove e fa un freddo che manco in Russia; voi come state?

Anyway, Charles si è messo in mezzo. Secondo voi ha fatto bene?

Anyway pt.2
Complimenti a George che ha vinto il suo primo GP!!!

°•Liv

Cɪʀᴄʟᴇs |𝙼𝚒𝚌𝚔 𝚂𝚌𝚑𝚞𝚖𝚊𝚌𝚑𝚎𝚛|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora