5| sarò brava

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«Non se parla nemmeno! Sei pazza!»
«Ma io li voglio aiutar-»
«No!»
Il dito indice di Maggie si posa sulle mie labbra screpolate. Nei cinque minuti di litigata la sua voce non si era mai alzata così tanto, ma adesso mi fissava con occhi di fuoco e io non potevo fare altro che rimanere in silenzio.
«Non ti lascerò partire»
Deglutisco, abbassando lo sguardo, mentre i suoi piedi si allontanano puntando verso le scale.
Aspetto che giri l'angolo e che entri in camera sua chiudendosi la porta alle spalle, poi mi alzo senza fare rumore, avvicinandomi a mio padre ancora seduto con le mani sulla faccia.
«Papà...» sussurro, al suo orecchio «Tornerò presto»
Gli lascio un bacio sui capelli brizzolati, poi recupero la mia roba poggiata sul tavolo della cucina.
Apro il portafoglio: un centinaio di euro mi sarebbero bastati per l'andata, al ritorno avrei pensato poi. Cerco la busta con i soldi che teniamo sopra la TV e ne prendo una manciata. Tiro fuori le chiavi dalla sacca e vado verso la porta.
«Sai che Maggie si arrabbierà...»
Mi volto e vedo mio padre in piedi a pochi metri da me.
Annuisco, serrando le labbra.
«Di solito una ragazzina di tredici anni non viaggia da sola in treno»
«Non puoi chiedere al controllore di badare a me? Sarò brava, te lo giuro»
Lo vedo sospirare mentre si gratta la nuca.
«Papà... non posso lasciarli soli. Tu non lo faresti»
Un piccolo sorriso compare sotto i suoi baffi, segno che ormai è dalla mia parte.
«Si... è vero...»
Improvvisamente si volta, afferrando le chiavi sul piatto alla destra della porta.
«Fra tre minuti saremo lì»
«Grazie»
Gli sorrido e lui mi mette una mano sulla guancia, accarezzandola.
«Dai, muoviamoci. Scriverò a Maggie che ti ho portata a fare un giro per distrarti, casomai scendesse e non ci trovasse in casa»
Rido a quelle parole, felice dell'enorme possibilità che mi sta dando.
Corro verso l'auto parcheggiata nel vialetto sulla sinistra e mi ci fiondo dentro, allacciandomi la cintura e aspettando che mio padre metta in moto.

Pochi minuti dopo eravamo davanti alla stazione.
Comprai il biglietto solo per me, nonostante avessi insistito per far venire anche mio padre durante tutto il viaggio.
Diceva di non poter lasciare Maggie da sola e che sapeva che io sarei riuscita a cavarmela anche senza di lui.
«Sei forte Aley. Hai la stessa determinazione e lo stesso amore verso gli altri di tua madre» mi aveva detto con gli occhi lucidi e io non avevo potuto fare altro che annuire e abbracciarlo.
Parlò col controllore che, dopo una piccola mazzetta sottobanco, decise di tenermi d'occhio durante tutto il viaggio.
«Chiamami quando arrivi» mi disse, guardandomi, triste ma allo stesso tempo fiero.
«Certo. E tu salutami Maggie. Alla fine so che non è cattiva»
Lui rise lasciandomi un bacio sulla fronte, poi lo salutai mentre il fischio del treno informava passeggeri e accompagnatori che la partenza era vicina.

*

«Sei come tua madre Aley»
Quelle parole gli avevano fatto male.
Le lacrime nei suoi occhi gli avevano fatto male.
Doverla lasciare gli aveva fatto male.
I ricordi gli avevano fatto male.
Dennis si asciugò le guance bagnate, mentre i vagoni si allontanavano sulle rotaie, portando con loro il ricordo più nitido di sua moglie. Decise di richiudere quei momenti nel cassetto della sua memoria e si girò, voltando le spalle alla stazione.
Salì in auto e prese in mano il telefono, sollevato dal fatto che Maggie non lo avesse ancora cercato. Lo spense e mise in moto girando la chiave; aprì il finestrino facendo entrare l'aria gelida di dicembre, sperando che, arrivato a casa, una bella cioccolata calda l'avrebbe fatto sentire meglio.

*

'Ehi... c'è qualche novità?'

Avevo inviato il messaggio già da qualche minuto, ma Gina non mi aveva ancora risposto e ormai mi ero rassegnata all'idea che avesse di meglio da fare.
Il controllore passava ogni tanto, mi chiedeva se andava tutto bene e io gli rispondevo di sì, sperando che non si fermasse a chiacchierare.
Volevo stare sola, pensare... Ricevere qualche notizia. Positiva magari.
Avrei voluto abbracciare Mick, sapere come stava, cosa provava, ma avevo paura di disturbarlo mettendogli ulteriori pressioni addosso.
Accesi il cellulare e guardai l'ora.
Mancava ancora più di un'ora e dal finestrino si vedavano solo distese bianche con qualche animaletto coraggioso che spuntava ogni tanto dalla neve in cerca di cibo.

Probabilmente dormii per il resto del viaggio, perché quando la mano del controllore mi scosse dal sedile per svegliarmi, il treno era fermo e gli ultimi passeggeri stavano scendendo coi loro bagagli.
Mi stropicciai gli occhi mentre lui mi faceva strada verso l'uscita.
«Io devo lasciarti qui. Fatti venire a prendere da qualcuno, non posso più aiutarti»
Si girò su se stesso, lasciandomi davanti alla stazione come una bambina abbandonata.

'Bene. Tanto non mi era mai stato simpatico'

Mi sistemai la sacca sulle spalle, poi avanzando un passo alla volta, cercai qualche indicazione, sperando che Gina, Mick e famiglia non fossero troppo lontani.


~ ☆ ~
Che ne pensate? Aley ha fatto la scelta giusta?
(spero non ci siano errori di battitura)
°•Liv

Cɪʀᴄʟᴇs |𝙼𝚒𝚌𝚔 𝚂𝚌𝚑𝚞𝚖𝚊𝚌𝚑𝚎𝚛|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora