16. Non era abbastanza sexy

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"Christian, vieni a mangiare che è pronto?"

"Non ho fame, mà." Mia madre sospirando chiuse la porta e tornò in cucina.

Era da quando ero tornato la sera precedente che me ne stavo chiuso in camera mia ad ascoltare musica. Ogni tanto mia mamma o addirittura il mio patrigno venivano a cercare di parlare con me, ma io facevo di tutto per sviare le conversazioni.

Loro erano convinti che questo mio comportamento fosse dovuto a un'aggressione da parte mia verso di loro per avermi costretto ad andare a quel college contro la mia volontà, non avendo minimamente pensato che questa reclusione potesse essere dovuta a qualcos'altro.

Non capivano mai niente, non l'avevano mai fatto. Alexia era sempre stata la figlia perfetta, ogni cosa che diceva lei era sacrosanta, lei non sbagliava mai e aveva sempre ragione. Era perfetta in tutto, ottimi voti a scuola, non si drogava, non fumava, non beveva se non ai brindisi, era educata e aveva un ragazzo di quelli che piace ai genitori. Mia madre non perdeva mai occasione per ripetermi quanto fosse perfetta e per chiedermi perché non potessi essere come lei. Qualsiasi cosa facessi non era mai abbastanza. Che importava se avevo preso 8 a scuola quando lei aveva preso 10? Così alla fine smisi anche di provarci, decisi di godermi la vita, senza preoccuparmi troppo della scuola o che i miei avessero una buona opinione su di me. Diventai quello che sono ora, per loro ero solo una causa persa. Per cercare di raddrizzarmi mi mandarono in un college isolato dal mondo, rigorosamente maschile. Non potevo amarli e odiarli di più per quella decisione. Amarli... beh, per Mattia. E odiarli... beh, per Mattia.

Quel ragazzo mi stava facendo passare il paradiso e l'inferno. Non riuscivo a capire che cosa volesse o che cosa stesse pensando. Quando quella sera l'avevo baciato, non sapevo bene neanch'io perché lo stessi facendo, forse era la disperazione di non poterlo vedere più per un po', fatto sta che di una cosa ero sicuro, mi avrebbe respinto e io mi sarei dovuto inventare qualche scusa assurda. Invece contro ogni aspettativa aveva ricambiato e, anzi, era stato lui a baciarmi di nuovo. Giuro di non essere mai stato così felice e il tutto solo per un bacio. Certo, era stato il bacio più bello di tutta la mia vita e di baci ne avevo dati, ma era comunque solo un bacio. E poi la mattina dopo puff! Tutta la mia felicità e allegria erano sparite insieme a Mattia. Provai ad ingannarmi che fosse solo andato a colazione, ma il fatto che mancassero tutte le sue cose non mi permetteva di stare tranquillo. Quando incontrai Luigi nel corridoio, alla domanda se sapesse dove fosse Mattia, mi rispose che era passato a salutarlo la mattina presto, dicendogli che sarebbe tornato a Bari con un paio di giorni di anticipo rispetto al programma. Aggiunse che la cosa era parecchio strana e che di solito cercava di passare meno tempo possibile lì. Quando mi chiese se per caso sapessi qualcosa balbettai che non ne avevo idea, prima di andarmene il più velocemente possibile.

La vocina nella mia testa continuava a ripetermi che magari non era colpa mia, che non era stata colpa di quel bacio se se n'era andato via prima, ma infondo non ci credevo neanche io. Sì, ma cazzo non potevo neanche sentirmi così in colpa! Non mi era sembrato che gli avesse fatto tanto schifo baciarmi. E poi l'avrei capito se mi avesse detto che era stato tutto un momento di debolezza, che era sotto shock e non capiva quello che stava facendo; l'avrei capito, davvero. Allora perché se n'era andato? Forse si vergognava? Probabile, anche perché anch'io mi vergognavo a morte. Eppure non riuscivo a pentirmi di quello che avevo fatto ed ero sicuro che in un modo o l'altro avrei costretto Mattia a perdonarmi. Ormai per me era diventato essenziale e non mi importava se avrei dovuto mettermi a supplicarlo in ginocchio o se mi avrebbe costretto a fargli da schiavo, l'importante era stare vicino a lui. Dopotutto vivevamo nella stessa camera, non avrebbe potuto ignorarmi per sempre, no? Quasi certamente aveva solo bisogno di una pausa per riflettere. Sì, ma riflettere su cosa? Su quanto fossi pazzo? Sul significato del mio gesto? E se me lo avesse chiesto? Oddio, dovevo per forza a trovarmi una scusa, perché il "Sai, sono stracotto di te" non penso fosse una valida opzione. Dovevo chiedere a Guido, l'inventiva era il suo forte, peccato che non potessi. Non gli avevo detto niente della storia del... bacio. Forse perché ancora non ci credevo neanch'io. Mi passai involontariamente una mano sulle labbra e sorrisi. Ancora non ci potevo credere. L'avevo veramente baciato? Un po' mi dispiaceva tenere Guido all'oscuro di tutto, in fondo era diventato una specie di migliore amico. Non mi ero mai confidato così tanto con nessuno.

Stanza 258 || Zenzonelli EditionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora