32. Sapevo che eri qua per questo

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Avevo sentito Luca al telefono e mi aveva detto che aveva parlato con Alex, ma non era riuscito a cavar fuori un ragno da buco, così avevo deciso di andargli a parlare direttamente io stesso. Gli avevo scritto un messaggio dicendogli che avevo bisogno di lui e mi aveva subito risposto di raggiungerlo nella sua stanza. Il fatto che mi avesse pregato di incontrarlo lì era già una buona cosa, voleva dire che Dario non lo aveva convinto a starmi lontano. O forse l'aveva convinto così bene che voleva uccidermi, in quel momento mi aspettavo di tutto. Alex sembrava parecchio arrabbiato l'ultima volta che l'avevo visto e io speravo tanto che la colpa fosse di Schirone e non mia. Arrivato davanti alla porta, esitai un attimo indeciso prima di bussare. Per qualche ragione avevo addosso una certa ansia, cercavo di ripetermi che andava tutto bene, ma non riuscivo a convincere neanche me stesso. Poco dopo sentii la porta aprirsi e un Alex felice, spettinato e leggermente assonnato venne ad aprirmi alla porta.

"Christian! Sono contento che tu sia qua!" Mi accolse con un tiepido sorriso e mi fece cenno di entrare.

Gli diedi un frettoloso abbraccio e avanzai nella sua stanza così simile alla mia. Alex mi fece accomodare sul divano e mi chiese addirittura se volessi qualcosa da bere. Rifiutai cordialmente mentre pensavo al modo migliore di introdurre l'argomento.

"Perché l'altro giorno eri al tavolo con Dario?" Ecco, finiva sempre così. Io mi preparavo nella testa un discorso bellissimo, convincente e poi quando arrivava il momento sparavo sempre fuori la prima cazzata che mi passava per la testa. La faccia di Alex, al contrario di quello che mi aspettavo, non era sorpresa o stupita, sembrava piuttosto rassegnata. Lo sentii sospirare e si sedette di fianco me.

"Sapevo che eri qua per questo." Teneva la testa bassa e guardava le dita delle sue mani rincorrersi e giocare fra di loro senza un apparente senso. "Okay, cosa vuoi sapere?" Mi chiese alzando finalmente la testa e guardandomi negli occhi.

"Quello che ti ho chiesto. Perché eri con lui?" Continuavo a guardarlo negli occhi nella speranza di riuscire a cogliere qualcosa dalle sfumature che essi acquisivano.

"Ho fatto un casino e cercavo di risolverlo." Non aveva detto praticamente niente, ma aveva detto abbastanza da farmi preoccupare. Mi alzai di scatto mettendomi di fronte a lui e lo guardai dall'alto.

"No cazzo Alex! Qualsiasi sia il casino che hai fatto, Dario non è la persona migliore per risolverlo." Lui scosse leggermente la testa a quell'affermazione.

"Non hai capito, il casino l'ho fatto con Dario e con Dario devo risolverlo." Non ero sicuro di aver capito le sue parole.

"In che senso il casino l'hai fatto con Dario? Cosa intendi?" Senza volerlo avevo iniziato ad alzare un po' la voce, ma non potevo farne a meno, stavo iniziando ad andare in panico. Alex si alzò con uno scatto nervoso fronteggiandomi faccia a faccia.

"Niente, non ti devi preoccupare! Risolverò!" Mi iniziarono a tremare le mani per il nervosismo e la rabbia. Come poteva darmi quella risposta?

"Non mi devo preoccupare? Come potrei non preoccuparmi? Sai quello che Dario è capace di fare, tu eri l'unico che lui non aveva ancora attaccato e tu vai a provocarlo? Sono stufo di perdere gli amici migliori che abbia mai avuto." Presi un profondo respiro e poggiai le mie mani sulle sue spalle. "Mi sei rimasto solo tu, Alex." Gli sussurrai. Vidi la sua faccia addolcirsi, ma durò poco, visto che subito dopo incrociò le braccia e alzò gli occhi al cielo.

"Sì, io e il tuo caro Matti." Mi rispose con tono sarcastico.

"Ma è diverso Alex! Tu sei sempre così tanto misterioso, scommetto che qualcosa da nascondere ce l'hai, lo vedo nei tuoi occhi, mentre con Mattia non è la stessa cosa, lui la cosa che vorrebbe nascondere è sempre sulle labbra di tutta la scuola. Quindi in pratica non ha niente con cui ricattarlo, perché lui non ha niente da perdere." Dopo il mio discorso, Alex fece una cosa che non mi sarei mai aspettato. Si mise a ridere. Io continuavo a guardarlo stranito, mentre la sua risata schernitoria mi colpiva sempre più a fondo.

Stanza 258 || Zenzonelli EditionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora