49. Devi venire con me

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Era passato un mese e le cose erano rimaste uguali.

Passavo le mie giornate dividendomi fra Luca, Luigi e Mattia, ridendo e scherzando e quando non ero con loro ero rinchiuso in camera mia e cercavo di studiare vista la marea di esami che dovevo dare.

Sinceramente non contavo di passarne nessuno, era praticamente impossibile che ci riuscissi, quando aprivo un libro mi sembrava scritto in arabo.

Non avevo neanche mai lontanamente sentito parlare di quelle cose, mi chiesi seriamente cosa avessi fatto per praticamente un anno, insomma non era possibile che sei ore al giorno, per cinque giorni alla settimana io avessi solo passato il tempo in classe a pensare a Mattia. Eppure sembrava essere proprio così. Tranne per quando non ci andavo proprio a lezione ovviamente. Rischiavo di impazzire e più provavo a studiare, meno ci riuscivo, quindi ci rinunciavo proprio.

Stavo uscendo di testa per lo stress, ma non ero di certo l'unico. Luca non respirava praticamente più, passava anche lui il tempo diviso fra lo studio, anche se doveva dare molti esami meno di me visto che non aveva aspettato l'ultimo momento come il sottoscritto, noi, Guido e Alex. Non che quest'ultimo lo considerasse molto a dire il vero, ma lui continuava costante a provarci. Inoltre lui e Mattia, che inspiegabilmente andavano molto d'accordo anche se nessuno se ne spiegava il motivo, continuavano a pressare me e Luigi affinché perdonassimo Guido.

Nel nostro gruppo si sentiva molto l'assenza del biondo, l'allegria e la spensieratezza che sprigionava di solito, il suo sorriso che sembra poter illuminare il mondo. Inoltre se avanzava del cibo non sapevamo mai a chi rifilarlo. Di solito finiva per mangialo Luca perché gli dispiaceva buttare via il cibo.

Mi mancava molto, ma non riuscivo ancora a perdonarlo. Quello che aveva fatto era semplicemente troppo. Luca cercava di passare più tempo possibile con lui, ma a quanto mi riferiva stava lentamente sprofondando sempre più giù. Luigi, se possibile, sembrava ancora meno intenzionato di me a perdonarlo eppure ero sicuro che risentisse molto di questa assenza.

A pranzo e a cena ormai c'erano le combinazioni più assurde, molte volte mangiavo tutti e quattro insieme, mentre altre volte Luigi e Luca mangiavano tra di loro, per lasciare un po' di privacy a me e a Mattia e sta volta il mio ragazzo non era più geloso.

Altre volte invece, soprattutto quando vedevo Luigi particolarmente abbattuto e anche se non diceva noi sapevamo che fosse per Guido, lo lasciavo mangiare solo con il suo migliore amico in modo che potesse sfogarsi. Capitava anche, e molto più frequentemente di quanto si possa immaginare, che mangiassimo insieme io e Luigi, ma non tanto perché lo volessimo noi due, nonostante non mi dispiacesse affatto la sua compagnia, piuttosto perché erano proprio Mattia e Luca a voler stare insieme. Io davvero non riuscivo a capire come potessero andare così d'accordo, soprattutto considerando che a me sembrava che passassero la metà del tempo a litigare. Forse si divertivano proprio per quello.

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Un pomeriggio ero sul letto e stavo cercando di studiare quello che sembrava essere diritto privato. Mi chiesi con che criterio avessi scelto quei corsi, poi mi ricordai che, visto che io mi ero rifiutato, li avevano scelti i miei genitori per me. Mattia rientrò proprio mentre stavo fissando il muro e pensando a quanto sarebbe stato bene lì lui, magari col mio corpo ad intrappolarlo.

"Ehi!" Gli dissi sorridendo e appoggiando il libro sulle mie gambe. Lui però non mi sorrise, rimase fermo a fissarmi a braccia incrociate. Iniziai a preoccuparmi. "Che succede?" Gli chiesi allora.

"Devi venire con me." Mi disse deciso.

"E dove?" L'aria seria che aveva non mi tranquillizzava affatto.

"Da Guido." Mi affrettai a recuperare il libro e a tornare a fissarlo. "Christian, smettila di fare il bambino." Mi rimproverò, ma io subito mi opposi, dicendo che non stavo affatto facendo il bambino.

Stanza 258 || Zenzonelli EditionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora