28. Da quando la sprite è da gay?

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Il giorno dopo andammo a fare un giro per la città, non facemmo niente di particolare, proprio per quello mi piacque tantissimo. Parlammo di tutto e di niente, ridendo e scherzando, facendo battute che non avrebbero fatto ridere nessuno.

"Oh oh Christian, senti questa! Una mucca va dal cartolaio e chiede un quaderno a quadretti. Il cartolaio le dice: 'mi dispiace li abbiamo solo a righe' allora lei risponde: 'fa niente tanto sono in bici'." Subito io mi misi a ridere fragorosamente piegato in due e tenendomi la pancia con le mani.

"Matti ma non ha alcun senso!"

"Infatti!" Mi rispose prontamente lui. Riiniziammo a ridere più forte di prima, lui mise un braccio intorno alle mie spalle mentre quasi ci rotolavamo per terra per il troppo riso. La gente per strada ci guardava malissimo, ma a me non interessava. Per una volta il Mattia che avevo davanti era un Mattia vero, un Mattia libero da tutti i problemi che aveva all'interno della scuola, era semplicemente sé stesso. Ed io ero felice che si fosse lasciato andare completamente con me, significava che si fidava a tal punto da levare la maschera che era sempre costretto ad indossare e a far vedere il vero sé stesso. Del Mattia scuro e tenebroso non c'era traccia, aveva lasciato posto a un Mattia allegro e sorridente e questo se possibile lo rendeva ancora più bello. Perché davvero pensavo che il suo sorriso fosse una delle cose più belle del mondo e vederlo così spontaneo non poteva che illuminarmi la giornata.

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Il tempo passò molto in fretta e in un men che non si dica venne l'ora di cena. Mattia mi disse che conosceva un ristorante carino in una zona così mi fidai di lui e lo seguii per le piccole stradine della cittadina.

Dopo poco tempo arrivammo davanti ad un ristorante francese molto carino, proprio il genere di locale che non mi sarei mai aspettato da Mattia. Uno di quei posti fini, raffinati ed eleganti. Ma la mia sorpresa non finì lì, perché lui prendendomi per mano mi trascinò verso uno dei tavoli più appartati della stanza, con tanto di privè. Ci sedemmo uno di fronte all'altro e i miei sentimenti si fecero parecchio contrastanti. Felicità, confusione e un terribile imbarazzo si mischiarono irreparabilmente nella mia testa. Non sapevo più cosa dire o come comportarmi, perché sembrava quasi... un appuntamento. Io non ne avevo mai avuto uno e quel posto rendeva l'atmosfera così romantica.

"Allora..." Tentai. "È una bella serata, no?" Non avrei potuto dire cosa più stupida ed insignificante, Mattia mi guardò come se fossi diventato pazzo corrugando la fronte.

"Ehm... sì, penso di sì."

Per fortuna arrivò la cameriera a toglierci, o almeno per quello che riguardava me, dall'imbarazzo. Ci consegnò i menù e con una specie di piroetta se ne andò quasi a passo di danza.

Lanciai un'occhiata a Mattia e vidi che aveva già preso uno dei due menù e che, mezzo stravaccato sulla sedia, lo stava osservando con fare scettico. Un sorriso nacque spontaneo sulle mie labbra. A quanto pare non avevo motivo di preoccuparmi, non era chissà cosa di ufficiale o importante, solo una semplice uscita fra, ehm... quello che eravamo, insomma.

La cameriera tornò poco dopo e potei giurare che aveva aggiunto del mascara sulle sue ciglia.

"Allora cosa volete?"

"Uhm... io prendo dei cannelloni della Provenza." Ordinò Mattia. In quel momento mi resi conto che ero stato talmente preso da lui che non avevo neanche toccato il menù. Optai per l'andare sul classico.

"Io dei maccheroni al pomodoro."

"E da bere?" Cinguettò lei dopo aver segnato quello che avevamo detto.

"Io una coca-cola." Dissi.

"Io una sprite."

La cameriera scribacchiò ancora qualcosa sul suo blocchetto, poi se ne andò riprendendo i menù. La guardai fino a quando non sparì dietro la porta, quando mi girai vidi che Mattia mi stava fissando con un cipiglio corrucciato.

Stanza 258 || Zenzonelli EditionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora