08. Mica muoio!

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Mi svegliai e capii subito dalla luce troppo forte che era tardi.

Uno sguardo alla sveglia confermò la mia ipotesi: avevo già perso la colazione e da lì a 10 minuti sarebbe iniziata la prima ora di lezione. Non avevo alcuna voglia di alzarmi, soprattutto quel giorno.

Sorrisi guardando Mattia che era ancora stretto fra le mie braccia, raggomitolato contro il mio petto. Il suo braccio destro cingeva il mio fianco, i capelli gli cadevano un po' in avanti e venivano spostati leggermente dal suo respiro regolare. Aveva un'aria dolce mentre dormiva, era sereno e sembrava molto più giovane.

È davvero bellissimo, mi ritrovai a pensare. Ed era vero.

Avevo sempre apprezzato me stesso e il mio corpo, sapevo di essere bello. Me lo diceva lo specchio, me lo dicevano i miei amici, me lo dicevano le centinaia di ragazze che non mi avevano mai rifiutato. Eppure in quell'istante, di fianco a quel ragazzo, mi sentii insignificante.

Non sarei mai stato bello come lui, non avrei mai avuto i suoi lineamenti delicati, le sue labbra carnose, il suo sorriso stupendo, i suoi occhi azzurri, ora chiusi, che sapevano incantarti al primo sguardo e farti perdere la ragione e i suoi capelli biondi che sembravano così morbidi. Improvvisamente mi venne voglia di toccarli, così avvicinai lentamente la mia mano alla sua testa. La vedevo tremare, ma non mi fermai, ero come ipnotizzato. Le mie dita accarezzarono i suoi capelli una, due, tre volte. Erano anche più morbidi di quello che sembravano. Ero molto nervoso, ma allo stesso tempo quel movimento mi tranquillizzava. All'improvviso lo vidi strizzare gli occhi e sbatterli un paio di volte. Il mio cuore perse qualche battito, probabilmente era la paura visto che la mia mano era ancora sui suoi capelli o forse erano i suoi occhi così azzurri, un po' umidi dal momento che si era appena svegliato, che mi confondevano.

No, no no, ma che diavolo stavo dicendo? Non era possibile, doveva essere la paura.

"Christian?" Mormorò lui con un filo di voce impastata dal sonno.

"Ehm, sì?"

"Che stai facendo?" Mi accorsi che non avevo ancora tolto la mano, così cercai di mentire con nonchalance.

"Niente, avevi un po' di segatura sui capelli." Mossi la mano facendo finta di togliere la segatura inesistente, poi mi affrettai a toglierla e a rimetterla sul letto.

"E che diamine ci fa la segatura sui miei capelli?"

"Che ne so io, sarà caduta dal soffitto!"

Segatura, eh? Cazzo, non potevo inventarmi una scusa migliore?

Improvvisamente Mattia si accorse che la sua mano era ancora sul mio fianco e la ritrasse di scatto, come se fosse stato scottato. Mentre lo faceva lo sguardo gli cadde sull'orologio e si accorse che era tardi.

"Porca troia, ma sono già e mezza! Non posso entrare a metà lezione! Perché diavolo non mi hai svegliato?"

"Ehi, guarda che mi sono svegliato anch'io da poco e poi dormivi così bene..."

"Senti Stefanelli, non mi interessa, non siamo tutti come te! Forse io ci vado alle lezioni."

Era tornato come prima, se non peggio. Ora mi urlava contro.

"Mattia..." la mia voce era quasi un sussurro.

"Che vuoi?"

Stanza 258 || Zenzonelli EditionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora