41. Che cazzo hai fatto

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Mia madre rientrò in casa con due sacchi della spesa. Ad essere sincero non mi ero neanche accorto che fosse uscita, ma questo spiegava dove fosse stata per tutto questo tempo.

"Ehi tesoro, dov'è finito Mattia?" Mi chiese subito lei. Io alzai gli occhi al cielo.

"È andato un attimo in bagno, non è che viviamo in simbiosi! Dovevo accompagnarlo anche lì?" Le chiesi sarcastico. Lei mi guardò con sguardo leggermente triste, ma non diedi troppo peso alla cosa.

"Comunque stavo pensando che fin tanto che è chiaro potevi portare Mattia a fare un giro per la città. Non l'ha ancora vista e almeno uscite di casa!" Mi propose lei. Non feci in tempo a risponderle che Mattia scese le scale. Mi chiese che cosa stavamo dicendo e gli spiegai che mia madre voleva che gli facessi visitare la città.

"A me va bene." Disse in direzione di mia madre che gli sorrise.

"Va bene, andiamo allora." Risposi un po' scocciato, perché in quel momento non è che mi andasse molto di uscire, significava in qualche modo non avere più la protezione dei miei parenti e quindi avere la vera versione di Mattia, quella meno piacevole.

In realtà per un bel pezzo di strada restammo entrambi in silenzio, entrambi con le mani in tasca a guardare l'orizzonte. Poi però piano a piano ci sciogliemmo e con mia grande sorpresa ci mettemmo a parlare normalmente come due amici, riuscimmo anche a ridere e a scherzare e a guardarci ogni tanto anziché guardare solo l'orizzonte o il marciapiede sotto i nostri piedi. Era bello, incredibilmente bello potersi relazionare con lui in quel modo, era anche meglio dei finti baci, perché questo anche se forse meno intimo era molto più vero. Ovviamente, come tutte le cose belle, durò molto poco.

"Ehi Stefanelli!" Alzai la testa e vidi un gruppo di persone venire verso di me.

"Oh merda." Sussurrai, mi guardai intorno, ma ormai non c'era più alcun modo di nascondermi. Mattia intanto mi guardava confuso, non capendo a cosa fosse dovuta tutta quella agitazione.

"Non si saluta più?" Disse una delle persone del gruppo. Anche Mattia ora riusciva a vederli da più vicino e si accorse che in fondo erano solo dei ragazzi di circa la nostra età.

"Che cazzo hai fatto? Non gli hai dato i soldi per l'erba?" Mi sussurrò all'orecchio, cercando in qualche modo di capire la mia reazione.

"Peggio..." Gli risposi sempre sussurrando, poi mi rivolsi ai ragazzi che si erano fermati davanti a noi. "Ciao ragazzi, scommetto che siete molto impegnati e non voglio trattenervi." Presi il polso di Mattia e cercai di trascinarlo via, ma i tre ragazzi mi bloccarono la strada.

"No, tranquillo non abbiamo nessun impegno." Rispose uno ghignando. "Così il nostro frocetto preferito può presentarci per bene il suo fidanzatino."

"Perfetto allora! Mattia, questi sono Simone, John e Leo, dei..." Li squadrai bene non sapendo bene come definirli. "Dei miei vecchi amici. Andavamo insieme alle superiori."

Loro continuarono a sghignazzare mentre Mattia li squadrava uno a uno.

"Allora Christian, te lo sei già fatto mettere in culo?" Mi chiese Leo ghignando.

"Leo, ma che domande fai, mi sembra ovvio, non lo vedi il suo culo sfondato?" Gli rispose Simone.

"Oh no, non l'avevo notato, non ho l'abitudine di guardare il culo ad altri ragazzi come certi froci qua presenti." Ribattè facendo scoppiare a ridere John.

"Almeno lui può scopare come e quando vuole, non come voi che siete costretti ad accontentarvi di scopare degli orribili spaventapasseri nei cessi delle discoteche." Mi sfuggì una risata che cercai subito di mascherare con un colpo di tosse.

Stanza 258 || Zenzonelli EditionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora