Dovevo essermi addormentato o svenuto per lo shock, perché dopo gli occhi spalancati di Mattia che mi guardavano preoccupati, non ricordavo più nulla.
Non ebbi il coraggio di alzare le palpebre, avevo paura di essermela solo immaginata l'ultima parte della vicenda. Di sicuro mi trovavo ancora sul pavimento, il che appurava la mia tesi che se avessi aperto gli occhi, avrei trovato Dario a fissarmi, pronto per chissà che cosa. Provai allora a muovere lentamente un braccio e, con mio grande sollievo, mi accorsi che non era bloccato per terra.
Mi resi conto di essere comodo sopra un letto, fin troppo comodo, il che mi incoraggiò ad aprire gli occhi, ma prima che potessi farlo una voce parlò.
"Secondo te siamo arrivati tardi?" Riconobbi subito il timbro di quella voce ansiosa. Una sensazione di calore si diffuse subito per tutto il mio corpo alla consapevolezza che Mattia era lì con me.
E a quanto pare non era da solo, perché di sicuro non si stava rivolgendo a me. In quel momento mi ricordai di altri passi, che avevano allontanato Dario da me.
"Non lo so."
All'inizio fui certo di aver sentito male e la voglia di alzarmi dal letto divenne quasi irresistibile, ma mi costrinsi fingere di continuare a dormire per ascoltare quella strana conversazione.
"Dovremmo chiederlo a lui una volta sveglio." Proseguì la voce, o meglio, Alex.
Non credevo neanche che fosse possibile un dialogo fra quei due, soprattutto senza urlare, ma stava avvenendo, proprio in quel momento. Un tempo ne sarei stato felice, ma ora ero solo stupito e confuso
"Non so se voglio chiederglielo. Se lui vorrà parlarmene ovviamente sarò pronto ad ascoltarlo, ma in caso contrario non voglio forzarlo a ricordare una cosa terribile." Disse Mattia e ancora una volta rimasi colpito da quanta sensibilità potesse avere. Alex dal canto suo non disse niente.
"Tu come hai fatto a saperlo?" Gli chiese Mattia.
Se possibile fui ancora più sorpreso. Era stato lui a rendersi conto di quello che stava accadendo?
"Stavo andando fuori dalla scuola per fumare e ho visto su una delle poltroncine vicino all'ingresso quel coglione di Tommaso Cesana che cercava di sdraiarsi e rannicchiarsi senza cadere. Aveva un cuscino grande quanto lui e una copertina che gli copriva a malapena il busto. Gli ho chiesto che cazzo stesse facendo lì. Lui scocciato mi ha detto che Dario l'aveva cacciato dalla camera e che quindi si stava arrangiando come poteva. Gli domandai allora il motivo di tale esilio e lui mi ha risposto che non lo sapeva, che Dario gli aveva solamente detto che lui e Christian avevano da fare." Alex fece una pausa.
"Gli ho tirato un pugno e sono subito corso alla sua camera. Ovviamente la porta era chiusa e non ce l'avrei mai fatta sfondarla da solo, non ero sicuro di potercela fare senza aiuto contro Dario. Poteva essere anche armato per quanto ne sapevo. Così sono corso alla vostra stanza, ho bussato, tu mi hai aperto e il resto lo sai." Concluse.
"Perché io?" Chiese Mattia serio. "Perché hai chiamato proprio me?"
"Chi altro avrei dovuto chiamare? Luca? Guido?" Alex si mise a ridacchiare. "Non sono adatti a queste cose. Sarebbero stati più d'intralcio che altro. E poi..." Sentii uno strano rumore, sembrava che uno dei due si fosse alzato in piedi. "Quando si tratta di combattere per Christian, tu sei senza dubbio al primo posto."
"È troppo sperare che non gli abbia fatto niente?" Gli chiese il mio ragazzo.
"Credo sì. Hai visto il sangue che gli colava e i lividi che aveva in tutto il corpo. E c'era dello sperma dentro la camera di Dario." Dopo quella risposta sentii Mattia sospirare e il materasso vicino alla mia testa abbassarsi, segno che qualcuno si era appena seduto. Presto una mano familiare iniziò ad accarezzarmi i capelli. Mi beai di quel tocco rassicurante, cercando però di mantenere la mia copertura da dormiente.
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Stanza 258 || Zenzonelli Edition
Fiksi Penggemar«Stefanelli... Christian Stefanelli» Guardai la segretaria cercare il mio nome nel lungo elenco di fogli che aveva. «Stefanelli, Stefanelli, Stefanelli... Ah eccolo! Stanza 258, sei in camera con un certo Mattia Zenzola!» Presi le chiavi che mi off...