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Trovarono una locanda che si affacciava su Bourbon Street, nel cuore dell'antico quartiere francese di New Orleans. Morean aveva dovuto girare un po' per trovarne una che accettasse anche gli animali, ma alla fine si erano sistemati. La stanza era accogliente, piccola ma ben fornita di tutto il necessario. Finalmente poteva sdraiarsi su un comodo letto senza sentire quel fastidioso dondolio del mare!

Sapeva che dovevano parlare, lui ed Isabelle, dovevano dirsi tante cose, lui era ansioso di sapere cosa era le successo, come si era sentita in tutto quel tempo che era stata lassù, ma sapeva anche che avrebbe dovuto affrontare quell'argomento che non era mai stato in grado di approfondire quando lei era ancora viva. Decise di prendere la situazione di petto e si lanciò.

" Isabelle, io... devo parlarti di una cosa, è da tanto tempo che volevo farlo, ma non è mai stato facile, tanti timori ed ansie prendevano il sopravvento ed io, per paura, ho sempre lasciato stare. Mi dicevo che te lo avrei detto più avanti, ma le paure erano sempre lì ed aumentavano, la paura di perderti mi terrorizzava, ma poi alla fine ti ho persa per davvero e, credimi, è stato un inferno. Ora ti ho ritrovata, ci siamo ritrovati, e voglio rimediare a questo mio errore. "

" Morean, lo so. "

" Che cosa sai? Cosa vuoi dire? "

Isabelle gli stava sorridendo in quel modo dolce che lui amava tanto.

" So tutto di te, ho visto tutto da lassù. Non darti più pena amore mio, siamo insieme, tu ed io, anche se in un modo molto strano, ma siamo insieme e questo è quello che conta. "

A Morean mancò il fiato in gola. Isabelle sapeva, sapeva che lui era un vampiro, sapeva tutto ancora prima che lui glielo dicesse, l'aveva saputo già da tempo e, nonostante ciò, lei era ritornata da lui, nonostante sapesse che razza di bestia lui fosse.

Isabelle dovette accorgersi dell'espressione atterrita di Morean e lo tranquillizzò subito.

" Stai tranquillo, non ho paura di ciò che sei. Devo ammettere che quando eravamo a Parigi avevo notato qualcosa, ma erano piccole cose a cui non avevo dato molto peso. Ma questo non è più importante, ormai. Guardami, guardami negli occhi e dimmi cosa vedi. "

Isabelle fece per prendergli le mani e tutti e due sentirono qualcosa di strano, qualcosa di inaspettato: avvertirono entrambi la pelle dell'altro, era un lieve tocco, si, ma era molto meglio che quel freddo passare attraverso il corpo etereo di Isabelle che aveva sentito Morean.

" Vedo la mia dolce Isabelle di sempre, e non vedo nessuna paura nei tuoi occhi, non hai nessuna esitazione nel toccarmi. Come fai? Pur sapendo quello che sono, pur sapendo quello che ho fatto.. "

" Perché so che tu non hai mai usato questo tuo potere per fare del male a qualcuno intenzionalmente, non hai mai ucciso nessuno solo per il gusto di farlo. "

" Mmmhh, non ti stai dimenticando qualcuno, forse? E Van Der Meer come lo consideriamo? Una prova per testare i miei poteri? "

" Lascia perdere quello lì, se l'era andata a cercare di sua spontanea volontà, anche se non mi piace la violenza ho sperato e desiderato che crepasse. "

Tutti e due risero di gusto, come non facevano da tempo.

" Anche io ho qualcosa da farmi perdonare, Morean. Non ti ho mai parlato di quel Van Der Meer. Era successo poco prima che ci incontrassimo, ma non ha mai avuto nessuna importanza per me. Ha avuto quel che si è meritato. "

Morean fu estremamente felice di questo chiarimento, ora poteva essere davvero se stesso senza nessun problema, senza aver timore che lei scoprisse cose innaturali del suo aspetto fisico, cose non umane.

Morean sistemò i suoi vestiti e intanto Ebony girava tranquillamente per la stanza, curiosava in ogni angolo, attirata chissà da cosa. Isabelle era felice di vederla: era riuscita a mandare un segnale a Morean attraverso questa gattina nera così speciale. Ancora non sapeva bene come ci fosse riuscita, non sapeva come gestire il suo essere ultraterreno, la sua nuova forma dopo che lei era morta. A volte bastava un semplice pensiero e riusciva a vedere Morean nei sogni che lui faceva, a volte un pensiero più forte gli mandava qualcosa di concreto, qualcosa di reale, come nel caso di Ebony o della rosa al parco.

Il suo trapasso non fu molto violento, nel senso stretto del termine, non era stata uccisa con un coltello o con un'arma da fuoco o in un incidente, no, ma aveva sofferto fisicamente e spiritualmente. Il veleno agiva e lei sentiva forti dolori addominali, poi si addormentò, forse perché la fine si stava avvicinando, e trovò sollievo. Subito non capì cosa le fosse successo, lei era ancora nella sua stanza quando i suoi genitori urlavano e si disperavano, lei cercava di parlargli ma era come se loro non la sentissero. Poi capì cosa era successo quando vide se stessa morta nel letto. Ebbe uno shock tremendo, si sentiva senza respiro, si sentiva intrappolata, si sentiva impotente, la distruggeva vedere i suoi genitori disperarsi davanti ai suoi occhi senza poter fare niente. Poi dopo questo momento i suoi ricordi erano molto confusi, delle nubi bianche, una luce chiara e calda e delle voci che la chiamavano fino a quando non arrivò lassù.

La decisione di far tornare Isabelle sulla terra dei vivi non fu accolta molto bene dagli altri che erano lassù. A tanti non importava, perché loro ormai erano abituati a vivere lì e avevano accettato la loro morte, ma ad altri non piaceva questo privilegio che era stato concesso ad Isabelle, perché queste persone erano coloro che, come lei, erano morti in modo inaspettato, alcuni anche in modo violento. Anche loro avevano lasciato delle cose in sospeso al momento della loro morte e avrebbero voluto tanto ritornare per sistemare tutto, ma a loro non era concesso, invece ad Isabelle si e questo fatto creò non pochi attriti.

" Tutto questo è incredibile! Io che non ho mai creduto a queste cose neanche quando ero umano! Ma dovrai ritornare lassù o puoi restare qui per sempre? "

" Questo purtroppo non lo so, Morean, non mi è stato detto, ma io spero di poter restare per sempre. "

" Vieni, Isabelle, scendiamo in strada a passeggiare un po'. Ho proprio bisogno di prendere una boccata d'aria. "

Nonostante New Orleans fosse più piccola di Parigi, era una città molto caotica e chiassosa, le persone avevano sempre voglia di fare festa, cantavano e danzavano in strada. Soprattutto di notte, New Orleans mostrava il meglio di sé, l'unione di tre tipi diversi di culture, quella francese, quella africana e quella americana, dava vita ad un'esplosione di vivacità e di colori. Le persone erano molto espansive e si contagiavano a vicenda con la loro allegria.

C'era il meraviglioso Garden District, un quartiere caratterizzato da antiche e stupende ville in stile coloniale, con giardini bellissimi pieni di fiori e piante; il cimitero Lafayette, una piccola città dei morti che ospitava gli abitanti che una volta vissero a New Orleans, ed entrare lì dentro era come fare un salto nel tempo.

Col passare dei giorni, Morean ed Isabelle si stavano ambientando in quella nuova città ed imparavano ad amarla e a conoscerne anche i più piccoli segreti.


Morean Il VampiroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora