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Ormai tutto era deciso. Erano pronti per partire, mancavano solo alcuni piccoli dettagli.

Era più prudente che Dorian viaggiasse con un nuovo anello solare, dato che quello che aveva prima era andato distrutto in quella orrenda battaglia contro Nosferatu. Così Margot gliene creò subito uno nuovo, più bello del primo. Aveva scelto la pietra dell'ametista viola. A Dorian piaceva, era un bel colore, ma gli importava di più che quell'anello facesse il suo dovere.

Dovevano portare con loro qualcosa che servisse come contenitore per il sangue della creatura. Morean era sempre un po' scettico nonostante tutto e Fiona non accennava minimamente a voler parlare di questo argomento. Avrebbe aspettato che fossero arrivati e poi le avrebbe di nuovo chiesto spiegazioni. Sapeva che rischiavano la vita ed era un suo diritto, come lo era di tutti gli altri, capire quale strategia Fiona volesse usare per prelevare questo sangue miracoloso. Cercò di levarsi dalla mente questi pensieri per non incupirsi ulteriormente, visto che Isabelle era già abbastanza preoccupata per non poter far parte della spedizione. Ma Morean era fatto così. Lui pensava sempre a tutte le cose che sarebbero potute accadere, cercava sempre in anticipo una soluzione per ogni eventuale problema, ma a volte faceva lavorare troppo la testa e il suo viso rifletteva i suoi pensieri e le sue preoccupazioni e questo metteva in agitazione Isabelle. Lei aveva sempre paura di perderlo, temeva che potesse capitargli qualcosa di brutto con quella vita spericolata che faceva, sempre in mezzo all'avventura e ai pericoli per aiutare i suoi amici. Ma era anche questo che le piaceva tanto di lui, questo essere così fedele e pronto ad aiutare i suoi amici quando ne avevano più bisogno. Lo guardò e sorrise.

Morean era appoggiato allo stipite della porta aperta, con le braccia conserte. La leggera brezza primaverile gli scompigliava i capelli castani mentre guardava Ebony giocare con le farfalle in giardino. Lei cercava di prenderle con le zampe, ma queste volavano troppo in alto. Una farfalla bianca con le ali striate di nero si posò sul naso di Ebony e la micia fece un'espressione strana e buffa. Poi la farfalla volò via.

Dorian raggiunse Morean, gli diede una pacca sulla spalla e gli mostrò il suo nuovo anello.

" Che te ne pare, mon ami? Sei pronto per partire un'altra volta verso l'ignoto? "

" Certo che lo sono, Dorian. Solo che... hai sentito anche tu la storia di questa creatura leggendaria, no? Come facciamo a prendere il sangue? Questo pensiero mi martella in continuazione, non mi da tregua e quando una cosa mi perseguita non è mai un buon segno... "

" Stai tranquillo che Fiona sa il fatto suo. Anche se non ti nascondo che sono un po' perplesso pure io, però ho lo stesso fiducia in lei. "

" Se lo dici tu... Vedremo cosa succederà una volta arrivati lassù nello Yukon. "

Fiona aveva trovato un'ampolla che era perfetta come contenitore. Tanto era sufficiente pochissimo sangue, lo sapeva bene. In cuor suo sapeva che non avrebbero avuto nessun problema nel prelevare il sangue di Lysianthus perché lui non avrebbe opposto nessuna resistenza. Almeno non in sua presenza... Si era formato un alone un po' troppo fitto di credenze popolari e di leggende, attribuendo a quella creatura dei ghiacci un carattere ostile e autoritario che in realtà non aveva. La leggenda che le aveva raccontato suo fratello Viktor moltissimi anni fa era una di queste. Ma Fiona conosceva la verità.

Era giunto il momento di partire. Come avevano stabilito, Fiona e Hily avrebbero 'guidato' Dorian e Morean durante il viaggio con il teletrasporto. Fiona assicurò l'ampolla di vetro dentro a una borsa di pelle, così sarebbe rimasta ferma e al sicuro. Poi decise di mettervi anche altre cose, per ogni evenienza. Dorian andò a salutare Lucien, seguito da Morean su per le scale che portavano al piano superiore.

Quella mattina Lucien si sentiva un po' meglio, ma non aveva voluto scendere in sala perché loro avevano da fare con i preparativi del viaggio, quel viaggio che dovevano fare per lui. Si sentiva quasi un po' in colpa perché alla fine era stato lui a chiedere di fare quel viaggio, lo aveva chiesto per una sua possibile guarigione e provava un po' di vergogna a farsi vedere dagli altri. Sapeva che tutti loro gli volevano un gran bene, ma si sentiva lo stesso a disagio.

Era in piedi alla finestra, le tende tirate di lato per far entrare i tiepidi raggi del sole. A Lucien piaceva sentire il calore del sole sulla pelle, socchiudeva gli occhi e si rilassava. Quel calore lo invogliava a sonnecchiare, dimenticandosi per un attimo tutti i suoi problemi. Sentì dei passi che salivano le scale. Qualcuno stava venendo da lui. Era sicuro che fosse Dorian, lo sentiva nel suo cuore, lo sperava. La porta si aprì delicatamente e la calda voce di Dorian risuonò nella camera da letto.

" Oh Lucien, mon ami, sei in piedi, ti senti meglio oggi? "

" Si, Dorian. Oggi va meglio. Il sole mi aiuta. Allora, siete pronti? "

" Si, fra pochi minuti partiamo, siamo venuti a salutarti. Ci rivedremo presto e tutto andrà bene. "

Dorian abbracciò il suo amico Lucien e in quel momento si rese realmente conto di quanto fosse dimagrito. Lo sentiva così esile nella stretta dell'abbraccio, così fragile che temeva persino di fargli male.

Cordelia non aveva avuto il coraggio di parlare a Dorian dopo la sua confessione del giorno prima, la confessione del brutale omicidio di quella povera ragazza. Era ancora scioccata, non aveva ancora elaborato tutta questa storia, non aveva preso bene in considerazione il vero aspetto di un vampiro. Lei, che era segretamente innamorata di Dorian, ora aveva quasi paura di lui. Sentiva quella strana sensazione nel petto, quella sensazione di pericolo, come se qualcosa non stesse andando nel verso giusto. Ora vedeva Dorian con occhi diversi. Dopo essere tornata a casa si era rifugiata nella sua stanza. Aveva bisogno di stare sola, doveva riflettere su quello che Dorian aveva raccontato. Non aveva dormito per tutta la notte, il cuore le batteva forte nel petto e le lacrime le rigavano il volto. Era delusa, non se lo sarebbe mai aspettato da lui, ma era stata un'ingenua a credere che Dorian, che era un vampiro, non potesse fare quelle cose. Questa era la verità e doveva accettarla. Sapeva che non era un essere crudele, però quello che aveva fatto alla ragazza diceva il contrario. E domani sarebbero partiti. Non voleva salutarlo, non aveva il coraggio di guardarlo negli occhi. Magari lo avrebbe spiato dall'alto della balaustra della scala, lo avrebbe guardato andare via.

Dorian aveva notato l'assenza di Cordelia e sapeva benissimo qual era la causa di questa assenza. Aveva sperato di vederla per poterle parlare, ma non voleva andarla a cercare, non voleva forzarla. Doveva essere lei a venire da lui, almeno pensava che fosse giusto così. Ma non l'aveva più vista. Era pronto a partire con questo nuovo peso nel cuore. Fiona e Hily erano già in giardino e Morean le stava raggiungendo. Da lì a pochi minuti si sarebbero messi in volo , o meglio, si sarebbero teletrasportati al nord degli Stati Uniti in un battibaleno.

Dorian stava attraversando la sala quando si sentì prendere la mano. Era Cordelia.

Non ce l'aveva fatta a vederlo partire senza dirgli niente, senza salutarlo perché, in fondo, lei gli voleva bene, nonostante tutto, anche se era un po' spaventata.

" Dorian, aspetta... non andare via... volevo chiederti scusa per essere sparita a questo modo, ma cerca di capirmi... ho avuto paura, ma se ora sono qui sai già cosa vuol dire, non c'è bisogno che te lo dica..."

Dorian aveva capito tutto e ne era felice. Almeno non aveva perso Cordelia. Aveva bisogno di segnali positivi. Le lasciò la mano e si avviò dagli altri in giardino, ma Cordelia si aggrappò con forza alla sua mano e in un gesto veloce si avvicinò al viso di Dorian e gli diede un bacio sulla guancia. Poi lo lasciò andare, sorridendogli.


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