Nemico🌸

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°•●°Carldan°•●°

Mi era bastato scorgere i suoi dolci occhi terrorizzati, stanchi e colmi di lacrime per spedire dritto un cuore in frantumi...il mio.

Ci ero cascato, il mio cuore dalle mille armature si era frantumato in un miliardo di pezzettini minuscoli, li avevo calpestati e gettati via. L'amore irrazionale che provavo per la bimba mi aveva fottuto il cervello, avevo messo a repentaglio la vita di una giovane donna, colei che con la sua dolcezza aveva reso la mia esistenza finalmente tollerabile dando un senso alla mia vita.

Il talento, la serietà, la velocità di reazione, il mio cuore di pietra, beh questi erano solo alcuni dei miei pregi ed era tutto frutto di un lavoro fatto con me stesso e sempre con eccellenza, eppure perché mi ritrovavo qui, disteso su un lettino in culo al mondo? Semplice, mi aveva buttato fuori, ai suoi occhi gli avevo fatto un torto e lui mi aveva strappato via tutto ciò che più amavo, la Bimba e il mio lavoro.

E nel vero senso della parola.

Dopo la sparatoria tornai in caserma a depositare le armi e Aleandro, il vice di Marcus, mi venne incontro con una pila di fogli tra le mani "Mi dispiace Dan, questa volta non sono riuscito a pararti il culo" lo guardai con il fuoco negli occhi, ero furioso per come avevo reagito d'impulso sparando a quel mafioso e perché il giorno dopo alle sei in punto avrei dovuto prendere il primo volo per chissà dove, aveva deciso Marcus dove spedirmi in missione ma dedussi che sarebbe stato molto, molto lontano da sua figlia. Non risposi e gli strappai di mano alcuni documenti che teneva ben saldi

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Il regolamento di disciplina militare stabilisce:

-"Il militare deve eseguire gli ordini ricevuti con prontezza, senso di responsabilità ed esattezza"

- "Non è contemplato alcun attacco preventivo"

- "L'obbedienza consiste nella esecuzione pronta, rispettosa e leale degli ordini attinenti al servizio ed alla disciplina, in conformità al giuramento prestato. Il dovere dell'obbedienza è assoluto"

Mi avevano fottuto per bene con tutti questi articoli del cazzo!

Avevo sparato al mafioso senza il permesso del mio superiore e quindi dimostrava che non avevo rispettato nessuna delle prime tre discipline militari per cui avevo fatto giuramento e questo significava solo una cosa: licenziamento in tronco.

Ed ecco perché ero stravaccato su un lettino in riva al mare di Rio, non ero mai stato in Brasile quindi ringraziai mentalmente Marcus per avermi fatto recapitare un unico biglietto di sola andata per questa splendida ma chiassosa e troppo colorata città.
Mi avevano pure privato del mio cellulare, era di servizio e dovetti consegnarlo subito ad Aleandro, per fortuna conoscevo il numero di mia madre a memoria.
Mi misi seduto sulla sdraio e la chiamai per farle sapere che suo figlio era ancora vivo, erano anni che non la chiamavo, ma solo per non mettere la sua vita in pericolo, proprio come non ero riuscito a fare con la mia Bimba...

"Pronto?"
rispose dopo qualche squillo e la sua tenera voce mi fece sorridere di gioia

"Indovina?"
dissi immaginando una sua reazione stupita

"D...Derek? Sei veramente tu?"
la voce fioca ed emozionata mi fece stringere il cuore, cazzo se mi mancava la mia folle famiglia.
Parlammo per più di un'ora, le raccontai che la situazione a lavoro era disastrosa e mi inventai che mi ero preso un anno sabbatico per staccare la spina dallo stress

"E allora cosa aspetti? Torna a casa tesoro mio, sono passati due anni da l'ultima volta che le mie povere braccia hanno avuto l'onore di stringerti"
era una donna molto affettuosa, avrebbe abbracciato anche un muro se solo lo avesse ritenuto necessario

"Mamma non saprei..."
pensai sul da farsi, i mafiosi erano stati tutti sistemati e non avrei portato nessun pericolo in quanto ormai non facevo più parte del corpo speciale militare

"Ti preparerò tutti i tuoi piatti preferiti, inclusi i peperoni gialli che tanto adori"
lo stomaco brontolò impaziente di poter assaporare le delizie culinarie di Mamma.

"E va bene, domani al massimo sarò a casa"
Già, casa...

Un macigno mi colpì dritto sulla bocca dello stomaco, per me casa era ovunque ma insieme alla Bimba.
Qualsiasi cosa mi ricordava di lei, di noi.

Non riuscivo a capacitarmi della velocità con cui mi aveva sostituito, non la credevo così fragile da cedere alla sindrome di Stoccolma, non riuscivo proprio ad immaginarla così influenzabile e pensavo che il nostro amore avrebbe vinto su tutto e invece aveva scelto di stare dalla parte del nemico e non dalla mia.

Non riuscivo a capacitarmi della velocità con cui mi aveva sostituito, non la credevo così fragile da cedere alla sindrome di Stoccolma, non riuscivo proprio ad immaginarla così influenzabile e pensavo che il nostro amore avrebbe vinto su tutto e ...

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NO NAME - Un cuore al centro del mirino IIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora