Capitolo 30

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Zayn's pov

Vuoto.
Mi gira la testa e non so dove mi trovo.
Non ricordo niente, tranne le sue parole. Quelle non le posso dimenticare e anche se volessi, tornerebbero a galla distruggendomi.
Apro gli occhi cercando di mettere a fuoco dove mi trovo.
Sono in una stanza bianca steso su un lettino con qualche filo attaccato al corpo. Insomma in un ospedale.
Cerco di mettermi seduto, ma il mal di testa e le vertigini mi fanno tornare steso.
Accanto a me c'è un campanello, lo suono e dopo cinque minuti arriva un dottore dalla faccia simpatica.
'Ben svegliato signorino. Come stai?'
'Si nota come sto. Cosa mi è successo?'
'Non ricorda proprio nulla?'
'No altrimenti non gli avrei fatto questa domanda'
'Beh si è schiantato contro un albero e fortunatamente è ancora vivo. Si è solo rotto una gamba e qualche graffietto'
'La mia macchina?'
'Beh la sua macchina è completamente andata. Veramente lei non si ricorda niente?'
'No le ho detto. Perché me lo chiede?'
'Perché la polizia è qua fuori per farle delle domande, ma lo trovo un po' inutile'
'Li faccia entrare comunque'
'Si ma non adesso. Si è appena svegliato e dobbiamo fare degli accertamenti. Ora la lascio un po' da solo. Si riposi'
'Scusi, non c'è nessuno per me?'
'Mi dispiace ma non è venuto nessuno a farle visita'
Dette quelle parole uscì dalla stanza lasciando me e i miei pensieri da solo.
La mia famiglia non è venuta. Che schifo.
L'unico figlio maschio si è schiantato contro un albero, pensavano fossi morto e nessuno è venuto a sapere come sto, tranne quel dottore. Beh è il suo lavoro e dubito che sia venuto da me per altro.
Il suono del mio telefono mi distrae dai miei pensieri.
Lo prendo ed è Safa, mia sorella più piccola.

'Pronto'
'Ehi Zayn dove sei?'
'Da un mio amico'
'Quando torni?'
'Non lo so. Ciao'

Chiudo il telefono a mia sorella e non volendo incomincio a piangere. Preferivo morire che continuare a vivere così.

Dopo dieci minuti arrivano gli infermieri e nel giro di un'ora escono con tutti i loro esami facendo entrare la polizia.

'Ciao ragazzo. Come ti chiami?'
'Zayn Javaad Malik'
'Abiti qua?'
'No, sto a casa dei miei genitori per un po' poi ritorno a casa mia, in America'
'Ok. Ti ricordi come è andata? Come hai fatto l'incidente'
'No. Ricordo solo che mi sono schiantato e che pioveva. Solo questo. Lei ha un'idea di come può essere andata?'
'Beh secondo le condizioni della macchina, lei ha preso un curva velocemente e si è schiantato contro un albero e la pavimentazione non era a suo favore, visto che pioveva. Anche se la macchina è in condizioni oscene ormai distrutta, grazie a Dio lui è vivo. Ha famigliari che posso venire qua?'
'Non si sono neanche accorti che ho fatto l'incidente'
'Dobbiamo chiamarli noi'
'No la prego. Non voglio che sappiano quello che è successo'
'Ma dobbiamo avvisarli dell'accaduto'
'La prego'
'Per questa volta chiuderò un occhio, ma che non capiti più. Adesso vado, stia bene'
'Ci proverò. Grazie mille'
Il poliziotto si alza chiudendo la porta alle sue spalle.
Quindi mi sono schiantato contro un albero. Tutto questo è successo per colpa mia. La frase di Ariana me la sono meritata e forse quello che voleva non è successo perché sono ancora vivo.
Non la posso odiare per questo.
Forse non sa neanche del mio incidente e se devo essere sincero spero non lo sappia.
Potrebbe starci bene o prendersi la colpa di tutto come fa sempre.
Potrebbe cadere in depressione ancora per colpa mia.
Non lo posso permettere.
Io la amo e vederla star male per un coglione come me non voglio.
Preferisco morire che vivere così.

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