Manuel non aspetta visite, è certo che sua madre sarà a lavoro fino a sera tardi, quindi è molto sorpreso di sentire il campanello di casa suonare.
Si alza dal letto controvoglia, maledicendo mentalmente chiunque abbia interrotto il suo riposino pomeridiano.
«Chi c'è?» borbotta, ma non sentendo una risposta, decide di controllare dallo spioncino.
Vede la figura di Simone, per giunta completamente bagnata.
Non aspetta nemmeno un secondo prima di spalancare la porta, sconvolto.«Simò» esclama, e gli si ferma il cuore mentre si accorge delle lacrime che, sul suo viso, si mischiano alla pioggia.
«Che succede? Vie' qua, entra» subito aggiunge, mentre l'altro semplicemente lo fissa. Si sposta anche, per permettergli di entrare, ma Simone continua a rigirarsi il casco tra le mani, restando fermo.
Lo scruta, continuando a bagnarsi, lì fuori.
«Scusa, scusami, posso entrare?» chiede poi, e Manuel a quel punto lo prende per le spalle trascinandolo dentro – quasi con violenza – e chiudendo la porta.
Gli batte il cuore così velocemente che teme gli possa sfuggire via dal petto, imperterrito non accenna a rallentare anche quando si allontana per recuperare degli asciugamani ed una felpa.
«Spogliati, te viene qualcosa Simò» borbotta, mentre lo aiuta a liberarsi di giacca, maglione, camicia e cerca di asciugarlo.
«Fatte asciuga', però me dici se qualcuno t'ha fatto qualcosa?» chiede, preoccupato.
«No, niente» ribatte il più piccolo, infilandosi la sua felpa.
Un po' a Manuel viene da sorridere a vederlo mentre cerca di farsi il più piccolo possibile, ché in quella felpa non riesce a starci comodo, ma è comunque preoccupato per lui.
«Scusa ma allora ch'è successo? Vie', andiamo» dice, conducendolo verso la sua camera.
«Prendi questi, puoi anda' in bagno se vuoi»
Non attende infatti che Simone gli risponda, gli lancia dei pantaloni di tuta e gli ordina di cambiarsi.
Solo quando lo vede ritornare da lui asciutto, e nei suoi vestiti, lo invita a distendersi.
«Scusami» sussurra di nuovo Simone, poggiandosi sul letto dell'amico supino.
«Te sei già scusato abbastanza, e soprattutto inutilmente, ma me puoi di' ch'è successo? Me sta a veni' 'n infarto» gli dice Manuel, sorridendo alla fine.
È seduto accanto a lui, le anche all'altezza del suo bacino ed è tremendamente tentato di poggiare una mano sul suo stomaco per accarezzarlo.
«Ho litigato con mio padre» sbuffa Simone, incrociando il suo sguardo.
«Ma lo sa che stai qua, ve'?» si affretta allora a domandare lui, ché lo la che il padre morirebbe a non sapere dove si trova suo figlio, non dopo l'incidente. È lo stesso che succederebbe a lui.
«Si, gliel'ho urlato mentre uscivo di casa... quello stronzo...» borbotta il minore, più a sé stesso che all'altro.
«Che t'ha fatto?» chiede Manuel, pronto a prendere le difese dell'amico, ad occhi chiusi.
«Fa lo stronzo, sai perché?»
Simone sembra sul punto di confessargli un segreto intimo e lui si avvicina leggermente, dato il suo tono di voce particolarmente basso.
«Perché?» domanda, cercando di ignorare le sensazioni che gli stanno esplodendo dentro.
«Perché lo è» ribatte il più piccolo.
Vorrebbe non ridere Manuel, ma una risata gli sfugge.
«Ma non stava andando meglio tra voi due?» chiede allora, accigliato.
Simone annuisce, con il fare di chi non è per niente d'accordo.
«È sempre colpa mia Manuel, qualsiasi cosa. È sempre colpa di Simone!» sbotta, iniziando a gesticolare, seppur steso, agitando le mani che Manuel vorrebbe tanto stringere.
«Ho detto che volevo anda' da mia madre, che non ce la facevo più a starle così tanto lontano, e sai che m'ha detto? Eh Simone, non soffri solo tu» continua a raccontare, e le lacrime si accumulano di nuovo nei suoi occhi.
«Basta Simò, non fa niente, se non ne vuo-» Manuel vorrebbe dirgli che può smettere di parlare, può semplicemente restare lì, in silenzio, senza giustificarsi, ma allo stesso tempo Simone sembra intenzionato a sfogarsi.
«I-io lo odio, giuro, non lo sopporto» ripete per quella che al maggiore sembra la ventesima volta.
Simone stesso infatti si accorge del suo essere ripetitivo, e alla fine smette di lamentarsi.
«Mi dispiace di essere venuto qua, tu magari manco me ce volevi a casa tua e io t'ho costretto a-»
Allora alla fine quella mano sulla pancia Manuel ce la mette davvero e «Simò, basta, va tutto bene» dice, convinto.
«E posso restare?» si limita a chiedere Simone.
«Puoi restare anche per sempre» ridacchia Manuel, nonostante quelle parole lo facciano tremare anche più di quanto non abbiano fatto trasalire Simone.
«E ti stendi?» sussurra il più piccolo, sorridendo per la prima volta da quando ha lasciato villa Balestra.
Manuel però non solo si stende, ma infila un braccio tra il cuscino ed il collo di Simone, per tirarselo addosso.
«Stai bene?» domanda, e sanno entrambi che non si riferisce soltanto alla comodità di quella posizione.
Simone annuisce, strofinando la guancia sul suo petto.
Restano in silenzio così a lungo che Manuel teme che stia dormendo, ma poi lo sente parlare.
«A volte penso che tutto sia colpa mia...» mormora, e lui quelle parole le sente nel petto, oltre che sopra di esso, giacché le labbra di Simone si muovono proprio all'altezza del cuore.
«Penso di essere sbagliato, di essere cattivo, che tutta 'sta sofferenza forse me la merito, che forse faccio schifo ma non me ne accorgo, e-»
«E basta Simò? Eh? Basta»
A Manuel forse quelle parole escono più dure di quanto avrebbe voluto, ma non può permettere che Simone continui a sentirsi così, non quando ha effettivamente capito quanto significhi per lui, quanto speciale sia.
«Tu non fai schifo, tu sei letteralmente 'a cosa più bella di 'sto mondo, quindi basta, basta, smettila de piangere, smettila di sentirti tutte le colpe dell'universo sulle spalle, non c'hai niente, niente che non va»
È sincero, non è mai stato così sincero in diciassette anni di vita. Ed è anche tentato dal muovere la mano destra per accarezzare una guancia di Simone, e quando lo sente singhiozzare lo fa.
La poggia delicatamente sulla sua pelle, accarezza lo zigomo con il pollice scoprendo, sollevato, che non c'è traccia di lacrime.«Come ti senti?»
«Solo»Il suo cuore si spezza; letteralmente, se potesse vederlo, Manuel sa che lo troverebbe diviso in due.
«Tu avrai sempre me, Simò» dice allora, continuando le carezze alle quali l'altro si abbandona.
«Se t'addormenti un poco, quando ti svegli, parliamo, mh?» propone, ché li vede gli occhi gonfi e rossi che cercano di chiudersi.
«Va bene» borbotta l'altro.
«Va bene?»
Simone annuisce di nuovo, lui gli lascia un bacio tra i ricci.
«E ora come ti senti?» domanda ancora.
«Meno solo»Finalmente può respirare. Deve solo aspettare che Simone si risvegli.
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Little bit of perfect
ФанфикTutto l'amore del mondo in più o meno 1000 parole. (Raccolta)